COME DAGO-ANTICIPATO, DOPO SKY ANCHE MEDIASET VERSO MILANO - I 120 GIORNALISTI ROMANI DEL “BISCIONE” VOGLIONO UN CHIARIMENTO CON L’AZIENDA IN VISTA DELLA PRESENTAZIONE DEL PIANO TRIENNALE, IL 1 MARZO A COLOGNO - IL COMITATO DI REDAZIONE DECIDE TRE GIORNI DI SCIOPERO
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Paolo Brogi per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
Clima teso nella cittadella romana di Mediaset al Palatino. Dopo i giornalisti di Sky anche quelli di Mediaset devono prendere la strada per Milano? Indiscrezioni, preoccupazioni, assemblee e annunci di sciopero, i 120 giornalisti «romani» di Mediaset - tra Tg5, TgCom24, Videonews e News Mediaset - si ripromettono un chiarimento a breve in occasione della presentazione delle linee guida del piano triennale, il 1 marzo a Cologno Monzese.
In quella sede il comitato di redazione tornerà a chiedere chiarezza sul paventato spostamento in massa. Intanto hanno deciso per un pacchetto di tre giorni di sciopero da affidare al Cdr. I grossi nuvoloni che dalla Salaria - dove è acquartierata Sky - si stanno spostando sul Palatino di Mediaset, hanno fatto convocare ai giornalisti un' affollata assemblea alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti della Rsu aziendale (i sindacalisti dei degli altri dipendenti), reduci da un incontro con i vertici dell' azienda tenuto a Cologno Monzese il 15 febbraio.
Le voci sui trasferimenti che hanno preso vita dalla fine del 2016 non sono state diradate dall’incontro, nel corso del quale le Rsu hanno insistentemente chiesto chiarimenti sul possibile spostamento a Milano di buona parte della struttura giornalistica, ricevendo in risposta non la smentita del piano quanto l’affermazione che non sono state assunte decisioni in merito allo spostamento del Tg5 da Roma a Milano. Formula che non esclude dunque quanto temuto.
Nel loro comunicato i sindacalisti hanno così riferito che «a domanda diretta e reiterata, Mediaset ha comunque escluso che siano state assunte decisioni in merito allo spostamento del TG5 da Roma a Milano ed ha inoltre affermato che ripartiranno investimenti, anche tecnologici sul settore dell’intrattenimento».
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Affermazione affiancata dalla successiva, sempre riferita dalla Rsu, sulle «molte ipotesi allo studio delle diverse direzioni aziendali per rendere più efficienti attività ed organizzazione ma, ad oggi, non sono stati assunti progetti riorganizzativi che attengano al trasferimento di attività o a riduzioni dell’organico».
Insomma, uno stand by che non ha affatto tranquillizzato i giornalisti, usciti dalla loro assemblea con i tre giorni di sciopero. «Noi siamo tranquilli – spiegano dal Cdr del Tg5 -, però gira questa voce del trasferimento, c’è questa ipotesi: ecco perché sono stati messi a disposizione tre giorni di sciopero».
Nel frattempo dai vertici aziendali non è giunta alcuna precisazione o risposta, fatto giudicato negativo e ad ulteriore conferma di quanto temuto alla luce anche della spending review in corso nell’azienda: non è un segreto l’affanno della pay tv per la quale il calcio in diretta non sarà più elemento centrale del palinsesto dopo la scadenza del contratto per i diritti della Champions (2018) e che registrerà nel futuro un forte ridimensionamento degli investimenti per i relativi diritti. Il trasferimento a Milano del Tg5, allargato alle redazioni romane di News Mediaset, TgCom24 e Videonews, fa parte di questa operazione-risparmio? Il 1 marzo se ne saprà qualcosa di più.