el chapo guzman

LA CONSEGNA DEL CHAPO NELL'ULTIMO GIORNO DI PRESIDENZA OBAMA: UN DISPETTO O UN OMAGGIO ALL'ANTI-MESSICANO TRUMP? - IL BOSS DEL CARTELLO DI SINALOA SI DICHIARA NON COLPEVOLE: GLI CONTESTANO 17 CAPI DI IMPUTAZIONE, MA IL GOVERNO AMERICANO SI È IMPEGNATO A NON CONDANNARLO A MORTE (O A NON ESEGUIRE LA CONDANNA), VISTO CHE NEL PAESE DI ORIGINE NON C'È LA PENA CAPITALE

 

1. EL CHAPO: IN TRIBUNALE A NEW YORK, SI DICHIARA NON COLPEVOLE

 (ANSA) - Il boss della droga messicano El Chapo si dichiara non colpevole di traffico di droga e delle altre accuse che gli sono mosse in tribunale a New York.

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2. IL "REGALO" DEL MESSICO EL CHAPO, RE DEI NARCOS ESTRADATO NEGLI STATI UNITI

Omero Ciai per ''la Repubblica''

 

Sono 17 i capi d' imputazione che ieri pomeriggio il giudice del tribunale di Brooklyn ha contestato a Joaquím Guzman Loera, signore della droga messicano e capo del cartello narcos di Sinaloa estradato l' altro ieri dal Messico. "El Chapo" (il piccoletto), per oltre vent' anni a capo del cartello, è accusato tra l' altro di traffico di stupefacenti, omicidio, possesso di armi e riciclaggio di denaro. Secondo gli inquirenti americani le sue attività criminali hanno generato profitti per oltre 14 miliardi di dollari e Chapo è resposabile dell' importazione e distribuzione negli Stati Uniti di massicce quantità di sostanze stupefacenti illegali.

 

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I capi di imputazione contestati prevedono negli Stati Uniti anche la condanna a morte ma, prima di estradarlo, il ministero degli Esteri messicano sostiene di aver ricevuto dal governo americano garanzie sufficienti che Guzman non sarà condannato a morte - in Messico per gli stessi reati c' è al massimo l' ergastolo e che, nel caso lo fosse, la pena capitale non sarà eseguita.

 

Per quale ragione Enrique Peña Nieto, il presidente messicano, abbia dato il via alla consegna del Chapo proprio alla vigilia dell' insediamento di Trump resta una incognita. L' estradizione era stata approvata dai tribunali nel maggio dell' anno scorso ma s' era poi incagliata per la raffica di ricorsi degli avvocati del boss narcos e per altri impicci burocratici.

 

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Osservatori e esperti la pensano in due modi diversi. Da una parte c' è chi sottolinea che consegnare Guzman prima dell' insediamento vuole dire averlo consegnato a Obama - col quale i messicani hanno sempre avuto buone relazioni - e non a Trump, con il quale i rapporti s' annunciano piuttosto complicati. Dall' altra invece c' è chi crede che si sia trattato comunque di un omaggio al nuovo arrivato.

 

Con la nomina di Luis Videgaray al ministero degli Esteri infatti Peña Nieto ha scelto un approccio diplomatico che privilegia il tentativo di rispondere a tutte le minacce antimessicane di Trump con la simpatia e l' aspirazione di conservare il più possibile buone relazioni. Videgaray, che sarà a Washington per incontrare lo staff di Trump già la prossima settimana, è l' uomo che la scorsa estate organizzò il contestato viaggio in Messico dell' allora candidato repubblicano e ha ottime relazioni con il genero di Trump, Jared Kushner, consigliere di Trump.

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Ma in Messico le polemiche non si fermano qui. L' estradizione del Chapo Guzman negli Stati Uniti è comunque una sconfitta per il governo messicano e per le istituzioni di uno Stato che - così - si dichiara incapace di affrontare l' emergenza del narcotraffico. Due anni fa, prima dell' incredibile seconda fuga del Chapo che uscì da un carcere di massima sicurezza grazie a un tunnel scavato fino alla doccia della sua cella, governo e giustizia erano fermamente contrari all' estradizione. El Chapo andava processato in Messico, dove aveva commesso la maggior dei suoi crimini.

 

 L' umiliazione nazionale per la facilità con cui il Drug Lord riuscì a beffare (o corrompere) agenti e funzionari, convinse il governo a cambiare strategia, accettando la richiesta di estradizione dei tribunali americani. Oltre a New York ci sono altri cinque Stati americani che vogliono processarlo.

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