jeff bezos national enquirer

COSA CI INSEGNA IL CASO BEZOS-NATIONAL ENQUIRER? MAURO MASI: “SE ANCHE L’UOMO PIÙ RICCO DEL MONDO PROPRIETARIO DELLA PIATTAFORMA WEB PIÙ PERVASIVA DELLA RETE E CHE SPENDE CIFRE INCREDIBILI PER LA PROPRIA SICUREZZA NON È IN GRADO DI PROTEGGERE LA PROPRIA PRIVACY, FIGURIAMOCI CHE PUÒ ACCADERE AI CITTADINI COMUNI. E POI BISOGNA CONSIDERARE IL RUOLO “POLITICO” CHE IL GOSSIP HA ASSUNTO NEL MONDO DI INTERNET…”

mauro masi

Mauro Masi per “Milano Finanza”

 

Si è molto parlato nelle settimane scorse del duro scontro tra Jeff Bezos (guru e proprietario di Amazon nonché, secondo Forbes, l’uomo più ricco del mondo) e il Direttore del tabloid americano National Enquirer (un settimanale specializzato in scoop e scandali su personaggi famosi) David Pecker amico e sostenitore dalla prima ora del Presidente Trump. La vicenda, in realtà, va molto al di là del gossip e della contrapposizione, fortemente mediatica, tra l’uomo più ricco del mondo (Bezos) e quello più potente del mondo (Trump) e apre, a mio avviso, nuove riflessioni su Internet e sul potere ai giorni nostri.

bezos

 

Riassumendo brevemente i fatti: la storia inizia lo scorso 9 gennaio quando Bezos annuncia, via Twitter, il suo divorzio. Poche ore dopo Enquirer annuncia e subito dopo pubblica un servizio di dodici pagine su un presunto affare extraconiugale di Bezos. Il 7 febbraio Bezos, usando un’altra piattaforma web Medium, dichiara che il direttore Pecker sta tentando di ricattarlo minacciando di pubblicare altri servizi e foto se lui non accettasse di dichiarare pubblicamente che Enquirer sta pubblicando la storia solo per motivi giornalistici e non per fini politici o sulla spinta di “forze esterne”.

jeff bezos e la moglie

 

Bezos invece rilancia e accusa Pecker di rapporti oscuri con la monarchia saudita (accusata, tra l’altro, di aver assassinato il giornalista del Washington Post – di proprietà di Bezos – Jamal Khashoggi) e soprattutto con il Presidente Trump, nemico storico di Bezos.

 

Da qui una serie di azioni giudiziarie, che seguiranno il loro corso, e alcune considerazioni di fondo. La prima è sull’ennesima dimostrazione della fragilità della privacy nel mondo dominato dalla Rete: se anche l’uomo più ricco del mondo proprietario della piattaforma web più pervasiva della Rete e che spende cifre incredibili per la propria sicurezza a tutti i livelli non è in grado di proteggere la propria privacy, figuriamoci che può accadere ai cittadini comuni.

 

david pecker e donald trump 2

La seconda è sulla incredibile concentrazione, anche personale, del potere e della ricchezza che ha portato questo sviluppo della Rete. Bezos, Zuckerberg, Page (prima di loro Gates e Jobs) concentrano un tale potere a livello individuale che li fa divenire  soggetti sempre più esposti a ricatti e condizionamenti che possono determinare grandi impatti anche sul loro business e quindi sul funzionamento della Rete e, in ultima analisi, su tutti noi. Una ulteriore considerazione è poi sul preponderante ruolo “politico” che il gossip ha assunto nel mondo di Internet.

david pecker e donald trump 1

 

E’ inutile dire che, da sempre, il gossip nella sue diverse forme è stato “uno” strumento di lotta politica; la Rete, con la sua capacità di moltiplicazione a livello planetario del messaggio associata alla sostanziale impunità nei comportamenti, lo ha fatto diventare forse il “primo” (e senz’altro il più temuto) strumento di lotta politica. Sicuramente può  non piacere ma questa è la realtà, una realtà che deve ulteriormente far riflettere sulla necessità e  l’urgenza di definire, sia a livello di legislazioni nazionali sia nei fori della cooperazione internazionale, norme che tutelino con efficacia (e non solo nominalmente) la privacy sulla Rete.

 

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