“IO HO SPALLE LARGHE, MA CI SONO RAGAZZI CHE SI SONO SUICIDATI PER LE GOGNE ONLINE" – CRISTINA SEYMANDI COMMENTA LA RICHIESTA DELLA PROCURA DI TORINO DI ARCHIVIARE LE ACCUSE DI DIFFAMAZIONE PER CHI L’HA INSULTATA SUI SOCIAL, DOPO LA DIFFUSIONE DEL VIDEO IN CUI L'EX COMPAGNO, MASSIMO SEGRE, L'ACCUSÒ DI TRADIMENTO: “LE PAROLE AGGRESSIVE SONO MOSSE DA PENSIERI VIOLENTI E NON SAPPIAMO SE POI SEGUIRÀ UN’AZIONE. UN RAGAZZINO CHE VEDE QUESTA NOTIZIA COSA PENSA? CHE PUÒ INSULTARE CON UN PROFILO FAKE?” – I LEGALI DELL'IMPRENDITRICE CHIEDONO L'IMPUTAZIONE COATTA DEGLI HATER – GRAMELLINI: “FINALMENTE I SOCIAL SONO UNA DISCARICA LEGALE, GRAZIE ALL’INTUIZIONE DI UN MAGISTRATO. È LA RESA DELLO STATO…”
La fine della storia tra Massimo Segre e Cristina Seymandi - video lo spiffero
1 - LEGALE SEYMANDI CHIEDE IMPUTAZIONE COATTA DEGLI HATER ++
(ANSA) - Dopo la richiesta di archiviazione della procura per gli hater che avrebbero diffamato Cristina Seymandi, il legale Claudio Strata, chiede al giudice di ordinare il proseguimento delle indagini o l'imputazione coatta. Lo riporta La Stampa. La decisione di archiviare, secondo il pm Furlan, è supportata dal fatto che nel social "non pare più esigibile che la critica ai fatti privati delle persone si esprima sempre con toni misurati e eleganti. La progressiva diffusione di circostanze attinenti la vita privata e la diffusione dei social ha reso comune l'abitudine ai commenti, anche con toni robusti, sarcastici, polemici e inurbani".
2 - LIBERA FOGNA
Estratto dell’articolo di Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”
Finalmente i social sono una discarica legale. Quando si scrivevano certe cose da far accapponare la pelle a un elefante, si era almeno attraversati dal sospetto di compiere un reato. Adesso non più, e lo dobbiamo all’intuizione di un magistrato, Roberto Furlan, che ha chiesto di archiviare la denuncia presentata da Cristina Seymandi, co-protagonista di quel video dell’estate 2023 in cui il promesso sposo la accusava davanti agli amici di averlo tradito.
La donna fu travolta da una tale quantità di commenti sessisti e beceraggini rastrellate nei bassifondi dell’animo umano che al confronto una curva di ultrà sembra una sala da tè.
massimo segre sputtana la compagna cristina seymandi elencando i suoi tradimenti 16
[…] il pm ha affermato nero su bianco che «il luogo dove le offese sono pronunciate conta eccome» e «non pare più esigibile che la critica ai fatti privati delle persone si esprima sempre con toni misurati ed eleganti».
Tralasciando qualsiasi considerazione sulla resa dello Stato (il pensiero va agli adolescenti vittime di gogne social), mi viene in mente che tra i «toni misurati ed eleganti» e le schifezze vomitate sui profili della signora Seymandi deve pur esserci una via di mezzo. Mi vengono in mente anche tante altre cose, né misurate né eleganti, che mi costerebbero una querela. Le scriverò sui social.
3 - SEYMANDI “NON ASSOLVETE CHI SPARGE ODIO IN RETE LA VIOLENZA COMINCIA LÌ”
Estratto dell’articolo di Cristina Palazzo per “la Repubblica”
Gli insulti sui social non sono punibili come le offese per strada.
Non solo perché è spesso difficile individuare gli autori dei profili fake, ma anche perché nel mondo virtuale è diventata un’abitudine commentare «anche con toni “robusti”, sarcastici, polemici o inurbani». E «non pare neppure più esigibile che la critica ai fatti privati delle persone si esprima sempre con toni misurati ed eleganti».
Fa discutere la richiesta di archiviazione del pm Roberto Furlan per i «leoni da tastiera» che avevano rivolto commenti odiosi all’imprenditrice torinese Cristina Seymandi dopo la diffusione del video in cui l’ex compagno Massimo Segre, durante una festa, la accusò di tradimento davanti a tutti gli invitati. […]
Cristina Seymandi, come ha preso la richiesta della procura?
«Disorienta tutti. I leoni da tastiera sono deprecati ma così c’è un “liberi tutti”. Trovo inaccettabile che si possa lasciare commentare con toni così violenti vicende private. Le parole aggressive sono mosse da pensieri violenti e non sappiamo se poi seguirà un’azione. Per la società la violenza in tutte le sue forme non è tollerabile, anche sui social».
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Crede che la motivazione della procura sia in controtendenza?
«[…] Ma un ragazzino che vede questa notizia cosa pensa? Che può insultare con un profilo fake? I giovani non hanno bisogno di regole ma di esempi».
Come lo ha detto a sua figlia?
«Ha 18 anni e per sua scelta non ha avuto profili social fino a qualche mese fa. Ne abbiamo parlato, mi ha detto che a scuola le hanno insegnato a evitare l’odio. E ora? Era confusa».
Pensa che gli haters siano stati più feroci verso una donna?
«Quasi tutti i commenti odiosi provenivano da uomini. D’altronde la nostra cultura è intrisa di stereotipi. Quei commenti sono sfoghi di rabbia di persone con profondi disagi, ma sono durati pochi giorni. Poi ho ricevuto un’ondata di umanità».
Pochi giorni ma difficili...
«Mi dava fastidio che la mia vita personale fosse buttata in pasto a tutti e commentata: una violenza terrificante. Le relazioni vanno come devono andare ma la spettacolarizzazione di quel video ha reso tutto più complicato. Ho un carattere forte ma mi chiedo cosa accada a chi non è strutturato o maturo. Ne parlerò nel mio libro che uscirà a fine gennaio, dedicato alle persone che vivono fragilità».
La querelle con Massimo Segre ora si è chiusa...
«Sì, con un accordo tombale di riservatezza».
Il Garante della privacy sul video ha ritenuto Segre «non imputabile» perché incaricò di realizzarlo ma non autorizzò la diffusione. Come ha vissuto la decisione?
«Con stupore, come tutta la vicenda». […]
4 - "NON SI PUÒ LEGITTIMARE L'ODIO ONLINE DAL PM MESSAGGIO SBAGLIATO AI BULLI"
Estratto dell’articolo di Irene Famà per “la Stampa”
Cristina Seymandi è una donna strutturata ed imprenditrice equilibrata. E con forza ha saputo gestire l'odio social che l'ha travolta nell'estate 2023, dopo che l'allora promesso sposo, l'uomo d'affari Massimo Segre, l'ha accusata pubblicamente di tradimento. Con la scena ripresa in un video che ha fatto il giro del mondo. Ma ora che quegli insulti rischiano di venire archiviati dalla procura come semplice malcostume 2.0, Seymandi riflette: «Se si sdogana l'insulto, si sdogana anche il pensiero volgare e violento. Ed è pericoloso, soprattutto per i ragazzi».
[…]
Delusa?
«Sono basita. Con il mio avvocato, il penalista Claudio Strata, abbiamo preparato ricorso. La riflessione, se posso, dovrebbe essere generale».
Prego.
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«Questa è l'era della comunicazione, eppure ci sono molti paradossi. I mezzi di comunicazione sono molteplici, eppure non ci capiamo. E tutto questo sfocia in attacchi feroci».
Nel suo caso concreto, che cosa si vuole archiviare?
«Gli insulti che ho ricevuto. Gravi, molto gravi. Veri e propri attacchi».
[…]
L'hanno accusata di essere "una poco di buono".
«È un eufemismo. Si tratta di attacchi violenti che riconducono a una concezione della donna molto retrograda e primitiva».
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Dove le sono stati inviati?
«Sui social. Nei messaggi privati di Facebook e Instagram. Poi c'era chi commentava sotto i post. Ho denunciato quelli più gravi».
Quanti ne riceveva al giorno?
«Non saprei dirle, ma tanti. Soprattutto subito dopo la condivisione del video. Erano i primi giorni di agosto. Poi, quando la stampa ha iniziato a scriverne e alcuni personaggi noti si sono interessati al caso, quei messaggi hanno iniziato a diminuire».
Era più arrabbiata o più ferita?
«Non sono riusciti a ferirmi. Sono una donna adulta e strutturata. E parto da un presupposto».
Quale?
«Il commento negativo, la violenza verbale, definisce la persona che emette il giudizio, non chi lo riceve. Nel mio caso, poi, era davvero un blaterare. Giudizi di persone che nemmeno conoscevo. Mi preoccupo, però, per altri».
Per chi?
«Per i più giovani. Se quello che ho subito io, l'avesse subito un diciottenne, maschio o femmina che sia, sarebbe stato devastante. Ci sono ragazzi che per questo si sono suicidati».
Possiamo definirlo bullismo?
«Io direi cyberbullismo».
Per citare il suo avvocato, la procura ha cercato di giustificare l'ingiustificabile?
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«I commenti sui social rappresentano un pensiero. Se si sdogana la violenza, mi chiedo allora a cosa servono i corsi contro il bullismo nelle scuole. Cosa può pensare un ragazzo nel leggere questa richiesta di archiviazione? Come può capire ciò che sbagliato e ciò che non lo è? ».
[…]
Lei ne è stata vittima. E quell'odio ha colpito anche la sua famiglia.
«La cosa peggiore è proprio quella. I commenti sui social possono essere letti da chiunque: da mia madre, da mia sorella, da mia figlia, da mio cugino».
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Come si affronta una situazione del genere?
«A testa alta. Alle giovani bisogna dare un esempio: si va avanti comunque. Con la propria vita, i propri sogni, i propri desideri, le proprie relazioni, le proprie responsabilità».
Per la procura bisogna abituarsi a certi toni «sarcastici, polemici ed inurbani». Cosa ne pensa?
«Non si può dare un insegnamento di questo tipo ai giovani. Quindi la violenza è solo fisica, perché quella verbale non viene più contestata? Viene accettata? Mi rifiuto di accettare una cosa del genere».
Lei ha detto che quella storia se la vuole lasciare alle spalle. Senza rabbia?
«Chi mi ha insultato mi fa pena. Quelle parole sono sintomo di un disagio. Bisogna essere misericordiosi nella vita».
Anche verso chi quel video l'ha divulgato e reso virale in tutto il mondo?
«Non so chi sia il responsabile. Sicuramente un incosciente».
Si dice sia un investigatore privato.
«Lui pare abbia ripreso la scena».
Non è arrabbiata nemmeno con il suo ex compagno?
«Che dire...non posso commentare. Ognuno ha la sua strada ed è responsabile di ciò che fa.Non voglio nemmeno più pensarci».
L'anno scorso, più o meno in questo periodo, sperava nell'amore. Ora l'amore c'è?
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«Certo che c'è. Non si vive senza amore».