kittys salon

LE SVASTICHELLE USAVANO LE "HONEY TRAP" - UNA DELLE PAGINE PIÙ PICCANTI DELLA DITTATURA NAZISTA RACCONTATA NEL LIBRO “KITTYS SALON”: LA STORIA DEL BORDELLO DI BERLINO MESSO SU DALLE SS PER CARPIRE I SEGRETI DEI SUOI PRESTIGIOSI CLIENTI CHE VENIVANO REGISTRATI CON DELLE MICROSPIE - VENTI BONAZZE IRRETIVANO DIPLOMATICI STRANIERI, IMPRENDITORI E ALTI PAPAVERI AI QUALI VENIVA SERVITO SOLO CHAMPAGNE – TRA I CLIENTI ANCHE GALEAZZO CIANO, DESCRITTO COME “UN TENERO CAVALIERE” CHE NON SI TOGLIEVA MAI I CALZINI NERI, MA CHE AVEVA CAPITO…

Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"

 

kathleen, la figlia di kitty schmidt, con fidy grube 1

Quando Galeazzo Ciano, da ministro degli Esteri dell'Italia fascista, veniva in visita a Berlino, la sera amava andare al cinema. Ma invece di scegliere il celebre Ufa-Palast am Zoo o le eleganti sale del Ku' damm, il genero di Mussolini era stranamente fissato con un piccolo cinema nel quartiere di Charlottenburg, il Kurbel.

 

Arrivava quasi sempre accompagnato da un paio di diplomatici e dall'interprete, Eugen Dollmann. È stato quest' ultimo a rivelare nelle sue memorie che Ciano in realtà non fosse per nulla interessato al film. Non appena si spegnavano le luci infatti, il conte sgattaiolava da una delle uscite di emergenza per raggiungere la sua vera meta: situato a pochi metri dal cinema, al numero 11 della Giesebrechtstrasse, Salon Kitty era il bordello più lussuoso della città, tollerato e protetto dalle autorità naziste nonostante la prostituzione fosse illegale.

julia schrammel e urs brunner kittys salon

 

 La visita del marito di Edda Mussolini nella maison durava più o meno il tempo della proiezione. Pochi minuti prima della fine, il ministro era di nuovo seduto in sala pronto a uscire insieme ai suoi accompagnatori. Ma Salon Kitty non era soltanto un Edel-Puff , una casa di tolleranza d'alto bordo. Era una vera e propria centrale di spionaggio del regime hitleriano. La storia non è nuova, ma è sempre stata circondata da miti e leggende, pettegolezzi e cose inventate di sana pianta, romanzata prima da Peter Norden nell'omonimo racconto del 1970 e poi banalizzata qualche anno dopo da Tinto Brass, nel film con Ingrid Thulin e Helmut Berger, un kitsch di svastiche, perversioni erotiche sadomaso e spie in guepière.

 

Ora però due autori tedeschi, Julia Schrammel e Urs Brunner, hanno per la prima volta ricostruito la vicenda della maison basandosi su documenti, fotografie, memorie e sulle testimonianze degli ultimi superstiti. Appena uscito per i tipi di Berlin Story Verlag, Kittys Salon è il primo tentativo rigoroso di raccontare la verità, reale o intuita, di una delle pagine meno conosciute e più piccanti della dittatura nazionalsocialista. Bisognerebbe anche aggiungere una delle più ipocrite, visto lo scrupolo feroce con cui il regime metteva in campo le sue continue repressioni violente contro le prostitute.

 

CIANO - VON RIBBENTROP - HITLER - MUSSOLINI

L'idea originaria venne nel 1938 a Reinhard Heydrich, generale delle SS, capo dei Servizi di sicurezza, fedelissimo di Himmler e soprattutto futuro architetto della Soluzione Finale, lo sterminio degli ebrei d'Europa. Fu lui insieme a Walter Schellenberg, che poi sarebbe diventato l'ultimo capo del controspionaggio di Hitler, a organizzare l'apertura di un bordello a cinque stelle con le più belle prostitute sul mercato, dove attirare diplomatici stranieri, imprenditori o anche alti papaveri del regime per carpirne confidenze e segreti.

 

Avevano però bisogno di una madame complice che gestisse l'impresa. La scelta cadde su Katharina Emma Sophie Schmidt, meglio conosciuta come Kaetchen e poi come Kitty, amburghese d'origine e già tenutaria di diversi postriboli berlinesi, luoghi di piacere clandestini sempre a rischio di essere chiusi dal regime.

kitty schmidt e la figlia kathleen

 

 Costringerla non fu difficile. Fermata al confine con l'Olanda mentre cercava di emigrare in Inghilterra con tanta valuta pregiata in tasca, Kitty venne posta di fronte alla classica offerta che non si può rifiutare: o accettava di cooperare con il piano o finiva in un campo di concentramento. Così Salon Kitty venne aperto sulla Giesebrechtstrasse all'inizio del 1939 e subito diventò l'indirizzo più hot e ambito dagli uomini di potere o di denaro, tedeschi e stranieri.

 

Ci andavano i ministri in visita, gli ambasciatori e i loro sottoposti: Mario Luciolli, segretario d'ambasciata a Berlino tra il 1940 e il 1942 e futuro ambasciatore a Bonn, indulge nelle sue memorie sulle ore passate al Salon Kitty in un'atmosfera quasi familiare. Ma utente affezionato era anche il capo della propaganda nazista, Joseph Goebbels, notorio puttaniere. Distribuito su due piani, il bordello era arredato con opulenza, serviva solo champagne, aveva nove boudoir con salottino e vasca da bagno ed era infestato di microfoni e cimici collegati a una stanza d'ascolto nel seminterrato. La vera attrazione erano venti ragazze di rara bellezza, che avevano una tariffa più alta delle altre e che erano state scelte una per una dopo una grande retata in tutta Berlino.

 

kitty schmidt

 Furono addestrate per quasi due mesi: dovevano essere brillanti, saper conversare in almeno due lingue tra inglese, francese, italiano e spagnolo, vestire con eleganza seducente, truccarsi in modo non volgare, ma soprattutto dovevano saper riconoscere le uniformi militari, ammaliare i diplomatici di rango, farli bere e parlare senza remore. Nessuna di loro sapeva dei microfoni, ma dopo ogni incontro dovevano fare un rapporto scritto. Solo quando il cliente era Reinhard Heydrich, i microfoni venivano spenti e il resoconto non era dovuto.

 

Una delle ragazze era Liesel Ackerman. Aveva 27 anni nel 1940 quando il commissario di polizia che l'aveva arrestata per esercizio della prostituzione la mise davanti all'alternativa: lavorare in una fabbrica di carri armati o entrare nella maison di Kitty. Non ci pensò a lungo. È stata lei a raccontare in una testimonianza del 1976, ora ripresa nel libro di Schrammel e Brunner, che Galeazzo Ciano, pur «tenero cavaliere», a letto non si toglieva mai i calzini neri.

 

kitty schmidt e kathleen, la figlia

Ciano però non diede grandi soddisfazioni a Heydrich e Schellenberg, a parte ammettere in una conversazione registrata che lui e il suocero prendevano spesso in giro Hitler chiamandolo «piccolo clown». In realtà, il ministro italiano sembra aver avuto contezza delle trame ordite in Salon Kitty: «Heydrich dev' essere scemo se pensa che io non sappia dei suoi scherani nascosti nella stanza accanto. Non dovrebbe mettere i microfoni proprio sotto il cuscino», avrebbe detto una volta a Dollmann, almeno stando a quest' ultimo.

 

kathleen, figlia di kitty schmidt, con alcuni amici

 Salon Kitty godeva della piena protezione della Gestapo, che nella sua dettagliata lista di bordelli clandestini operanti a Berlino fingeva di ignorarne l'esistenza. Gli affari andavano a gonfie vele. Solo nel 1940, raccontano gli autori, ebbe 10 mila clienti, una media di 30 al giorno. Talmente forti erano le coperture e i mezzi finanziari che quando nel 1943 l'appartamento fu colpito da una bomba alleata, Kitty Schmidt poté subito trasferirsi su un altro piano e continuare l'attività.

 

kathleen, la figlia di kitty schmidt, con fidy grube

E questo nonostante un anno prima Heydrich, il primo protettore, fosse morto in un attentato dei partigiani cechi a Praga. Più longevi del Reich millenario, Kitty e il suo Puff andarono avanti ben oltre la Stunde Null , la sconfitta tedesca del 1945. In pratica la « madame » non chiuse mai battenti, sia pure cambiando nome e accogliendo i clienti prima nella Kunstlerpension , pensione degli artisti, e poi nella Pension Florian fino al 1954, quando si spense all'età di 72 anni.

kathleen, la figlia di kitty schmidt

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