“CATFIGHT” DE’ NOANTRI - BOTTIGLIATE IN TESTA E COLTELLATE: A ROMA 3 DONNE FINISCONO IN MANETTE DOPO UNA MEGA-RISSA FRA DUE COMITIVE - LA VIA DELLA MOVIDA ALL’OSTIENSE DOVE LO SCONTRO È INEVITABILE
Rory Cappelli per “la Repubblica - Roma”
Sono le due di notte. Via di Libetta 7, interno della discoteca Marylin, nel quartiere Ostiense. Scoppia una lite che finirà con l’arresto di — anche — tre ragazze, due romane e una sudamericana. In via Libetta negli anni è successo di tutto. Ci mancava solo questa. Negli anni infatti è stata spesso teatro di violenti risse. «Un incubo per noi» racconta un investigatore. «Perché è una strada stretta, senza vie d’uscita. E lo scontro, soprattutto quando gli animi si scaldano, diventa inevitabile».
Come domenica notte. Due gruppi di ragazzi — uno di Ostia, uno dal Sudamerica — inizia a guardarsi in cagnesco. Tutti hanno molto bevuto. Forse qualche complimento di troppo a una delle ragazze, o forse qualche insulto, chi lo sa, le cause sono ancora da chiarire: quello che è certo è che in un attimo i due gruppi sono l’uno addosso all’altro. Pugni, cazzotti, calci, insulti, parolacce, ancora pugni. La sicurezza del locale cerca di dividerli, senza successo. Sono in sette, loro, i ragazzi di Ostia e i sudamericani. E sono infuriati, imbestialiti, inarrestabili. Uno della sicurezza chiama il 113.
Intanto la lite continua. Un 24enne italiano si becca una bottigliata in testa. Un altro, ma ancora non è chiaro chi, tira fuori un coltello e lo infila in pancia a uno dei ragazzi sudamericani. Le donne si accapigliano peggio degli uomini: saltano addosso l’una all’altra, agli altri uomini, urlano, insultano. Ormai sono tutti fuori, in quella strada imbuto dove è difficile scappare, in un parapiglia senza fine che la sicurezza non riesce a interrompere. È a questo punto che arrivano due volanti mandate dal 113, una del commissariato Colombo e una del commissariato San Paolo.
Saranno loro a riuscire a bloccare i ragazzi, ad ammanettarli, a interrompere quella lite senza senso che potrebbe degenerare in qualcosa di ancora peggiore. Sono loro che riusciranno a far passare l’ambulanza che, in codice rosso, porterà il sudamericano in ospedale. Qui sarà sottoposto in nottata a un delicato intervento chirurgico d’urgenza. Non è in pericolo di vita. Sarà medicato anche il 24enne italiano, al quale verrà suturata la testa per la bottigliata ricevuta.
Quasi tutti i giovani hanno precedenti per rissa o per altri reati specifici. Dopo l’identificazione in cinque finiranno in manette: L. V., romano di 24 anni, S. E. ed S. M., entrambe romane di 28 anni, T. R. M., 19enne originaria dell’Ecuador ed un altro giovane per il quale sono ancora in corso le procedure di identificazione: era privo di documenti d’identità.
L’accusa, per tutti, è di rissa aggravata e lesioni gravi.
Poteva finire molto peggio. Come peggio finì il 10 febbraio 2013 alle tre di notte, quando un milanese di 30 anni, proprio in via Libetta, tentò di sedare una lite tra fidanzati e venne aggredito da Tiziano Tavolieri, un 21enne di Dragona, che gli tirò cinque velocissimi fendenti all’addome.
E come ancora peggio finì nel febbraio del 2013, quando sempre in via Libetta, all’uscita del locale Ametista, Alessandro Labozzetta, 22 anni, viene ucciso da un “amico”, Carlo Marcelli, a cui doveva dei soldi per una storia di droga: «T’ho detto che me devi paga’ le pasticche, so’ 200 euro», gli dice Carlo quando lo incontra dentro la discoteca. E quando Alessandro non lo paga, lo aspetterà fuori e gli tirerà i due fendenti che gli porteranno via la vita.