COME FACEVA MATTEO MESSINA DENARO, L'UOMO PIÙ RICERCATO D’ITALIA, A SPOSTARSI COSÌ TRANQUILLAMENTE? – IL BOSS, DURANTE LA SUA LATITANZA, GIRAVA PER LA SICILIA PER ACQUISTARE MACCHINE USATE, USANDO LE SUE FALSE IDENTITA’: NEGLI ANNI COMPRO’ DUE 500 E UN'ALFA ROMEO - NEL 2017 MESSINA DENARO VENNE FERMATO A UN POSTO DI BLOCCO A MAZARA DEL VALLO. DOPO UN CONTROLLO, FU LASCIATO ANDARE – DOPO LA SUA MORTE RESTA LA DOMANDA: QUALI PROTEZIONI E COMPLICITÀ AVEVA L’ULTIMO GRANDE LATITANTE DI COSA NOSTRA?
Estratto dell’articolo di Salvo Palazzolo per www.repubblica.it
matteo messina denaro con montone
Matteo Messina Denaro ha avuto sempre una grande passione per le auto di seconda mano. E negli ultimi dieci anni è andato direttamente lui nelle concessionarie per sceglierle e comprarle. Almeno tre volte, dicono le indagini dei carabinieri del Ros, coordinate dalla procura distrettuale antimafia diretta da Maurizio de Lucia.
Nel novembre 2014, il superlatitante era alla Nuova Co.ri. di via Tasca Lanza, a Palermo, con l’identità dell’architetto Massimo Gentile, quella volta acquistò una Fiat 500. Nel gennaio 2022, entrò in una concessionaria della zona di corso Calatafimi, per un’Alfa Romeo Giulietta, all’epoca si faceva chiamare Andrea Bonafede (classe 1963). Adesso, si scopre che nel 2020, il padrino andò anche a Carini per acquistare un’altra Fiat 500.
L’inchiesta sulla latitanza del boss procede senza sosta. Gli investigatori hanno accertato che il 7 luglio di quattro anni fa, Messina Denaro era alla Nuova Siciliauto, lungo la strada statale 113. E quel giorno, con lui, c’era Andrea Bonafede classe ’69, il fidato favoreggiatore che già nel 2012 lo accompagnava a Palermo, per fare la spesa in una nota gastronomia di via Gaetano Daita.
Andrea Bonafede è stato condannato a 6 anni e 8 mesi, per favoreggiamento. I pubblici ministeri Gianluca De Leo e Pierangelo Padova, con il procuratore aggiunto Paolo Guido, hanno fatto appello, per questa ragione hanno depositato nuove prove, puntano a una condanna per associazione mafiosa. Indagando su Bonafede, i carabinieri del Ros sono arrivati anche ad un’altra utenza di Messina Denaro (32045549**), dato importante per ricostruire un ulteriore segmento della latitanza del padrino arrestato il 16 gennaio 2023, davanti alla clinica La Maddalena di Palermo. […]
lorena lanceri controlla la strada per matteo messina denaro 1
Analizzando le targhe delle sue auto (la 500 è risultata intestata a Giuseppa Cicio, la madre di Andrea Bonafede classe ’63) i carabinieri hanno scoperto che nel 2017 Messina Denaro venne fermato a un posto di blocco, ne abbiamo scritto a gennaio. Adesso, “Repubblica” è in grado di raccontare che il latitante venne fermato a Mazara del Vallo, nella centralissima piazza De Gasperi, alle dieci del mattino.
All’epoca, era a bordo della 500 comprata a Palermo, mostrò ai carabinieri un documento che non era intestato ad Andrea Bonafede classe ’63 (l’identità che aveva il giorno dell’arresto), ma ad un’altra persona, su cui adesso si indaga. Un episodio certo inquietante, ma il passaggio al posto di blocco fu inserito nella banca dati “Sdi” in uso alle forze dell’ordine: Messina Denaro camuffato da mister X venne registrato come tutti gli altri fermati e identificati di quel giorno, circostanza che sembrerebbe escludere misteri attorno a questa vicenda.
Resta però la domanda: quali protezioni e complicità aveva l’ultimo grande latitante di Cosa nostra? Lui, in carcere, ha offerto un proverbio ebraico ai magistrati che erano andati ad interrogarlo dopo la cattura: «Quando scoprii il tumore e quindi quando seppi che mi restava poco da vivere, pensai: “Seguiamo il vecchio adagio che dice, se vuoi nascondere un albero, piantalo nella foresta”.
Anche perché dicevo: “Ora che ho la malattia, non posso stare più fuori e debbo ritornare”. Qua mi gestivo meglio, nel mio ambiente». Ha aggiunto: «Non potevo fare alla Provenzano, dentro una casupola in campagna, con la ricotta e la cicoria, con tutto il rispetto per la ricotta e la cicoria, ma io dovevo uscire, dovevo mettermi in mezzo».
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Storia affascinante, ma poco credibile. Perché il boss scoprì la malattia nel novembre 2020, e già da dieci anni stava fra Trapani e Palermo, probabilmente con alcune pause lontano dalla Sicilia. Si sentiva sicuro nel suo territorio, non si spostò da Campobello neanche quando i carabinieri del Ros fecero un maxi blitz nel paese, era il settembre 2022, il cuore delle indagini era in un bar tenuto sotto controllo giorno e notte, un locale a 98 metri da casa di Messina Denaro. Da cosa nasceva tanta sicurezza nell’uomo più ricercato d’Italia? […]
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