UNA BRUTTA FINI - DOMANI L’X PRESIDENTE DELLA CAMERA TORNA ALLA SBARRA NEL PROCESSO NEL QUALE È IMPUTATO PER RICICLAGGIO INSIEME A ELISABETTA TULLIANI, IL DI LEI FRATELLO GIANCARLO (ANCORA A DUBAI) E IL PADRE SERGIO PER LA VICENDA DELLA CASA DI MONTECARLO - “LIBERO” LO RANDELLA: “NON AVESSE COMMESSO CERTI ERRORI, OGGI FORSE AVREBBE AVUTO LA NAZIONE IN MANO INVECE LA VANITÀ LO HA PERDUTO…QUELLA FINIANA ERA SOLTANTO UNA BOLLA MEDIATICA E UNA BALLA STELLARE…”

Alessandro Giuli per “Libero quotidiano”

 

fini tulliani

Gianfranco Fini torna alla sbarra. Domani. È la seconda udienza del processo nel quale è imputato per riciclaggio insieme con i Tullianos, ovvero la compagna Elisabetta Tulliani, il fratello Giancarlo (ancora a Dubai) e il padre Sergio. Al centro della vicenda processuale c'è quella maledetta, o in fin dei conti anche benedetta, casa di Montecarlo lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza nazionale, e che sarebbe stata acquistata nel 2008 da Giancarlo Tulliani attraverso società off-shore con i soldi dell' imprenditore Francesco Corallo, accusato di associazione a delinquere finalizzata al peculato, riciclaggio ed evasione fiscale.

 

Gianfranco Fini torna dunque alla sbarra, ci va da privato cittadino al di sotto di ogni sospetto e la scena sarà tutta per lui, poiché nella prima udienza la posizione di Corallo è stata stralciata per banali ragioni burocratiche. A un primo sguardo sembra la notizia più banale del momento: cosa vuoi che gliene freghi, di Fini, all' Italia populista che sta fragorosamente litigando con la Francia in vista delle elezioni europee all' Italia del reddito di cittadinanza e di quota cento all' Italia che ha annegato nel fiele il ricordo di Mario Monti e del suo vampiresco governo di tecnocrati all' Italia che non ha deciso in che modo storicizzare Silvio Berlusconi, l' uomo che ha fatto e disfatto la fortuna di Gianfranco.

 

GIANCARLO ELISABETTA TULLIANI - LABOCCETTA - GIANFRANCO FINI

Eppur si deve indulgere una volta ancora nell'esercizio retorico: che cosa ne sarebbe, oggi, di Fini, se non fosse stato Gianfranco Fini? È consuetudine rispondere che avrebbe avuto la nazione in mano, come erede naturale del Cavaliere, in quanto leader riconosciuto di tutte le destre italiane, sdoganato dai poteri neutri e anagraficamente destinato a una successione per affiancamento. Invece è andata come sappiamo: la vanità lo ha perduto, insieme con la fretta e i cattivi consigli di Giorgio Napolitano che dal Quirinale, nel famigerato 2011, aveva stabilito di rovesciare il tavolo delle cene eleganti berlusconiane per vie parlamentari e con la complicità dell' ex padroncino di An.

GIANCARLO TULLIANI E LA CASA DI MONTECARLO

 

Uno spreco indicibile di energie e velleità che ha subito preso la forma dell' incubo.

Ma la nostalgia è spesso nemica della verità. Dalla leggendaria scena del "che fai mi cacci?" rivolto a Berlusconi nel congresso del Pdl dell'aprile 2010 (il Pdl, e chi se lo ricorda più?) fino al rinvio a giudizio per la compravendita fra burini della casa di Montecarlo, sotto gli occhi dell' osservatore è fluita la corrente limacciosa di una destra che non sta bene rimpiangere.

 

POSTO AL SOLE

Nel Dna di Gianfranco Fini, del quale è giusto presumere l'innocenza fino al terzo grado di giudizio ed è lecito perfino augurarsi l'assoluzione, era già tutto scritto: il fenotipo dell'oratore almirantiano privo dei pochi ma chiari ideali del maestro; il genotipo del badogliano che aveva sgozzato il post fascismo missino sull'altare di Fiuggi nel 1995; il carattere arcitaliano del gregario in perenne attesa d'un momento propizio per arraffare il suo posto al sole.

 

fini elisabetta tulliani

Quel posto fu la presidenza della Camera dei deputati, guadagnata dopo il voto brillante del 2008 e utilizzata come un palcoscenico in cui recitare lo spettacolo della destra che gioca a fare la sinistra in ritardo fra gli applausi cinici dei nemici di sempre.

 

Il Fini che si diceva patriota costituzionale per scalciare il Cavaliere azzoppato dai giudici. Il Fini che entrava beato nella mondanità della lotta di genere e dei presunti diritti civili. Il Fini che immaginava di poter rivoluzionare la geografia istituzionale italiana come un De Gaulle di Val Cannuta (la Roma nordissima e residenziale).

 

FINI BERLUSCONI

Insomma il Fini che pareva interessante nella misura in cui andava a farsi esplodere senza alcuna consapevolezza d'essere oggetto d'un clamoroso raggiro reso possibile dalla sua cieca e rancorosa ambizione. Quel Fini, come figura politica, sarebbe presto morto di una morte ridicola: sconfitta la congiura parlamentare, conclusa la traiettoria spietata della dittatura tecnocratica, si è lanciato accanto a Monti nelle urne del 2013 con il suo manipolo di Futuro e Libertà. Risultato: 0,47 per cento.

 

BALLA STELLARE

Di fronte a tale epilogo, la casa di Montecarlo - con tutto il suo corredo di autodifese insuperbite e querele angosciose imbracciate nella certezza di sfangarla in un modo o nell' altro - non rappresenta che il lato grottesco di una personalità sopravvalutata per mancanza di alternative.

 

GIANFRANCO FINI ED ELISABETTA TULLIANI

Quando poi, caduto Fini, l'alternativa è sopraggiunta, perché la giovane Giorgia Meloni è divenuta grande al punto tale da salvare con onore un pezzo di quella lunghissima storia e Matteo Salvini s'è ingigantito sulle sfortune dei padri inseguiti dai magistrati (da Umberto Bossi allo stesso Fini), abbiamo infine compreso che quella finiana era soltanto una bolla mediatica e una balla stellare. L'Italia non vedeva l'ora di affidarsi a una narrazione patriottica e populista e l' ex capo di An, suicidandosi politicamente o per vie giudiziarie, non ha fatto altro che liberare il collo di bottiglia della storia spaccandosi l' involucro di vetro sulla testa. Lunga vita ai Tullianos.

Ultimi Dagoreport

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…