C'È LO ZAMPINO DI TEHERAN DIETRO L'UCCISIONE DEL RABBINO ISRAELIANO NEGLI EMIRATI? – LE AUTORITÀ DI ABU DHABI HANNO ARRESTATO TRE PERSONE PER L'OMICIDIO DELL’ULTRAORTODOSSO ZVI KOGAN. MA LA MATRICE NON È ANCORA CHIARITA – PER ISRAELE È STATA UNA CELLULA COMPOSTA DA UZBEKI RECLUTATI DALL’IRAN. SECONDO QUESTO SCENARIO, IL DELITTO SAREBBE UNA RAPPRESAGLIA DEGLI AYATOLLAH PER GLI ATTACCHI SUBITI NEGLI ULTIMI MESI – L’AUTO DEL RABBINO È STATA RITROVATA AL CONFINE CON L’OMAN, IN UNA CITTADINA GIÀ AL CENTRO DEL SEQUESTRO DA PARTE DEGLI IRANIANI DI UN OPPOSITORE, JAMSHID SHARMAHD...
Estratto dell’articolo di Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
L’omicidio del rabbino Zvi Kogan racconta il volto nascosto degli Emirati. E a prescindere dalla matrice dell’omicidio che dovrà essere confermata dalle indagini dopo i primi tre arresti, indicati come i presunti colpevoli. Perché i grattacieli scintillati di Dubai o le residenze più discrete di Abu Dhabi si muove di tutto e di più.
La confederazione di mini-stati è arena di sfida tra servizi segreti ma anche rifugio dorato di latitanti. La Cia ha una delle sue antenne più importanti per tenere d’occhio il Golfo. Gli iraniani contano su uomini di fiducia e gestiscono traffici. Gli israeliani, in nome di accordi taciti, non sono da meno. […]
Fin dalle prime ore, Tel Aviv ha lanciato sospetti su una cellula composta da uzbeki, elementi forse reclutati dall’Iran. Il delitto, secondo questo scenario, sarebbe una rappresaglia per i colpi e sabotaggi sofferti negli ultimi mesi.
Interessante un aspetto logistico. L’auto della vittima è stata ritrovata ad Al Ain, cittadina a 150 chilometri da Abu Dhabi e vicina al confine con l’Oman. Una località già emersa nel sequestro da parte degli iraniani di un oppositore, Jamshid Sharmahd. Portato in patria da un’operazione «clandestina», condannato a morte, è deceduto qualche settimana fa.
Teheran lo aveva accusato di far parte del gruppo Tondar, coinvolto in alcuni attentati. Anche Kogan doveva essere trasferito all’estero? Dai primi accertamenti sul veicolo sono stati riscontrati segni di una colluttazione: l’aggredito ha provato a resistere?
Il terzo elemento riguarda l’allarme, scattato nelle ultime settimane, su possibili rischi per gli israeliani. Numerose le segnalazioni riguardanti l’Europa del Nord, lo Sri Lanka, la Thailandia e, infine, proprio Dubai.
Rispetto ad altri quadranti geografici quello degli Emirati presenta vantaggi e ostacoli. I primi. Dubai/Abu Dhabi sono un porto di mare, un fiume continuo di persone, collegamenti intercontinentali, attività legittime a nascondere mosse illecite. La vicinanza con gli scali dell’Oman e il continuo via-vai dei dhow — i battelli da trasporto che incrociano in queste acque — garantiscono rotte di fuga. I secondi.
La sorveglianza è ferrea, le telecamere di sicurezza sono ovunque — dai taxi agli ascensori degli hotel —, c’è un tracciamento costante degli «ospiti». Proprio grazie a questo sistema la polizia individuò gli agenti del Mossad responsabili dell’uccisione di un dirigente di Hamas a Dubai, nel gennaio 2010. [...]
Le autorità locali, dopo l’iniziale cautela, hanno comunicato di aver individuato a tempo di record i sicari ed hanno messo in guardia chi pensa di destabilizzare il Paese. Una reazione non priva di imbarazzo, infatti hanno definito «moldavo» l’ucciso, omettendo di citare la seconda nazionalità, israeliana. [...]
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