ALTRO CHE "GENTIL SESSO" - IL CONDOTTIERO VICHINGO RITROVATO IN SVEZIA? SI E’ SCOPERTO CHE ERA UNA DONNA - LA RIVELAZIONE GRAZIE AL DNA PRELEVATO DALLO SCHELETRO: PER GLI ESPERTI “QUESTA SCOPERTA OFFRE UNA VISIONE UNICA DI QUEL POPOLO E SOPRATTUTTO UN'ECCEZIONE ALLA NORMA NELLA SUA EPOCA”
Luigi Offeddu per il “Corriere della Sera”
Lo scheletro ritrovato oltre cent' anni fa aveva sepolte al suo fianco una spada, una lancia, un' ascia ben affilata, frecce in grado di perforare uno scudo: il completo equipaggiamento di un guerriero. E poi, gli scheletri di due cavalli. E una borsa che conteneva asticelle e una tabella, una specie di «gioco di guerra» medievale, forse utilizzato per pianificare strategie di battaglia. Insomma, hanno dichiarato per più di un secolo gli archeologi svedesi, in quella tomba scoperta a Birka, nella Svezia centro-orientale, aveva riposato un grande condottiero vichingo. Uno di quelli immortalati con il loro barbone dalla tradizione, o dalla leggenda.
Ma no, altro che barbone: con ogni probabilità quella di Birka era invece una condottiera, una donna sui trent' anni alta un metro e 70, si è scoperto solo ora grazie ai più moderni esami effettuati sul Dna ricavato dalle ossa. Una rivelazione straordinaria, come l' ha definita l' American Journal of Physical Anthropology , che l' altro ieri ha pubblicato il rapporto degli scienziati: perché «l' identificazione di una guerriera vichinga offre una visione unica di quel popolo», delle sue «costruzioni sociali» e soprattutto «delle eccezioni alla norma nella sua epoca».
Come poteva essere, appunto, un ruolo di comando militare posseduto da una donna. Anche se, mettono in guardia gli stessi scienziati, «i risultati dello studio invitano alla prudenza contro le generalizzazioni riguardanti gli ordini sociali nelle società del passato». Negli ultimi due secoli, in almeno 3 tombe di epoca vichinga sono stati ritrovati scheletri femminili. Però non con tali segni materiali di prestigio e di potere («il completo equipaggiamento di un guerriero professionista», insiste appunto la ricerca attuale), al massimo con qualche umile oggetto di vita familiare.
E da sempre, certo, si narra di qualche erinni nordica che avrebbe affiancato in battaglia i propri padri, fratelli e mariti. Voci archiviate come miti: mai una prova concreta, come quella che sembra arrivata ora. La tomba della condottiera - marcata dagli studiosi con il numero Bj 581 - conteneva frammenti di quasi tutte le parti del suo scheletro. Stava su un pendio, in posizione dominante rispetto alle 3 mila della stessa epoca (700-1.000 dopo Cristo) ritrovate a Birka, dove esiste il più grande «cimitero» vichingo della Svezia. Ed era direttamente collegata con il forte-caserma che si ergeva poco lontano: anche questo il segnale di una vita vissuta al comando. Solo 1.100 di queste tombe sono state fino ad oggi esplorate. Forse - ci si chiede ora - in altre tombe riposano altre donne condottiere?
Non è da escludere, perché - dicono ancora gli studiosi autori della ricerca - ciò che la storia alto-medievale ci ha tramandato su Birka è l' immagine di un borgo vichingo «non convenzionale», cioè con una vita quotidiana aperta a relazioni commerciali e culturali con regioni anche lontane, e popolato stabilmente da 600-1.000 commercianti, artigiani e guerrieri. In un luogo così, certo non appariva come un fantasma la donna cantata da Atli, eroe groenlandese dei poemi dell' Edda : «Lei prese una nuda spada e combatté per i suoi cari, lei era brava nel combattere dovunque indirizzasse i suoi fendenti...».