la protesta degli operai che vogliono lavorare 8 ore per 5 giorni

E QUESTO LO CHIAMATE LAVORO? - A CAMPI BISENZIO, VICINO FIRENZE, UNA DITTA CINESE DI PRONTO MODA SCHIAVIZZAVA GLI OPERAI PAKISTANI IN TURNI DI 12-14 ORE: "PER DUE GIORNI DI FEBBRE CE NE TOGLIEVANO QUATTRO DI PAGA" - QUANDO HANNO CHIESTO DI ESSERE LIBERI IL GIORNO DI PASQUETTA È ARRIVATO IL LICENZIAMENTO VIA WHATSAPP: ORA HANNO FINALMENTE FATTO CASINO E SI È SVEGLIATO ANCHE IL MINISTERO DEL LAVORO, CHE HA ATTIVATO L’ISPETTORATO PER LE VERIFICHE DEL CASO...

Giorgio Bernardini per www.corriere.it

 

sciopero davanti alla fabbrica 2

«Tagliavo i fili dei vestiti, rivoltavo le maniche delle magliette, chiudevo bottoni a migliaia di giacche, mettevo i cartellini agli abiti. E poi, quando si doveva fare, caricavo le macchine».

 

Zaman Noor ha 40 anni. Vive a Poggio a Caiano in una casa in affitto con altri connazionali pakistani: erano tutti stipendiati — fino a Pasquetta — dalla Feng Shouqing e dalla Hu Qingong, ditte cinesi di pronto-moda di via Carcerina a Campi Bisenzio.

 

sciopero davanti alla fabbrica 1

Si muovevano insieme, andata e ritorno, per turni che non scendevano mai sotto le 10 ore al giorno. «Spesso 12 o 14», precisa Muhammad Asif, un altro degli operai licenziati che racconta anche presunte vessazioni: «Quando c’era meno lavoro ci pagavano la metà, per 2 giorni di febbre ci toglievano almeno 4 giorni di paga».

 

Abbiamo chiesto loro cosa sia successo e quali fossero le condizioni in cui lavoravano: «Abbiamo trovato questo lavoro grazie alla segnalazione di un amico, non parliamo bene l’italiano e abbiamo molta difficoltà a esser assunti in aziende italiane», spiega Muhammad.

 

la protesta degli operai che vogliono lavorare 8 ore per 5 giorni

«Ma abbiamo bisogno di lavorare e sfruttiamo tutte le occasioni per impegnarci nel lavoro che ci viene dato. Pago 150 euro di affitto al mese per la camera dove sto con gli altri ragazzi, ma devo anche spedire i soldi alla famiglia in Pakistan», chiarisce Zaman. In patria ha lasciato una moglie e 5 figli.

 

Lui e Muhammad, assieme agli altri tre della casa, erano gli unici lavoratori pakistani dell’azienda: «Gli altri sono tutti cinesi, ma a loro il cottimo va bene, non si ribellano. Noi invece il mese scorso abbiamo chiesto di lavorare 10 ore al posto di 12 per via del Ramadan. Abbiamo anche detto ai proprietari cinesi che avremmo lavorato 14 ore dopo la fine di quel periodo per recuperare, ma sono stati irremovibili».

 

protesta degli operai a campi bisenzio

Qui iniziano a protestare. Entrano in contatto con il sindacato Sì Cobas, che rappresenta già molti dei loro connazionali nel distretto dell’abbigliamento. Scoprono che il contratto nazionale prevede le ferie, pratica a quanto pare a loro sconosciuta, assieme alla possibilità di lavorare 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana (da cui lo slogan «8x5» che accompagna la loro battaglia).

 

Chiedono l’applicazione del contratto e il giorno di Pasquetta, festività nazionale, decidono di recarsi in azienda rifiutandosi di lavorare. Poco dopo arriva un messaggio WhatsApp dal gestore cinese delle due aziende: «Chi non lavora oggi è fuori per sempre. Se volete lavorare otto ore, trovate lavoro da un’altra parte».

 

La protesta e la manifestazione — a cui ha partecipato anche il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi — è figlia di questa situazione. Attraverso l’assessore regionale Alessandra Nardini il problema è stato segnalato al ministero del Lavoro, che «ha già attivato l’Ispettorato per le verifiche del caso», spiega sempre Nardini.

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