quentin tarantino c'era una volta a hollywood

C’ERA UNA VOLTA… IL CINEMA – ESCE DOMANI "C'ERA UNA VOLTA A HOLLYWOOD", IL PRIMO LIBRO DI QUENTIN TARANTINO: UN’OPERAZIONE DISTOPICA NEI CONFRONTI DEL FILM AL QUALE ADERISCE MA NON DEL TUTTO, SCODELLANDO CON UN FINALE DIVERSO – SBOCCATISSIMO, CON PERSONAGGI SESSISTI, SEMPRE SUL FILO DELL'IRONIA E DEL CALCO AFFETTUOSO DI UN CERTO CINEMA NICHILISTA ANNI ’70 - IL TRADUTTORE ALBERTO PEZZOTTA: “LA COSA PIÙ DIFFICILE È STATO RENDERE TRENTA "FUCK" IN UNA SOLA PAGINA” – L’INDIZIO PER IL PROSSIMO PROGETTO IN…

 

Estratto dell’articolo di Alberto Anile per “la Repubblica”

 

c'era una volta a hollywood quentin tarantino

(…)Il romanzo C'era una volta a Hollywood (senza puntini) è distopico nei confronti del film: aderisce ma non del tutto, amplia, spiega e si conclude in modo diverso, senza negare la strage di Cielo Drive. Con ogni probabilità è la versione rimaneggiata del romanzo che Tarantino provò a scrivere per cinque anni e da cui si arrese infine a trarre il film.

 

Comunque sia, l'operazione è un caso particolare di crossmedialità: il libro va bene anche per chi non conosce il film ma con quello in mente funziona di più. E rinfocolerà il dibattito tra chi in C'era una volta ha visto un autore in declino e chi la conferma di un talento strepitoso; personalmente continuo a rivalutare un film che all'inizio mi sembrò rimasticatura d'altro, e il libro in questo aiuta. Le differenze sono significative. (…)

c'era una volta a hollywood quentin tarantino cover

 

Lo stile è Tarantino puro. Sboccato, sboccatissimo («in tutto il lavoro di traduzione», mi dice Alberto Pezzotta, «la cosa più difficile è stato rendere trenta "fuck" in una sola pagina»), con personaggi a dir poco sessisti (si veda la lunga tirata di un pappone francese su come trattare e mantenere le proprie donne), sempre comunque sul filo dell'ironia e del calco affettuoso di un certo cinema nichilista anni Settanta.

 

E pagine e pagine di citazioni daranno per anni benzina a cinefili e nerd a caccia di riferimenti e smaniosi di discriminare i titoli e i nomi reali da quelli immaginari. Da questo punto di vista le righe più curiose sono quelle sul destino della piccola Trudi, alla quale l'autore profetizza una nomination all'Oscar per The Lady in Red, diretto nel '99 da un certo Quentin Tarantino e con Michael Madsen nel ruolo di Dillinger, rifacimento di un (vero) film di Lewis Teague che è tra i preferitissimi dell'autore. È uno dei tanti inner joke del libro o l'annuncio velato del prossimo progetto?

quentin tarantino libro c'era una volta a... hollywood 1

 

Dall'estratto del libro “C’era una volta a Hollywood” pubblicato da “la Repubblica”

 

Per Cliff La sfida del samurai non fu né il primo Kurosawa né il primo film con Mifune. Qualche anno prima aveva visto I sette samurai. L'aveva trovato magnifico, ma credeva che nessun altro film di quel regista potesse essere allo stesso livello. Le recensioni che lesse però lo convinsero a verificare come fosse l'ultima fatica di Mifune e di Kurosawa. Dopo essere uscito dal cinemino incastonato in un centro commerciale di Little Tokyo, Cliff si sentì conquistato da Mifune ma non ancora da Kurosawa. Non era nella sua indole seguire le opere di un regista.

 

quentin tarantino libro c'era una volta a... hollywood 4

In realtà non pensava che il cinema fosse chissà cosa. I registi erano dei tizi che dovevano seguire una tabella di marcia. Aveva frequentato abbastanza set per saperlo. L'idea che i registi fossero come dei pittori tormentati che si struggono per decidere quale sfumatura di azzurro mettere sulla tela era un inverosimile travestimento di una realtà prosaica. William Witney sudava sette camicie per arrivare alla fine della giornata con un po' di riprese decenti. Ma non era di certo uno scultore in grado di trasformare un pezzo di pietra in un paio di natiche femminili che ti veniva voglia di palpare.

quentin tarantino

 

Comunque, al di là di Mifune e dell'intreccio del film, nella Sfida del samurai c'era qualcosa che aveva parlato a Cliff. E lui pensò che questo nuovo elemento potesse essere Kurosawa. Il terzo film di Kurosawa che vide gli dimostrò che gli altri due non erano stati un colpo di fortuna. Il trono di sangue lo stese. Dopo avere visto l'immagine - in un bianco e nero contrastato - di Mifune con l'armatura trafitto da un centinaio di frecce, era ufficiale: Cliff Booth era un fan di Akira Kurosawa.

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