LE PAROLE CHE NON TI HO DETTO – DACIA MARAINI SI INCAZZA PER UNA SERIE DI FRASI CHE LE VENGONO ATTRIBUITE SUI SOCIAL. UNA SU TUTTE: “IL BERLUSCONISMO È LA PIÙ GRANDE CATASTROFE CULTURALE DEL NOSTRO TEMPO” – LA SCRITTRICE DA ANNI PROVA A FARSI RICONOSCERE IL DIRITTO A NON ESSERE ASSOCIATA A QUELLE FRASI, MA SENZA RISULTATO: “NON DIFENDO BERLUSCONI, MA NON MI ESPRIMEREI IN QUEL MODO. LA MIA È UNA BATTAGLIA DI PULIZIA DEL LINGUAGGIO, DI EDUCAZIONE, DI GENTILEZZA…”
Riccardo Bruno per il “Corriere della Sera”
La frase è citatissima su internet, condivisa continuamente sui social. Inizia così: «Il berlusconismo è la più grande catastrofe culturale del nostro tempo». Ma Dacia Maraini, la scrittrice a cui viene attribuita, non è per nulla contenta: «Quelle parole non le ho mai pronunciate. Non userei mai quel linguaggio». Da anni si batte per farsi riconoscere il diritto a non essere associata a espressioni che non sono le sue. Finora senza risultati. Anzi, ha scoperto da poco che si è aggiunta un'altra frase contro Mediaset e Fininvest. «Ancora più brutale, un linguaggio che mi fa orrore». In questa, se la prenderebbe con i «talkshit» e con i «giornali fake». S' indigna: «A parte la volgarità, io uso sempre l'italiano, anche per la difesa della nostra lingua».
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La prima volta che seppe di quelle citazioni fu nel 2018: «Io non frequento i social. Fu Joi, la figlia di mia sorella, a segnalarmela. Con l'avvocata Teresa Gigliotti presentai una denuncia, ma dopo tre anni seppi che il pubblico ministero aveva archiviato perché era impossibile identificare i responsabili». È un caso particolarmente insidioso, perché i concetti espressi non sono lontani dalla cultura della Maraini.
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«Di certo non difendo Berlusconi, ritengo pericolosa la cultura espressa dalle sue televisioni. Ma non mi esprimerei in quel modo. La mia è una battaglia di pulizia del linguaggio, di educazione, di gentilezza. Serve rispetto, anche nei confronti dell'avversario». Ha intenzione di presentare una nuova denuncia. «Non è possibile che qualcuno si possa appropriare dell'identità altrui, che va intesa anche come identità linguistica. E credo che sia necessaria una riforma dei social».
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