LA GIUSTIZIA FAI-DA-TE E' L'UNICA CHE FUNZIONA - LA CAMPIONESSA DI KICKBOXING ELENA PANTALEO RACCONTA COME HA RECUPERATO IL SUO ZAINO, RUBATO A ROMA VICINO ALLA STAZIONE TERMINI, SENZA L'AIUTO DELLE FORZE DELL'ORDINE - DENTRO AL SUO BAGAGLIO LA 28ENNE AVEVA NASCOSTO UN GPS CHE LE HA PERMESSO DI SEGUIRE IL LADRO - I CARABINIERI, A CUI AVEVA CHIESTO AIUTO, SE NE SONO FREGATI E LA RAGAZZA SI E' DOVUTA ARRANGIARE...
Estratto dell’articolo di Teresa Fallavollita per www.repubblica.it
Le rubano lo zaino, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, ma lei non demorde e insegue il ladro, fino al recupero della refurtiva: protagonista della rocambolesca vicenda (a lieto fine) Elena Pantaleo, campionessa di kickboxing, che su Instagram denuncia il mancato aiuto da parte delle forze dell’ordine.
Classe ‘96, palermitana d’origine, Elena Pantaleo – membro del Consiglio nazionale Coni – ha già conquistato 3 titoli europei e 3 mondiali. L'ultima impresa, però, non l’ha compiuta sul ring, ma per le strade della Capitale: “L’incredibile storia di come ho recuperato la mia borsa rubata” è il titolo che la stessa ragazza ha scelto per raccontare quanto le è accaduto in zona Termini due giorni fa.
La storia comincia la sera di mercoledì 6 novembre, in piazza della Repubblica: “Ieri, ore 21, ero di fronte al cinema a chiacchierare con il regista e gli attori di un nuovo film di cui avevamo appena visto l'anteprima. Faccio per andarmene e mi accorgo che il mio zaino/valigia che avevo appoggiato al muro pochi metri dietro di noi non c'era più. L'unica altra volta che mi hanno rubato una borsa ero esattamente qui, a Termini, sei mesi fa. Quel giorno ho comprato una decina di AirTag e li ho messi in ogni mia borsa e veicolo per evitare che si ripetesse qualcosa del genere. Quindi guardo l'app e vedo la mia borsa allontanarsi dalla mia posizione".
A quel punto Pantaleo chiede immediatamente aiuto ad alcuni carabinieri in servizio a poca distanza dal gruppo: ma questi, sempre secondo quanto riportato dalla giovane, non solo non l’aiutano attivamente nel tentativo di recupero, ma le chiedono i documenti per identificarla, ostacolando di fatto la sua corsa contro il tempo per non perdere di vista il ladro.
“Mi metto a correre verso tre macchine dei carabinieri che erano esattamente di fronte al cinema – prosegue il dettagliato racconto – Faccio vedere l'app e chiedo se qualcuno potesse venire con me a cercare di recuperare la borsa. ‘Eh, noi possiamo andare con la macchina alla posizione indicata, ma tu non puoi salire con noi e non ci possiamo prendere il tuo telefono per vedere la posizione’ (rispondono i militari, ndr). ‘Ok, ma visto che si sta muovendo se non sono con voi e non avete il telefono non riuscirete a bloccarlo’.
Insisto, capisco che è inutile. ‘Lasciate stare, vado da sola’. ‘No, a questo punto siamo obbligati a intervenire e tu ci devi dare i documenti così ti possiamo identificare’. ‘Mi scusi non mi può lasciare correre all'inseguimento? Dobbiamo per forza perdere 5 minuti preziosi?’. Ebbene sì. E fatta sta utilissima trafila con i carabinieri (che partono con una macchina verso via Torino senza manco darmi un contatto per aggiornarli magari sulla posizione) salgo su un monopattino e mi fiondo a Termini dove intuisco che stava andando la mia borsa”.
Arrivata a due passi dalla stazione, Pantaleo prova a chiedere nuovamente aiuto ai militari presenti: il risultato, però, non cambia. "Chiedo aiuto, di nuovo, all'Esercito che sta lì in presidio permanente. ‘Guardate è proprio lì sotto i portici, lo vedete sull'app? Qualcuno può venire con me ad aiutarmi?’. ‘Eh no, non possiamo muoverci, tu vai da sola quando hai identificato il ladro torna qui e possiamo accompagnarti’. A quel punto vado sotto i portici”. La giovane quindi, dopo aver tolto per precauzione orecchini e bracciali, si avvia verso i portici di via Giolitti, camminando avanti e indietro alla ricerca della sua borsa.
"Guardo tutto, persone per terra, borse, chi cammina, dentro i negozi. Finalmente lo vedo, uno con la mia borsa sulle spalle. Penso di tornare dall'Esercito ma in quei tre minuti necessari potrei perderlo di vista e loro non si rimetterebbero a cercarlo. Quindi mi tengo a distanza, aspetto, lo guardo. Posa la borsa dietro a una colonna, vicino a della gente che dorme, e si allontana. Cammino piano, faccio l'indifferente, la afferro e mi metto a correre col cuore a mille e l'adrenalina sparata fino al cervello”.
Una storia a lieto fine, quindi, ma che ha lasciato alla giovano un retrogusto amaro: “Il tutto è durato 20 minuti, io sono al settimo cielo, mi sento Batman, mi sembra che sia stato l'universo che voleva permettermi di rifarmi quando mi hanno rubato la valigia 6 mesi fa. Fare kickboxing mi ha dato coraggio, gli airtag sono la migliore spesa della mia vita, ogni volta che dico che le forze dell'ordine in Italia sono pessime e andrebbero riformare mi si dice ‘Sì, poi quando ti rapinano chi chiami?’. Eh, infatti, chi dovrei chiamare?”. [...]
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