will shu ceo deliveroo fa il rider

C’È POCO DA RIDER - IL CEO DI DELIVEROO, WILL SHU, HA AMMESSO DI FARE LE CONSEGNE IN INCOGNITO ALMENO UNA VOLTA A SETTIMANA, PER CONTROLLARE IL COMPORTAMENTO DEI RISTORATORI E METTERSI NEI PANNI DEI FATTORINI – SHU HA SCOPERTO L'ACQUA CALDA: “LO STAFF DEI RISTORANTI ERA RUDE. QUANDO È ARRIVATO IL CIBO ERA PIUTTOSTO FREDDO. GLIELO DICO E RIBATTONO: CONSEGNALO E NON ROMPERE” – NONOSTANTE L’ESPERIENZE DI SHU “IN PRIMA LINEA”, I RIDER CONTINUANO AD ESSERE CONSIDERATI LAVORATORI AUTONOMI – LA PRECISAZIONE DELL'AZIENDA

LA PRECISAZIONE DI DELIVEROO
 
Caro Dago,
 
in relazione al seguente articolo pubblicato su Dagospia, specifichiamo che, in Italia, il guadagno minimo dei rider che collaborano in qualità di lavoratori autonomi con le piattaforme aderenti ad Assodelivery è di 10 euro lordi per ora lavorata, così come stabilito dal CCNL rider siglato da Assodelivery e UGL Rider.

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/rsquo-poco-rider-ceo-deliveroo-will-shu-ha-ammesso-276733.htm
 
Rispetto ai minimi del CCNL Rider, Deliveroo ha stabilito un'ulteriore condizione migliorativa di 11 euro lordi per ora lavorata. 
 
Per ogni altra informazione sul CCNL Rider è possibile consultare il seguente link: https://secureservercdn.net/160.153.137.14/3be.191.myftpupload.com/wp-content/uploads/2020/10/CCNL-RIDER.pdf
 
Un cordiale saluto
Fabrizio Francioni - Communications Manager Italy Deliveroo

 

Gabriele Principato per www.corriere.it

 

will shu ceo deliveroo fa il rider 1

Ristoratori sgarbati con i rider. Cibo da consegnare delivery che esce già freddo dalle cucine. A verificare che tutto questo non succeda (più) ci pensa in prima persona il fondatore miliardario di Deliveroo. Che circa una volta a settimana si traveste da fattorino e recapita pizze, sushi e burger in giro per Londra. Lo fa per mettersi nei panni dei rider, testare il funzionamento dell’app e, soprattutto, verificare il lavoro dei ristoranti. Lui è Will Shu ed è a capo di uno dei più grandi imperi dell’economia digitale specializzato in consegne di cibo a domicilio in mezzo mondo.

 

will shu deliveroo 1

Una realtà — che vale circa 5 miliardi di sterline — diventata ancora più ricca e diffusa durante i ripetuti lockdown per contenere la pandemia, quando l’unico modo di gustare un pasto preparato al ristorante era ordinarlo delivery o take away. E la crescita non si è arrestata neanche con le riaperture o le tante polemiche (negli ultimi mesi) relative alle retribuzioni troppo basse dei suoi ciclofattorini. Nel primo trimestre del 2021 la società — da poco quotata in borsa, con sede nel Regno Unito — ha visto il volume degli ordini più che raddoppiare rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: più 114 percento, fino alla soglia dei 71 milioni di transazioni, per un valore di 1,65 miliardi di sterline.

 

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 Così, per controllare il funzionamento di questo impero in espansione, Will Shu ha deciso di indossare periodicamente lui stesso l’uniforme da fattorino, montare in bicicletta e andare a recapitare piatti pronti di persona. In realtà è un qualcosa che ha sempre fatto sin dalla fondazione dell’app. «In questo modo — raccontava nel 2018 alla Cnbc — posso davvero capire che cosa pensano i ristoratori, i clienti, i fattorini. Comprendere queste cose ha un valore inestimabile».

 

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Will Shu: fondatore, ceo e rider di Deliveroo

Potrebbe sembrare una scelta eccentrica per un miliardario fare il rider. Ma gli obiettivi non lo sono affatto: mettersi nei panni dei dipendenti e verificare se gli esercizi commerciali che lavorano con la sua società si comportano come richiesto. Per Shu, poi, questo è un ritorno al passato. Classe 1979, nato nel Connecticut da genitori taiwanesi, si laurea nel 2001 alla Northwestern University.

 

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Il suo primo lavoro è con Morgan Stanley a New York, come analista di banche di investimento. «Sono entrato in questo mondo dove lavoravo 100 ore a settimana — ha raccontato al blog inglese startups.co.uk —, era terribile». Mancava il tempo anche per uscire a mangiare «È così che ho scoperto le consegne di cibo». Poi, nel 2004 si trasferisce a Londra. Qui si accorge che il delivery di locali e ristoranti — diffusissimo negli Stati Uniti — era un concetto praticamente sconosciuto in Europa. «Dovevo andare ogni sera da Tesco — un brand di supermercati inglesi — ed era davvero deprimente», ricorda. «Quando lavori così duramente da non potere pensare a nient’altro, il tuo senso della realtà si deforma. Quello era diventato un grosso problema».

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Così, dopo anni di studio e sperimentazioni con lo sviluppatore Greg Orlowski, nel 2013 decide di lanciare una sua app per fornire il servizio di consegna a domicilio. Nasce Deliveroo. E Shu per i primi otto mesi si occupa personalmente delle consegne guidando il suo scooter nel centro di Londra per circa sei ore al giorno. Questo anche per avere una comprensione profonda della rete logistica che stava cercando di costruire. «L’attività alla fine è cresciuta grazie al passaparola e ci siamo allargati a tutta Londra — racconta Shu a startups.co.uk —, quartiere per quartiere, per i primi due anni. Per quel periodo ci siamo autofinanziati. Poi siamo arrivati nella prima città fuori Londra, Brighton, quindi a Manchester e, ad aprile 2015, a Parigi, Berlino e Dublino». Oggi Deliveroo è presente in oltre 500 città in dodici paesi del mondo.

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Ristoratori «rudi», cibo freddo: le scoperte del ceo di Deliveroo

Ma cosa ha scoperto Shu in queste sue giornate da rider? Il ceo miliardario l’ha raccontato nel podcast «The Diary of a Ceo». «Ho fatto cinque consegne l’altra sera nel quartiere di Notting Hill. Nessuno mi ha riconosciuto — spiega—, del resto non sono una celebrità. Lo staff dei ristoranti era rude. Mi lamentavo che ero in attesa da troppo tempo e rispondevano: ehi, ragazzo, stai buono. Poi finalmente è arrivato il cibo ed era piuttosto freddo. Glielo dico e ribattono: consegnalo e non rompere. Mentre me ne andavo un altro fattorino di Deliveroo, anche lui senza riconoscermi, è venuto da me e mi ha detto che li trattano sempre così».

 

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Ogni volta, assicura il fondatore della piattaforma, ha provveduto nei giorni successivi a informare i proprietari dei ristoranti dei problemi che ha incontrato durante i suoi turni in incognito.

 

Le polemiche sulle retribuzioni dei rider

Nonostante l’esperienza di Shu in prima linea, di recente si sono susseguite affermazioni sul fatto che non tratterebbe adeguatamente il personale di consegna. Nell’aprile di quest’anno molti ciclisti di Deliveroo hanno scioperato per chiedere una retribuzione migliore, diritti e sicurezza, dopo la quotazione della compagnia alla Borsa di Londra. Proteste si sono svolte in paesi e città tra cui Londra, York, Sheffield, Reading e Wolverhampton.

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Manifestazioni simili — con al centro l’attività di tutte le piattaforme di delivery — si sono tenute anche in Italia, dove la procura di Milano ha concluso una maxi indagine in cui sono stati controllati e interrogati in un solo giorno mille rider di Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo. Sono poi state verificate le posizioni di 60mila ciclofattorini su tutto il territorio nazionale. Il risultato? Ammende per 733 milioni di euro.

 

will shu di deliveroo

Ma non solo. I verbali notificati dalla Procura alle società di delivery imporrebbero alle piattaforme l’assunzione di 60 mila rider come lavoratori parasubordinati, ovvero collaboratori coordinati e continuativi «perché non è possibile sostenere che siano lavoratori autonomi», hanno spiegato i pm in conferenza stampa. Secondo un rapporto del Bureau of Investigative Journalism, alcuni conducenti di Deliveroo guadagnerebbero poco meno di 2 sterline all’ora.

 

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