CHI C’È DIETRO I MANIFESTI FILORUSSI COMPARSI IN MEZZA ITALIA? AL MOMENTO SOLO A ROMA SI CONTANO ALMENO UNA VENTINA DI POSTER CON DUE MANI, UNA AVVOLTA CON UN TRICOLORE ITALIANO, L’ALTRA DIPINTA CON I TONI DELLA BANDIERA RUSSA E LE DIDASCALIE: “LA RUSSIA NON È NOSTRA NEMICA. BASTA SOLDI PER LE ARMI A UCRAINA E ISRAELE. VOGLIAMO LA PACE E RIPUDIAMO LA GUERRA” – SI TRATTA DI MESSAGGI PACIFISTI O SONO FINANZIATI DA QUALCHE STATO STRANIERO CHE VUOLE INFLUENZARE IL DIBATTITO INTERNO? L’INTELLIGENCE INDAGA E…
Estratto dell'articolo di Giuliano Foschini e Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Roma. A Milano. A Sondrio e a Lamezia Terme. A Modena e a Verona. In tutta Italia nelle ultime settimane sono apparsi dei manifesti tre metri per cinque, apparentemente innocui, ma che invece sembrano raccontare una storia più grande e complessa, che non a caso ha messo in allerta i nostri servizi di sicurezza: «La Russia non è un nemico», si legge sui poster, con due mani, una avvolta con un tricolore italiano, l’altra dipinta con i toni della bandiera russa. E due didascalie: «La Russia non è nostra nemica ». E «Basta soldi per le armi a Ucraina e Israele. Vogliamo la Pace e ripudiamo la guerra».
Ma si tratta davvero di messaggi pacifisti o invece dietro c’è altro? È un’iniziativa politica o invece un tentativo di influenzare il nostro dibattito interno da parte di uno Stato straniero? Insomma: è una normale schermaglia o un atto di guerra ibrida? È la domanda che si sono posti in queste ore i nostri servizi di intelligence. E anche la politica, tanto che Enrico Borghi, il senatore di Italia Viva e influente membro del Copasir, insieme con il collega Ivan Scalfarotto hanno presentato un’interrogazione parlamentare per capirci di più sulla storia dei manifesti.
«Attualmente nella città di Roma sono stati segnalati almeno una ventina di manifesti affissi da oltre due settimane e almeno cinque vele motorizzate che girano la città: secondo esperti del settori l’ammontare di una campagna pubblicitaria di simili dimensioni è pari a un costo tra i 30.000 euro e i 50.000 euro, di fatto una cifra significativa che merita approfondite indagini volte a verificare se non vi sia un sostegno economico da parte di soggetti o enti esteri».
Ma chi c’è dietro? Il sito Linkiesta , come è raccontato nell’interrogazione, ha fatto il nome dell’ex consigliere municipale 5 Stelle Domenico Agliotti, da sempre molto vicino a Virginia Raggi che risulta tra i responsabili a Roma. Repubblica è oggi in grado di sostenere come dietro l’operazione ci sia una rete – composta da figure vicine ai movimenti No vax e sovranisti – che sta diffondendo il suo materiale propagandistico in tutta Italia. «Si tratta – spiega proprio Agliotti – di centinaia di cittadini che hanno aderito all’iniziativa versando una piccola quota volontaria a titolo personale».
VLADIMIR PUTIN - DRONI MILITARI
C’è chi ha messo 10 euro, chi cinque, numeri molto diversi rispetto alla campagna che si sta organizzando. «Ma non è vero che si parla di 50mila euro, sono molto meno».
Sarà: certo è che la campagna sembra troppo radicata per essere opera di un gruppetto di cittadini organizzati. È il sospetto che hanno anche Borghi e Scalfarotto, i quali chiedono ora l’intervento direttamente del ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, per «verificare che dietro l’affissione dei manifesti non vi sia il finanziamento da parte di soggetti esteri […]
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