CHISSÀ SE HANNO IL GREEN PASS – A LAMPEDUSA CONTINUANO A SBARCARE MIGRANTI A RAFFICA: SONO ARRIVATI PIÙ DI 1.400 IN TRE GIORNI. È L’ESTATE PEGGIORE DEGLI ULTIMI TRE ANNI: STANDO AI DATI DEL VIMINALE CI SONO STATI 25.845 SBARCHI. L'HOTSPOT DELL’ISOLA È GIÀ AL COLLASSO – INTANTO IN CALABRIA I MIGRANTI POSITIVI O DA ISOLARE PER IL COVID VENGONO SMISTATI ANCHE IN UN HOTEL A QUATTRO STELLE (PER OGNI OSPITE LO STATO SPENDE…)
1 - IN 1.400 A LAMPEDUSA MAI COSÌ TANTI SBARCHI NEGLI ULTIMI TRE ANNI
Valentina Raffa per “il Giornale”
Sbarchi a pieno regime. È l'estate peggiore degli ultimi tre anni con 25.845 sbarchi, stando ai dati del Viminale aggiornati a venerdì. Basti pensare che l'anno scorso erano sbarcate nello stesso periodo 11.276 persone e nel 2019 solo 3.431. Lampedusa torna dunque ad essere off limits. Non per i migranti, che continuano ad approdare a raffica. In soli tre giorni ne sono arrivati più di 1.400.
Per loro niente green pass naturalmente, anzi vengono intercettati in mare dalle nostre forze dell'ordine e, scortati dalle motovedette o trasbordati su quest' ultime, vengono condotti su terraferma. Per tutta la giornata di venerdì si sono susseguiti 27 sbarchi per un totale di 737 migranti, tra cui poco più di 70 donne, 20 minorenni, e tra questi due neonati. Nella notte tra venerdì e ieri gli sbarchi sono stati 14 spalmati da notte fonda alle prime ore del mattino con l'arrivo di 221 migranti.
Altri 6 sbarchi si sono registrati nel pomeriggio con 84 migranti. Ci sono stati anche sbarchi autonomi come quello di Pozzolana di Ponente, a Linosa. I carabinieri sono riusciti a rintracciare 12 tunisini. Altro sbarco autonomo è avvenuto vicino al camping La Roccia a Lampedusa, con l'approdo di 27 tunisini rintracciati dalle forze dell'ordine, ma non è stato rinvenuto il barcone, per cui potrebbero essere stati lasciati da una barca che poi ha preso il largo.
L'hotspot della maggiore isola delle Pelagie torna a scoppiare con circa 1.400 ospiti a fronte di una capienza di 250 posti. Il piano dei trasferimenti è già stato redatto dalla Prefettura di Agrigento e messo in funzione, ma non si fa in tempo a svuotare la struttura che già è stracolma di nuovo.
Venerdì mattina i primi a essere trasferiti col traghetto di linea a Porto Empedocle sono stati 100 tra minori e soggetti vulnerabili, nel pomeriggio 170 migranti sono stati imbarcati su una nave della Guardia costiera diretta a Pozzallo (Ragusa) con destinazione Caltanissetta. In serata 80 sono stati trasferiti a Porto Empedocle per essere destinati a Crotone. Ieri, infine, circa 450 migranti sono stati imbarcati sulle navi quarantena Azzurra e Adriatico. Proseguono le indagini per individuare gli scafisti. Venerdì i carabinieri ne hanno arrestato due, russi, per lo sbarco di 50 migranti avvenuto giovedì a Sant' Ilario dello Ionio.
2 - MIGRANTI NEL COVID HOTEL GIÀ SPESI 200MILA EURO
Enza Cusmai per “il Giornale”
Hotel a quattro stelle per immigranti positivi al Covid e per tutti i contatti stretti che devono fare la quarantena. Accade in Calabria, sulle cui coste sbarcano quotidianamente almeno un centinaio di extracomunitari di cui circa il 5-10% risultano positivi. E creano un'emergenza nell'emergenza scaricata sulle autorità locali che tentano di barcamenarsi come possono. Perfino alloggiando questa gente in location in cui molti italiani non potrebbero accedere neppure una volta nella vita.
Come l'hotel Germaneto, vicino Catanzaro. Basta fare un giro su internet per spalancare gli occhi. Una struttura elegante, dotata di piscina coperta, hall arredata con gusto. Le camere sono spaziose, eleganti, con bagno e aria condizionata, televisione. Questo albergo era generalmente dedicato a professionisti di passaggio che chiedono comfort durante gli spostamenti di lavoro.
La pandemia lo ha trasformato in un covid hotel, dove la regione dovrebbe accogliere i calabresi che necessitano di isolamento o i turisti che si beccano il Covid in vacanza. In realtà, dei settanta posti disponibili, solo poche stanze sono destinate alla popolazione locale, il resto delle camere ormai è zona di frontiera.
Oggi, per esempio, arriverà un nuovo gruppo di 50 immigrati da isolare che sostituiscono gli altri cinquanta ormai fuori pericolo e trasferiti altrove. C'è solo il tempo di sanificare e le stanze si riempiono di nuovo. È così da giugno. E andrà avanti a luglio e sicuramente ad agosto. Finché il mare sarà calmo e le barche continueranno ad attraccare. Tra i profughi, qualcuno ha il Covid, gli altri sono contatti stretti.
Per loro non ci sarà un centro di prima accoglienza, ma un hotel con una super accoglienza. «Gli ospiti» rimarranno almeno dieci giorni coccolati in questa ideale vacanza italiana, poi la permanenza sarà meno piacevole, la location meno pretenziosa. E sicuramente meno costosa per le casse dello Stato, cioè le nostre. Al Germaneto, invece, per ogni extracomunitario si spende giornalmente 65 euro. Le camere doppie 115 euro, quelle a quattro letti, dedicate alle famiglie, 215 euro.
Agli ospiti iraniani o iracheni, afgani o egiziani, viene servita colazione, pranzo e cena personalizzata a seconda delle etnie che escludono affettati o carne. Ai costi vivi del pernottamento si devono poi aggiungere quelli sanitari, tamponi, medicinali, presenza delle squadre dei medici e infermieri che quotidianamente si presentano in hotel. Ci sono pure le forze dell'ordine dedicate al servizio di controllo per evitare fughe rischiose. Una storia infinita di impegno e costi fissi, molto gravosa.
Alla fine il conto che paga la collettività è ingente. Solo per l'hotel, tra giugno e luglio, verranno spesi almeno 200 mila euro. E manca agosto. Fin qui i fatti. Chi racconta la storia, che chiede di restare nell'anonimato, spiega di strutture locali sature. «È una gestione che va rivista completamente: le navi quarantena sono piene e qui non si sa più dove mettere gli immigrati positivi al Covid».
Laggiù al Sud, i drammi scivolano nel silenzio. Compreso la gestione apparentemente dissennata per la gestione degli extracomunitari. È vero che indigna pensare di dedicare hotel a quattro stelle a gente che arriva da noi con i barconi. Ma le prefetture che coordinano l'emergenza si aggrappano a ogni possibile alternativa. Il rischio sanitario è peggio di un buco di bilancio. Se distribuisci gente infetta in altri centri di prima accoglienza zeppe di immigrati può succedere di tutto.
Ma il problema della gestione resta nell'indifferenza generale. «È un'estrema ratio - spiega la fonte -. Qui stiamo facendo i salti mortali e ci sentiamo soli, abbandonati. È una gestione fallimentare dell'Europa a cui noi dobbiamo mettere una pezza».
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