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DUE CUORI E DUE CAPANNE – SE IL MATRIMONIO È LA TOMBA DELL’AMORE, NEMMENO LA CONVIVENZA SCHERZA: CHI SI AMA DAVVERO EVITA DI VIVERE SOTTO LO STESSO TETTO, OPTANDO PER DUE ABITAZIONI - QUESTE COPPIE PIÙ CHE RINCORRERE LA CASA DEL MULINO BIANCO E OSTENTARLA COME UNO STATUS SYMBOL, OPTANO PER CONCERDERSI I PROPRI SPAZI, CONCENTRANDOSI SULLA PROPRIA FELICITA': UNA TENDENZA TALMENTE IN VOGA DA GUADAGNARSI L'ACRONIMO DI LAT...

Daniela Mastromattei per “Libero quotidiano”

 

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Il matrimonio è la tomba dell'amore. Una scuola di pensiero che ormai include anche la convivenza, soprattutto se in casa non ci sono due camere da letto. Un tempo le coppie sposate che dormivano in stanze separate venivano bollate come stravaganti. Invece ci avevano visto giusto, prima di tante altre, mostrando maturità e saggezza. Una soluzione che qualcuno oggi ritiene persino obsoleta e ampiamente superata da due cuori e due capanne, tendenza sempre più in voga nell'universo delle relazioni sentimentali.

 

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Tanto da guadagnarsi l'acronimo Lat che sta per Living Apart Together: il rapporto è stabile ciononostante i partner di comune accordo decidono di non convivere ma di mantenere due abitazioni distinte e separate. «Siamo abituati a percepire matrimonio o convivenza come naturali evoluzioni positive di una storia d'amore ma non è sempre così perché non tutti lo desiderano», spiega la psicologa e sessuologa Roberta Rossi. «È il concetto stesso di famiglia ad essersi evoluto, abbracciando forme diverse, plasmate sulle reali esigenze di chi le anima e non sulle aspettative sociali».

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Più che rincorrere la casa del mulino bianco e ostentarla come uno status symbol, le inclinazioni personali sono finalmente uscite alla scoperto e con loro la libertà di volersi concentrare sulla propria felicità. E se questa prevede due appartamenti (sempre che non ci siano di mezzo i figli) perché costringersi a una convivenza, che i più estremisti ritengono persino innaturale. «Quando vivi da solo, sei l'unico a dover rispondere della tua vita, ed è una grande opportunità per capire con esattezza cosa ti piace davvero e avere il tempo di farlo senza sentirti in colpa», spiega l'artista Yaoyao Ma Van As che nelle sue opere immortala tutta la bellezza di abitare da soli».

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Che vuol dire essere padroni di se stessi, in ogni momento. Se avete voglia di calma e silenzio, potete averli. Se vi viene una improvvisa smania di organizzare in salotto una festa hawaiana con le amiche, nessuno ve lo vieta. Se desiderate dormire fino alle dieci di mttina o alzarvi presto per preparare una torta o passare l'aspirapolvere non disturbate nessuno. Se sognate di restare tutto il giorno sul divano a leggere un libro con i vostri cuccioli accanto o a sentire Biagio Antonacci a tutto volume chi ve lo può vietare con aria di sufficienza borbottando «ma che musica è questa; e poi a quest' ora...».

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Sì, ci sembra l'ora di fare quello che vogliamo se il nostro fidanzato vive altrove. Possiamo persino passare tutta la domenica a vedere film romantici. Non sempre l'altro, anche se lo amiamo follemente, è in linea con noi, con i nostri desideri, le nostre esigenze. E quelle domande fastidiosissime (la pattumiera la svuoti tu? Chi fa la doccia prima, chi la lavatrice o la lavastoviglie?) le lasciamo alle coppie sposate. Chi ha capito il segreto per non uccidere l'amore, difficilmente si ritroverà con il compagno che rientra a casa dopo la palestra gettando la borsa sportiva con dentro l'accappatoio ancora umido sul tavolo antico. E che sdraiandosi sul divano chiederà: è pronta la cena?

 

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PREGIUDIZI Il pregiudizio più forte di chi non concepisce altra opzione se non un unico tetto è pensare che le coppie Lat fuggano dalle responsabilità. Nulla di più sbagliato, secondo la psicoterapeuta: «Vivere da soli è una scelta verso se stessi che non ha nulla a che vedere con l'intensità dei sentimenti o la serietà della relazione. Chi la compie non cerca vie di fuga, semplicemente ha più di altri l'esigenza di mantenere spazi e tempi che non comprendano sempre il (o la) partner. Si tratta di persone che spesso lavorano molto, hanno diversi hobby, amici e parenti che preferiscono vivere non necessariamente in condivisione ma questo non significa amare meno o avere minor affiatamento».

 

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Tracciare un identikit delle coppie che scelgono questa strada è impossibile perché non differiscono, nella sostanza, da coloro che la sera si ritrovano sotto lo stesso tetto, «semplicemente oltre a voler portare avanti una relazione solida hanno anche l'esigenza di mantenere con altrettanta determinazione spazi e abitudini individuali». Ogni relazione poi sviluppa dinamiche diverse ed esclusive e non è possibile generalizzare. Di sicuro non si rischia di cadere nella routine e ancor meno nella noia.

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Il fascino dell'incertezza: «Non essere sicuri di incontrare una persona ma doversi organizzare e preparare per farlo può dare una sterzata più dinamica al rapporto», dicono gli esperti. Ci sono persone che pur innamorate non si sono mai sposate, sono abituate a vivere da sole e fanno fatica a rinunciarvi, hanno trovato un equilibrio e una gestione delle incombenze domestiche autonome che funzionano. Dall'altra parte ci sono coppie che invece hanno alle spalle matrimoni e convivenze. E il terrore di ritrovarsi nelle stesse dinamiche negative del passato le spaventa.

 

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Quindi il vivere in case separate è anche darsi la possibilità di concedersi del tempo prima di effettuare una scelta impegnativa. E definitiva. Da un lato la relazione resta stimolante e senza vincoli, perché ciascuno all'interno della coppia mantiene la propria autonomia e indipendenza: si sta insieme quando se ne ha voglia, non perché si è obbligati a condividere un divano, una cucina, un letto. La vita amorosa sotto le lenzuola ovviamente ringrazia, visto che la sessualità può continuare a vivere di attese, le quali aiutano non poco a tenere accesa la fiamma del desiderio. E il romanticismo grida evviva.

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