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LA VOCE DELLA PLASTICA – SI CHIAMANO "SIXBOMB" E SONO UNA BAND SUDCOREANA FORMATA DA QUATTRO RAGAZZE CHE SEMBRANO GEMELLE DOPO ESSERSI SOTTOPOSTE A PESANTI INTERVENTI DI CHIRURGIA PLASTICA – NELLE LORO CANZONI FANNO L’ELOGIO DEL RITOCCHINO E LE FAN CORRONO A IMITARLE - UN’EMERGENZA PER IL GOVERNO CHE VUOLE OSCURARE GLI IDOLI DEL K-POP MENTRE L’OPPOSIZIONE TACCIA LA PROPOSTA COME “TOTALITARIA E INCOSTITUZIONALE” (VIDEO)

 

Guido Santevecchi per "www.corriere.it"

 

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Il governo sudcoreano vuole ridurre le apparizioni in tv delle star del K-pop, tutte bellissime, tutte ritoccate chirurgicamente tanto da sembrare identiche. Gli idoli musicali sono diventati il modello per milioni di giovani che vogliono diventare come loro. E corrono dal chirurgo estetico. 

 

Un’inchiesta Gallup ha rilevato che una donna sudcoreana su tre, in età tra i 19 e i 29anni, è andata a farsi ritoccare per diventare più bella. Un business miliardario, che ha trasformato Seul nella capitale mondiale della chirurgia plastica. 

 

 

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Il caso più citato di «cattive modelle» è quello delle quattro componenti della band SixBomb, che effettivamente a guardarle esili, nasi e occhi e sopracciglia e seni con lo stesso taglio, la stessa forma, sembrano uguali, gemelle. E siccome non sono parenti, si sono fatte aiutare da un bravo chirurgo. E soddisfatte, hanno postato due video così intitolati: «Belle prima» e «Belle dopo», con una di loro stesa sul lettino del chirurgo. Il risultato è stupefacente e sconcertante.

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Ed ecco che il Ministero per l’Eguaglianza di genere e la Famiglia ha pubblicato linee guida contro l’eccessiva presenza in televisione delle stelle del K-pop. Partendo dalla domanda «Possibile che tutte le cantanti che passano nei nostri programmi tv siano identiche?», i funzionari ministeriali hanno emesso un editto: «Il problema dell’uniformità è grave, queste ragazze che finiscono sotto i riflettori alimentano un fenomeno di imitazione e discriminazione verso chi non è come loro e questo è un male per la salute pubblica».

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La direttiva ministeriale si è spinta anche troppo in là nella sua crociata sostenendo che «le cantanti sono anche troppo magre e si vestono in modo troppo succinto». Quindi la richiesta ai produttori di programmi tv: «Diluire le loro apparizioni, cercare di non presentarle tutte insieme per evitare l’effetto di ‘lookismo’». 

 

A Seul il dibattito politico si è spostato dalle prospettive del negoziato con la Nord Corea e del disarmo nucleare al caso SixBomb. Ed è scoppiata una polemica: in Parlamento l’opposizione ha bollato la richiesta di oscurare gli idoli del K-pop (anche i maschi, perché gli uomini sudcoreani sono ossessionati come le donne dalla ricerca della bellezza artificiale) come «idea totalitaria e incostituzionale».

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Qualcuno ha ricordato gli anni bui dei governi totalitari, durante la Guerra fredda, quando si vietavano ai ragazzi i capelli lunghi e le gonne corte. La signora Jin Sun-mee, ministra dell’Eguaglianza e Famiglia, ha accusato il colpo e ha fatto ritirare le linee guida scusandosi «per aver creato confusione». 

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Oltre che nell’arte della chirurgia plastica, la Sud Corea ha un’industria leader nel settore cosmetico, le sue donne e i suoi uomini sono ossessionati dalla bellezza, dal volto candido come la luna piena, senza rughe e imperfezioni.

 

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C’è attenzione anche per i soldati schierati sul terribile 38° Parallelo: la casa Amorepacific Corp ha studiato per loro «Extreme Power Camo Cream», un kit di mimetizzazione per il viso che promette ai militari di non danneggiare, ma anzi di rigenerare i pori della pelle. Ma questa è un’altra storia.

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