cinisi procopio di maggio

100 DI QUESTI BOSS - A CINISI, TERRA DI PEPPINO IMPASTATO E TANO BADALAMENTI, SI FESTEGGIA IL CENTENARIO DEL CAPOMAFIA PIÙ ANZIANO DEL MONDO - PROCOPIO DI MAGGIO, UNICO PADRINO DELLA CUPOLA DI RIINA RIMASTO LIBERO, ORGANIZZA UNA SONTUOSA CENA, CON FUOCHI D'ARTIFICIO E FAN SU FACEBOOK - IL SINDACO: ''È UN MAFIOSO, PRENDEREMO PROVVEDIMENTI''

procopio di maggio boss di cinisiprocopio di maggio boss di cinisi

Salvo Palazzolo per www.repubblica.it

 

Nel paese di Peppino Impastato, i 100 anni del capomafia più anziano del mondo sono stati festeggiati con i fuochi d'artificio. Procopio Di Maggio, l'unico padrino della Cupola di Totò Riina rimasto in libertà, ha stretto mani e dispensato sorrisi per tutto il giorno, il 6 gennaio. Davvero in tanti lo hanno ossequiato davanti alla sua palazzina di piazza Martin Teresa, a due passi dal Municipio.

 

procopio di maggio  boss di cinisiprocopio di maggio boss di cinisi

E lui non si è tirato indietro, arzillo e determinato come sempre, nonostante sedici anni fa gli abbiano ucciso un figlio e un altro sia richiuso all'ergastolo. Don Procopio ha sette vite, dicono a Cinisi. È scampato a due attentati, nel 1983 e nel 1991. Anche questo festeggiava. E il giorno dei suoi 100 anni ha voluto organizzare una sontuosa cena per amici e parenti, alcuni arrivati dagli Stati Uniti: appuntamento per tutti in una delle sale ricevimento più eleganti del paese.

 

Poi, a fine serata, sei minuti di fuochi di artificio che non sono passati inosservati il giorno dell'Epifania. Anche perché il sindaco Giangiacomo Palazzolo aveva imposto il divieto di qualsiasi gioco pirotecnico fino al 10 gennaio. E, invece, i festeggiamenti per i 100 anni del padrino sono stati visti da tutto il paese. E anche oltre, fino all'aeroporto dedicato a Falcone e Borsellino. Il primo cittadino di Cinisi insorge: "Oggi, Di Maggio è innocuo, ma questa è una vicenda che mi dà fastidio. Interverrò per prendere i dovuti provvedimenti".

peppino impastatopeppino impastato

 

Eppure, a Cinisi, quei fuochi d'artificio sono piaciuti a molti. Le foto e il video della festa sono finiti su Facebook, fra centinaia di "mi piace". Il sindaco incalza: "Non ci devono essere dubbi, Di Maggio è un mafioso, così come suo figlio. Ma il paese non è mafioso. E credo che non dobbiamo dare risalto a questo gesto con cui il vecchio Di Maggio ha voluto dire, io sono ancora qui. Finiremmo per fare il suo gioco".

 

Di quella festa con finale a sorpresa ha invece tanta voglia di parlare Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, il giovane coraggioso che dai microfoni di Radio Aut denunciava lo strapotere di don Tano Badalamenti, il capomafia di Cinisi che era anche uno dei padrini più influenti della Cupola.

 

peppino  impastatopeppino impastato

"Provo tanta amarezza per quello che è accaduto - dice - siamo di fronte a fatti negativi che bloccano la crescita di un paese. Spero che presto certi ricordi vengano cancellati: al funerale di mia madre, ad esempio, il paese non c'era. Ora, non dico che Di Maggio non dovesse festeggiare i 100 anni, un bel traguardo per lui, ma avrebbe potuto farlo in maniera più sobria". E, invece, il padrino e i suoi familiari hanno scelto la via più eclatante.

 

cinisicinisi

Lui, naturalmente, dice non saperne niente di boss e cupole. Davanti all'uscio di casa si limita a dire: "Ma quale mafia?". E non smette di sorridere. Eppure, le sentenze spiegano che la famiglia Di Maggio non rappresenta solo il passato, ma anche il presente di Cosa nostra. Il patriarca del clan è ritenuto un fedelissimo di Riina e Provenzano. Un patto di fedeltà nato su un tradimento. Perché un tempo Procopio Di Maggio era uno dei picciotti di don Tano Badalamenti, il capomafia di Cinisi che ordinò la morte di Peppino Impastato.

 

cinisi  cinisi

Poi, nel 1979, Badalamenti iniziò ad essere scalzato dai nuovi signori di Cosa nostra. Di Maggio capì che il vento era cambiato. E finì per tradire don Tano, gettandosi fra le braccia di Riina e Provenzano. Fu premiato con lo scettro del comando a Cinisi. Dopo don Procopio, negli ultimi vent'anni, sono arrivati i suoi figli: Peppone e Gaspare, il primo inghiottito dalla lupara bianca, il secondo ha fatto parte a pieno titolo nel nuovo stato maggiore dell'organizzazione. Il passato e il presente di Cosa nostra.

 

1 badalamenti tano1 badalamenti tano

Ma con sfumature diverse. Don Procopio è stato condannato al maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino, ma è uscito indenne dall'accusa di aver ordinato una ventina di omicidi. Non ha avuto la stessa fortuna giudiziaria il figlio Gaspare, oggi al carcere duro. Ma non c'è aria di malinconia alla festa del padrino. Nelle foto, alza il calice. E i suoi fan scrivono su Facebook: "Altri cento di questi anni".

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…