pietro de negri giancarlo ricci canaro

COCA, RABBIA E TRONCHESI. E IL CANARO DIVENTÒ LUPO – IL FATTACCIO PIU’ EFFERATO MAI SUCCESSO IN ITALIA: LA VENDETTA DI PIETRO DE NEGRI SU GIANCARLO RICCI, EX PUGILE FALLITO, CHE LO PERSEGUITAVA - “L'HO PRESO A MARTELLATE SULLA TESTA. GLI HO TAGLIATO I POLLICI E GLI HO TAPPATO LE FERITE CON LA BENZINA E IL FUOCO” – CORRIAS: “POI GLI ROMPE I DENTI. GLI INFILA DUE DITA TAGLIATE DENTRO AGLI OCCHI, UN POLLICE NEL CULO, GLI TAGLIA I GENITALI, E LO PRENDE IN GIRO: “ADESSO SEI DIVENTATO UNA FEMMINUCCIA!”

pino corriasCANARO PIETRO DE NEGRI

Pino Corrias per il “Fatto quotidiano”

 

C'era una volta - in fondo a un bosco di cemento chiamato la Magliana, borgata di vite in scatola, sotto al cielo vuoto di Roma, nell' anno 1988 - un uomo piccolo, silenzioso e mite che per vivere lavava i cani, ogni tanto si faceva coraggio con un po' di cocaina e provava ad arginare la sua vita che di giorno in giorno andava in pezzi. Si chiamava Pietro De Negri, 32 anni, detto il Canaro. Era un perdente predestinato, una pulce d' uomo che al massimo poteva combattere con le pulci dei cani. O così sembrava.

Giancarlo Ricci

 

Poi c' era un lupo d' uomo. Alto, grosso, cattivo. Si chiamava Giancarlo Ricci, ex pugile fallito, 27 anni, detto Gianca', un metro e novanta, cento chili di muscoli. Nella vita era la metà di tutto: un mezzo ladro, un mezzo spacciatore, un mezzo disgraziato di periferia. Ma aveva la forza di due uomini e la prepotenza di quattro. Girava per bar su grosse moto. Svoltava il fine mese con piccoli furti, qualche estorsione, imbrogli da quattro soldi.

 

Sceglieva le sue vittime a colpo d' occhio e per questo si sentiva un dritto. Ma i dritti di borgata finiscono sempre storti, questa è la regola. Specialmente se entrano di traverso nella storia sbagliata. E quella del Canaro era sbagliatissima, solida come una gabbia per cani e con il finale capovolto, nel quale non sono i lupi che schiacciano le pulci, ma a sorpresa, accade il contrario.

PIETRO DE NEGRI IL CANARO - PRIMA PAGINA DEL MESSAGGERO 13 MAGGIO 1989

 

Quella che si compirà, dietro alla vetrina sporca di via della Magliana 253, un giovedì 18 febbraio 1988, è una storia che ha i denti della trappola. La crudeltà del ferro. Il fuoco della vendetta e della benzina. Durerà sette ore. Metterà in scena un martello per sfondare la testa del prigioniero, il tronchese per amputargli le dita, le forbici per tagliargli le labbra e i genitali. E mentre il sangue della vittima colerà sul pavimento insieme con tutto il dolore del mondo, una musica a tutto volume farà danzare il cuore nero del carnefice. La musica della filodiffusione.

 

PIETRO DE NEGRI ER CANARO

Da gran tempo l' ex pugile tormentava il Canaro. Lo umiliava in pubblico e lo picchiava in privato, gli diceva: non sei nessuno, devi ubbidire. Un anno prima lo aveva convinto a suon di pugni a lasciargli le chiavi del negozio, per svaligiare in santa pace quello di fianco, un magazzino di vestiti, bottino da cento milioni, in realtà neanche un terzo dal ricettatore. Gli sbirri, visto il buco nel muro, erano andati a prendere il Canaro che faceva il finto tonto, diceva che non era così stupido da rubare al vicino.

la madre di giancarlo ricci

 

Davvero? E poi aveva un alibi. Come no, sarebbe? Era andato dalla madre della moglie a Frosinone. Ma guarda un po' che fortuna, gli avevano detto i poliziotti in coro.

Fortuna? Qualcuno mi ha distrutto il negozio e voi la chiamate fortuna. Qualcuno chi? Dacci un nome.

 

PIETRO DE NEGRI DETTO ER CANARO

Ma il Canaro quel nome non lo dice per troppa paura, o troppo senso dell' onore. Lui non è una spia. E quindi si becca dieci mesi secchi di galera. La galera è brutta, ma quando esce è pure peggio. La moglie lo butta fuori di casa, sei un fallito, gli dice. Lui piange, proprio come fa la figlia che ha sette anni, gli vuol bene, e la cagnetta che gli lecca le mani per consolarlo.

 

Prova a recuperare i soldi del colpo e del silenzio, ne ha diritto. Ma Gianca' gli ride in faccia, i soldi li ha spesi tutti e visto che insiste lo picchia a sangue, d' ora in avanti verrà a prendersi 100 mila lire a settimana e intanto gli ruba l' autoradio. Così il Canaro si ritrova con un materasso buttato nel retro del negozio, i lividi, i debiti, a respirare la puzza di ogni giorno e a coltivare la rabbia di notte, con l' unica compagna che gli è rimasta accanto, la sua cagnetta. Al buio sogna di far del male al suo persecutore.

ARRESTO DI PIETRO DE NEGRI DETTO ER CANARO

 

Al buio lo insulta a voce alta. Ma quando viene il giorno, e quando Gianca' spalanca la porta del negozio, come fosse roba sua, il coraggio gli scappa dalle mani. L' ultima volta la cagnetta si è messa ad abbaiare al posto suo. Gianca' l'ha presa a calci, lui ha chiuso gli occhi, ha gridato, l'ha difesa. L'ex pugile ha picchiato tutti e due, li ha minacciati e se n' è andato senza neanche accorgersi che quello era il penultimo errore della sua vita.

La trappola Pietro se l'è immaginata di notte, dettaglio per dettaglio. Alla mattina ha comprato una tanica di benzina e un vaporizzatore.

 

IL CANARO DELLA MAGLIANA - LA MORTE DI GIANCARLO RICCI

Ha preparato gli attrezzi. Poi ha chiamato Gianca', e quando l' ha incontrato al bar ha fatto la faccia umile delle grandi occasioni: domani verrà un siciliano in negozio, uno che porta la roba ai cavalli di strada e ritira gli incassi. Ha una borsa piena di cocaina e di soldi. Gli ha detto: io lo porto nel retro, tu lo stendi, e stavolta dividiamo. Gianca', che è metà di quasi tutto, ci casca per intero. Gli dice bravo Canaro, domani quando? Nel pomeriggio? Bene, io verrò prima e mi nascondo. Vedrai che dopo dividiamo, promesso, adesso torna a cuccia.

 

PIETRO NEGRI DETTO ER CANARO

E dunque eccoci nel punto in cui la favola nera del Canaro si compie, sono le tre del pomeriggio, quando Ricci entra nel nascondiglio migliore di tutto il negozio, la gabbia per cani che sta nel retro, e la serratura si chiude alle sue spalle, imprigionandolo per sempre.

Pietro stavolta cambia voce, gliene viene una bassa di gola che fa paura, guarda la sua vittima negli occhi, gli dice, adesso parlo io e a cuccia ci stai tu. Quello ruggisce, ma il Canaro non ha più paura, due grammi di coca gli danno tutto il coraggio necessario.

Quello grida fammi uscire, t' ammazzo! Ma il Canaro ha alzato la radio al massimo. Gli gira intorno e si gode la scena: tanto non ti sente nessuno, Gianca'.

antonio del greco canaro magliana

 

Dirà ai poliziotti: ringhiava, bestemmiava, così gli ho spruzzato un po' di benzina in faccia e gli ho dato fuoco. Poi l' ho preso a martellate sulla testa. Poi gli ho tagliato i pollici e gli ho tappato le ferite con la benzina e il fuoco. Poi ho preso il tronchese e gli ho tagliato tutte le altre dita. Gli dicevo, ah Gianca', che t' hanno fatto? Chi è stato sto fijo di troia a conciarti così? Dillo al tuo amico, Gianca'. Gli parla, lo insulta, lo tormenta, controlla se respira.

 

Sniffa ogni mezzora per farsi forza. Quando è sicuro che è svenuto lo tira fuori dalla gabbia, lo incatena al tavolo di ferro, prende le forbici che usa per la tolettatura dei cani, gli taglia le orecchie come fa coi doberman, ma siccome la musica e la cocaina salgono moltiplicandogli l' onnipotenza, gli taglia anche il naso, le labbra e la lingua: che fai Gianca', non gridi più? Alle cinque del pomeriggio, il Canaro si lava le mani e la faccia, guarda il suo prigioniero mutilato, gli dice adesso vado a prendere mia figlia a scuola, poi torno, tu intanto m' aspetti, giusto?

canaro

 

Due ore dopo torna davvero. Ricomincia il rito del sangue, della coca e del tormento. Gli rompe i denti. Gli spalanca le gambe gli taglia i genitali, lo prende in giro, ma guarda Gianca', adesso sei diventato una femminuccia! Sei morto o respiri? Mi senti? Tu non muori mai, vero?

 

Dirà: sentivo il desiderio di smontarlo, di farlo a pezzi, come lui aveva fatto con la mia vita. Invece all' ultimo cambia idea, lo rimonta, gli infila due dita tagliate dentro agli occhi, la lingua di nuovo in bocca, un pollice nel culo.

 

canaro magliana

Quando ne ha abbastanza, è diventata notte. Il Canaro prende quel che resta della sua vittima, lo avvolge in un sacco nero, guida fino a una discarica della Portuense, lo trascina in mezzo alla spazzatura, gli dà fuoco, ma salvando due dita con le impronte digitali intatte per farle ritrovare alle guardie. Dirà: tutto il quartiere doveva sapere che l' infame era morto.

 

Poi si fuma una intera sigaretta, mentre quello brucia, si rilassa, respira tutta l' aria cattiva della notte: era un leone, l' ha fatto diventare una pecora arrosto. I segugi della Omicidi interrogano ottantacinque persone in due giorni, trovano il filo che porta dritto al "Lavaggio cani" e al suo proprietario. Lo vanno a prendere. Saltano fuori macchie di sangue in negozio e nell' auto. Nessuna via di scampo, è inchiodato.

 

CANARO

Ma da questo De Negri Pietro, ladruncolo da nulla, vogliono la confessione, lo provocano: "Se sei un uomo devi dirci che sei stato tu". Il Canaro chiede acqua, sigarette e siccome non vede l' ora di raccontare il suo trionfo, comincia dalla fine: "Non sono pazzo - dice a verbale -. Ho compiuto quel massacro per amore di giustizia. E sarei pronto a ricominciare. Senta che gli ho fatto a quell' infame, commissario".

 

I poliziotti lo ascoltano con la faccia bianca, mai sentita una storia simile. Amputazione per amputazione, il racconto è tutto vero. Salvo un dettaglio grande quanto un respiro di sollievo, e cioè che Giancarlo Ricci è morto quasi subito, più o meno quaranta minuti dopo le prime sevizie, diranno i medici legali. E dunque quelle sette ore il Canaro le ha vissute dentro la sua stessa allucinazione, parlando e torturando un morto "che non moriva mai".

Quando finisce, Pietro De Negri torna l' uomo mite di prima. Firma il verbale, dice: "Ora sono pronto a pagare il mio debito.".

 

NEGOZIO DEL CANAROCANARO

Al processo gli psichiatri diranno che non era pazzo, ma intossicato dalla cocaina e dalla rabbia. Gli danno 24 anni di galera, ne sconterà 16 da "detenuto modello". Oggi fa il fattorino, ha lasciato il quartiere. In compenso ha ritrovato sua moglie. Non ha intenzione di vedere il film che lo riguarda, vorrebbe solo essere dimenticato. Ma sa che almeno due persone non potranno farlo. Una è la madre della sua vittima. L' altra è lui

PIETRO DE NEGRI

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