SI METTE MALE PER LA COPPIA DI “TALPE” DELLA PROCURA DI ROMA – I PM HANNO CHIESTO UNA CONDANNA A 6 ANNI PER JACOPO DE VIVO, FIDANZATO DI CAMILLA MARIANERA, LA PRATICANTE LEGALE CHE AVREBBE OTTENUTO INFORMAZIONI RISERVATE SU PEDINAMENTI E INTERCETTAZIONI PER RIVENDERLE AGLI INDAGATI (ANCHE DELLA MALAVITA ROMANA). E AD AIUTARLA SAREBBE STATO PROPRIO DE VIVO – I DUE SONO IN CARCERE DALLO SCORSO 14 FEBBRAIO CON L’ACCUSA DI CORRUZIONE IN ATTI GIUDIZIARI – LUI HA SCELTO IL RITO ABBREVIATO MENTRE PER MARIANERA È IN CORSO IL DIBATTIMENTO
Estratto dell’articolo di Valentina Errante per “Il Messaggero”
jacopo de vivo, fidanzato di camilla marianera, con il padre giuseppe detto peppone
Condannare Jacopo De Vivo a sei anni di carcere. È la richiesta della procura di Roma per il fidanzato di Camilla Marianera, la praticante legale che avrebbe ottenuto informazioni riservate su pedinamenti e intercettazioni per rivenderle agli indagati pronti a pagare per sapere se fossero ascoltati o seguiti dagli inquirenti. Secondo l'accusa i due, in carcere dallo scorso 14 febbraio con l'ipotesi di corruzione in atti giudiziari, avrebbero creato un vero e proprio mercato di notizie coperte da segreto istruttorio.
De Vivo, figlio di "Peppone" ultras romanista morto nel 2015, ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato, mentre per Marianera è ancora in corso il dibatti mento davanti ai giudici dell'ottava sezione.
Nel procedimento si sono costituite parti civili la presidenza del Consiglio e il ministero della Giustizia che, ieri, hanno sollecitato un risarcimento di 500 mila euro. La sentenza è attesa per l'8 marzo prossimo.
Sull'identità dell'informatore della praticante le indagini sono ancora in corso. Entrambi gli imputati hanno sempre respinto le accuse, sostenendo di avere millantato canali preferenziali che in realtà non sarebbero esistiti. […]
Tra i clienti della coppia, secondo la procura, ci sarebbe stato anche Luca Giampà, compagno di Mafalda Casamonica. Ed è proprio da una conversazione con Giampà, intercettato in un'indagine per droga, che sono partite le indagini.
Marianera, 27 anni figlia di un pluripregiudicato, era praticante legale, frequentava abitualmente il Tribunale e proprio all'interno della cittadella giudiziaria avrebbe coltivato «rapporti opachi con soggetti che esercitano funzione amministrativa», come ha scritto il gip nell'ordinanza che ha portato i due in carcere. La giovane praticante avrebbe così stretto un accordo con una "talpa" all'ufficio intercettazioni, disposta a fare per suo conto controlli su richiesta dietro piccoli compensi.
De Vivo, invece, si sarebbe occupato di trovare i clienti che temevano di essere intercettati ed erano disposti a pagare per una verifica. Le tariffe, sempre secondo l'accusa, oscillavano dai 300 ai 700 euro.
Per Camilla Marianera le verifiche per i suoi clienti erano una «Modalità alternativa» di procedere nella sua attività rispetto agli indagati. «Io tramite il mio studio (estraneo ai fatti ndr) così diciamo che conosciamo una persona che sta in procura nell'ufficio dove sbobinano le intercettazioni e tutto. E a me mi fa tanti favori, tipo che se gli metto il nome con la data di nascita...», diceva Marianera il 20 settembre 2022 a Giampà.
E ancora: «Davanti a me scrive sul computer - spiegava - lui mi dice praticamente: inserito gps sotto la macchina, oppure predisposto ocp (osservazione controllo e pedinamento ndr) su via.. o sotto casa». «Là dentro trovi la gente con le cuffie». […]
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