pavel vernikov

COLPO GROSSO A GINEVRA: ALL'USCITA DAL TRENO UN LADRO RUBA IL VIOLINO AL MUSICISTA PAVEL VERNIKOV - L'OGGETTO NON E’ UNO STRUMENTO QUALUNQUE: VALE 1,5 MILIONI DI EURO! E’ STATO FABBRICATO NEL 1747 DAL LIUTAIO GIOVAN BATTISTA GUADAGNINI, CONSIDERATO LO “STRADIVARI DEI POVERI”

Agostino Gramigna per il Corriere della Sera

 

Pavel Vernikov Pavel Vernikov

«È come se qualcuno avesse portato via il mio bambino. Senza di lui non sarei in grado di fare nulla. Aiutatemi vi prego». L'appello del famoso violinista Pavel Vernikov smuove un pezzo di storia che parte dal Settecento. E che ha avuto un epilogo amaro nel tardo pomeriggio di giovedì scorso su un treno appena arrivato alla stazione Cointrin di Ginevra.

 

Su quel treno c'era appunto Vernikov, nato ad Odessa. E il suo fedele violino, costruito dall'italiano Giovanni Battista Guadagnini, considerato lo «Stradivari dei poveri». Ebbene, nella confusione del sali e scendi del treno, il violino è scomparso. Rubato.

 

Pavel Vernikov  Pavel Vernikov

Chi l'ha preso con ogni probabilità sapeva che quello non uno strumento come tanti altri. Fabbricato nel 1747 e chiamato Contessa Crespi, usato prima dal famoso violinista Riccardo Brengola, il violino vale una fortuna: circa un milione e mezzo di euro. Una cifra a cui va aggiunto il prezzo di quattro archetti, per il valore di altri 250 mila euro, spariti assieme al Guadagnini e al passaporto israeliano del concertista. Lo strumento era stato prestato in modo permanente dalla Fondazione Pro Canale di Milano.

 

UN VIOLINO DI Giovanni Battista GuadagniniUN VIOLINO DI Giovanni Battista Guadagnini

La polizia ginevrina ha confermato ieri all' agenzia svizzera Ats le informazioni che erano state rese pubbliche da Le Matin Dimanche . Vernikov stava tornando a casa a Sion (Svizzera) da Vienna, dove insegna. Il treno rallenta, entra in stazione. Il musicista fa per scendere, ma un uomo di statura imponente glielo impedisce. La scena dura pochi secondi. Un soffio di tempo. Quello di capire che la custodia con il violino non è più tra le sue mani.

 

Conosciuto in mezzo mondo come erede della scuola di violino di Mosca, il concertista è molto noto anche in Italia dove tiene corsi di perfezionamento presso la Scuola di Musica di Fiesole. Interpellato sul furto Fabien Girard, direttore del Festival di musica di Sion, di cui Vernikov è direttore artistico, ha confermato e precisato che lo strumento rubato è stato costruito da Giovanni Battista Guadagnini, uno dei più famosi liutai del diciottesimo secolo.

 

Uto Ughi suona il suo StradivariUto Ughi suona il suo Stradivari

La cui storia, meno nota di quella di Antonio Stradivari, considerato il più grande liutaio di tutti i tempi, è durata a lungo, più di sessant' anni. In questo lasso di tempo Guadagnini ha lavorato tra Piacenza, Milano, Parma e Torino. Fin quando ha cercato di accreditarsi come cremonese. Una trovata «commerciale», si direbbe oggi, che gli ha permesso di imporsi come erede della scuola di Stradivari.

 

Oggi i suoi violini hanno raggiunto quotazioni stratosferiche, superiori al milione di euro. Come quello del grande Vernikov, che disperato ha detto ai poliziotti: «Ho più Paesi che mi ospitano, faccio concerti ovunque. Ora sono rimasto con niente».

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…