carceri

COME SORCI IN GABBIA - COSA SUCCEDE IN CARCERE DURANTE UN TERREMOTO: I DETENUTI DI CAMERINO TRASFERITI A REBIBBIA. ''UNA TRAGEDIA SFIORATA MA ANNUNCIATA''

 

Di Matteo Civillini per News.vice.com

 

camerino terremotocamerino terremoto

Quando arrivano le prime scosse di terremoto, i muri iniziano a tremare e gli oggetti volano giù dagli scaffali. L'istinto naturale sarebbe di scappare, raggiungere un luogo aperto e mettersi in salvo. Ma c'è chi questa possibilità non ce l'ha. Rinchiusi dietro le sbarre, i detenuti possono solo attendere sperando che la cella non gli crolli addosso. "Ci si sente come topi in trappola", si dice all'interno del carcere.

 

Nella serata di mercoledì un nuovo sisma ha colpito il Centro Italia. In particolare, due forti scosse, di cui una di magnitudo 5.9, si sono verificate nella Valnerina, un'area che si estende tra le province di Perugia e Macerata.

 

La terra ha tremato anche nel carcere di Camerino, piccolo centro del maceratese situato in una zona a forte rischio sismico. Il terremoto avrebbe danneggiato gravemente la struttura e - come riportato dal SAPPE - causato il ferimento di tre guardie carcerarie.

carcere camerinocarcere camerino

 

Nella notte il penitenziario è stato evacuato e tutti i suoi 42 detenuti trasferiti a Rebibbia. Ricavato agli inizi del Novecento all'interno di un convento francescano, il carcere di Camerino era già da diverso tempo nel mirino di sindacati di polizia e associazioni che ne denunciano la scarsa sicurezza e le precarie condizioni abitative.

 

"È stata una tragedia sfiorata ma annunciata," ha commentato il segretario regionale per le Marche del Sappe Nicandro Silvestri ieri mattina. Il trasferimento dei detenuti è una soluzione già adottata in passato dopo eventi sismici. Quando nel 2012 l'Emilia-Romagna è stata colpita dal sisma, più di 300 persone recluse nelle carceri di Bologna e Modena sono successivamente state spostate fuori regione.

 

CAMERINO 3CAMERINO 3

Subito dopo le scosse - come aveva detto l'allora ministro della Giustizia Paola Severino - le celle sono state tenute aperte per qualche giorno, perché "non si può aggiungere al carcerato l'angoscia della claustrofobia”. Stando alla testimonianza del detenuto Giovanni Lentini - recluso prima a Bologna e poi a Milano - in concreto significava consumare i pasti "in dieci in un cella."

 

"Non si riusciva più ad avere un momento di privacy, eppure ci sentivamo più al 'sicuro'. Volevamo goderci quei momenti come se fossero gli ultimi. Per questo non stavamo mai fermi e non scendevamo più all'aria. Sembravamo zombie che vagavano nel buio."

 

Nelle ore più critiche del sisma, tuttavia, non esistono direttive precise sul protocollo da seguire. Ogni decisione ricade sul direttore del penitenziario, il quale deve bilanciare in breve tempo fattori contrastanti: l'incolumità dei carcerati e il rischio di fuga.

 

carceri1carceri1

L'apertura delle celle, e il progressivo spostamento dei reclusi in uno spazio aperto, sarebbe in teoria la soluzione più veloce. Ma a volte questa strada non è praticabile. All'interno di un istituto, infatti, convivono detenuti di diverso tipo — da chi deve scontare pochi mesi, a soggetti pericolosi in regime di massima sicurezza. Alcuni detenuti, come gli affiliati ai clan mafiosi, hanno il divieto di incontro: nella confusione del momento si possono creare situazioni altamente pericolose.

 

Come è successo nel novembre del 1980, quando approfittando delle fortissime scosse che devastarono l'Irpinia, gli esponenti della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo fecero un regolamento di conti con i propri avversari. Il bilancio fu di tre morti e otto feriti.

 

"È difficile prendersi la responsabilità di aprire le celle," dice a VICE News Salvatore Ricciardi, il quale ha passato più trent'anni in carcere per omicidio e vissuto sulla sua pelle l'esperienza del terremoto.

 

carceri2carceri2

"Stavamo cenando quando a un certo punto cominciarono a ballare gli stipetti e tutti gli oggetti caddero giù," racconta Ricciardi a VICE News. "Quando stai là dentro diventa il panico. Mi è capitato di vedere persone svenute per la forte paura. C'è una situazione di angoscia perché non sai se la cella verrà aperta, o se ti cadrà addosso un pezzo di soffitto. In un appartamento uno può dire 'mi metto sotto i pilastri centrali per proteggermi', nella cella non puoi fare niente. Non hai questa possibilità."

 

"Il nostro era un braccio speciale ad alta sicurezza," prosegue Riccardi, "non ci fecero uscire per niente. Si sentivano detenuti urlare da tutte le parti. Chiamavano le guardie che però erano già scappate verso le scale, per poter raggiungere più facilmente l'esterno. Le guardie non sono preparate ad affrontare una situazione del genere”. Per fortuna il carcere era di cemento armato "e quindi non ci furono danni. Se fosse crollato qualcosa, avremmo fatto la fine dei topi in gabbia."

 

trasferimento detenuti da camerino a romatrasferimento detenuti da camerino a roma

Nelle ore successive al sisma del centro Italia di questa settimana, tre detenuti sono evasi dal carcere di Rebibbia dopo l'arrivo nella casa circondariale romana di alcuni detenuti del carcere di Camerino.

 

Uno dei tre evasi era stato condannato per omicidio e avrebbe finito di scontare la pena nel 2041, sugli altri due pendeva una condanna per tentato omicidio e per sfruttamento della prostituzione. Il personale carcerario avrebbe notato la presenza di un lenzuolo appeso al muro di cinta durante un giro di controlli.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…