NESSUNO LEGGE PIÙ I LIBRI, MA TUTTI LI SCARICANO - LA CIRCOLAZIONE ILLEGALE DI EBOOK E AUDIOLIBRI COSTA AL SETTORE DELL'EDITORIA ITALIANA CIRCA DUE MILIARDI DI EURO ALL'ANNO, CAUSANDO LA PERDITA DI 5.400 POSTI DI LAVORO - AD USUFRUIRE DI LIBRI IN MANIERA ILLEGALE È IL 35% DELLA POPOLAZIONE SOPRA I 15 ANNI: SI TRATTA SOPRATTUTTO DI STUDENTI E PROFESSIONISTI...
Francesco Specchia per “Libero quotidiano”
La prassi, un tempo, era un gesto molto romantico. Ogni studente universitario squattrinato che si rispetti, nutriva sé stesso di pagine di libri fotocopiate da altrettanti fotocopie del libro originale. La pirateria del libro - al di là delle staffilate che tiravamo al mercato era una piccola grande matrioska d'illegalità. Una sorta di rito di passaggio all'età adulta.
Oggi, col senno di poi, mi sa che abbiamo esagerato. Secondo un'indagine realizzata dall'Ipsos di Nando Pagnoncelli per l'Associazione italiana editori (Aie) sulla pirateria e i suoi costi sull'industria editoriale e sulla società, il suddetto fenomeno criminale costa all'Italia quasi 2 miliardi di euro. Due miliardi.
BENI CULTURALI
Durante un incontro tenuto al ministero della Cultura a Roma, promosso da Gli editori, con un accordo di consultazione che vede insieme Aie e Fieg (Federazione italiana Editori Giornali), l'impatto della pirateria sull'economia del mondo del libro ed editoriale si è rivelato assai temibile. «I libri piratati costano al mondo del libro 771 milioni di mancato fatturato, pari al 31% del valore complessivo del mercato al netto di editoria scolastica ed export, e la perdita di 5.400 posti di lavoro.
Contando anche l'indotto, cioè le ricadute su altri settori collegati ai libri, il costo per il Paese è di 1,88 miliardi e 13.100 posti di lavoro (oltre a un mancato gettito fiscale di 322 milioni di euro)», racconta, spietato, il report.
Stando sempre ai numeri, ad utilizzare libri, ebook e audiolibri in maniera illegale è il 35% (era il 36% due anni fa) della popolazione, un italiano su tre, sopra i 15 anni; l'81% degli universitari (era l'80% due anni fa), fra i quali mediamente ognuno ha piratato oltre 10 testi; il 56% dei professionisti (era il 61%) con una media di 9,3 atti di pirateria ciascuno. Certo, è interessante capire l'attuale tipologia del Ladro di libri, evidentemente assai diverso dal modello letterario dell'omonimo graphic novel di Alessandro Tota e Pierre Van Hove (Coconino Press).
Ci sono i ladri della "varia", con 9 milioni di atti criminosi per un danno al mercato di 420 milioni di euro; svettano i ladri "universitari" a noi cari che danneggiano per 220 milioni; si muovono ai margini dei grandi studi professionali e delle librerie settoriali, i ladri di libri tecnici e di banche dati che causano buchi all'industria da 117 milioni euro, e così via. Sono cifre impressionanti aumentate a dismisura con la pandemia: solo nel 2021 sono stati contati 321mila "atti illegali" al giorno, per dire.
Tecnicamente siamo dalle parti dei 20mili voluti antichi sfilati alla Biblioteca Girolamini da dirigenti pubblici prezzolati. Solo che qui non si tratta di trafugatori estemporanei. No. I ladri di libri, qui, sono soprattutto studenti e professionisti dei settori merceologici più disparati. Il fenomeno coinvolge più di un italiano su tre sopra i 15 anni (il 35%), il 56% dei professionisti (avvocati, notai, commercialisti, ingegneri, architetti e altri) e l'81% degli studenti universitari.
SE PARTE LO SPOT
E se ai più giovani è facile pensare per tante ragioni (i soldi da spendere per i libri e un'abitudine a navigare gratis), stupisce scoprire tra i pirati proprio questo bizzarro nutrito esercito di professionisti che, come fa notare giustamente Ricardo Franco Levi, presidente dell'Associazione Italia Editori, «non possono accampare alibi economici o negare di conoscere le conseguenze del loro comportamento». Sembra che in sottofondo scorra quello spot anti-pirateria oggi un po' délabré tanto di moda negli anni '80.
Piratare un libro o un giornale, è come piratare un film, è - diceva Pubblicità& progresso- come rubare. E ricade su chi di quel lavoro vive e indebolisce interi settori, la famosa filiera produttiva. Per questo Levi chiede al governo e alle istituzioni di intervenire, anche perché «leggere, ascoltare o addirittura distribuire libri e audiolibri piratati significa contribuire a un fenomeno che toglie risorse economiche e posti di lavoro all'editoria, introiti fiscali allo Stato e che riduce le opportunità per i giovani creativi di poter vivere del loro lavoro grazie ai diritti d'autore».
Altro particolare inquietante della ricerca spiega che i pirati (sopra i 15 anni) «sanno di fare qualcosa che non andrebbe fatto ma sono tranquilli perché difficilmente verranno sanzionati. Dell'82% di gente che vive nell'illegalità (era l'84% due anni fa), «c'è chi lo fa perché ritiene poco o per nulla probabile di venire scoperto e punito (il 68%, erano il 66%)»; mentre il 39% considera la pirateria un comportamento da cazzerelloni e nulla più...