coronavirus in giappone

DALL’ORIENTE CON FURORE: ARRIVA LA TERZA ONDATA! - DOPO LA COREA DEL SUD, ANCHE IL GIAPPONE SUBISCE UN RITORNO DEL COVID - COMPLICI LE TEMPERATURE INVERNALI E LA STANCHEZZA DELLA POPOLAZIONE, SEMPRE MENO DISCIPLINATA, I CASI SONO TORNATI A SALIRE - A SEUL IERI SI SONO REGISTRATI 631 CASI, IL PICCO MASSIMO DEGLI ULTIMI NOVE MESI - HONG KONG NON È MESSA MEGLIO: DOPO UN'ESPLOSIONE DI CASI TRA LUGLIO E AGOSTO, SI ERA RIUSCITI A CONTENERE IL PROBLEMA MA ORA…

Carlo Pizzati per “la Stampa”

CORONAVIRUS IN GIAPPONE

 

È in arrivo la terza ondata nei Paesi asiatici che finora erano riusciti a contenere la pandemia in maniera esemplare. In Corea del Sud da domani iniziano restrizioni più severe; Hong Kong sta vivendo la sua quarta ondata; il Giappone si barcamena tra misure contraddittorie e picchi di contagi preoccupanti; mentre in Indonesia e Malesia tra novembre e dicembre si sono raggiunti picchi record.

 

Ogni volta che il virus si spande come un fantasma silenzioso tra bar, strade e case, i governi di questi Paesi sono intervenuti prontamente limitando gli assembramenti e mettendo in moto un oliato ingranaggio di tracciatura per isolare il maggior numero di casi possibili. E, ogni volta, i contagi si sono calmati nell' arco di poche settimane, riportando a una parvenza di normalità. Sono nazioni, soprattutto la Corea del Sud, Taiwan e Singapore, che hanno creato uno standard per affrontare la pandemia.

 

CORONAVIRUS IN GIAPPONE

Però questa volta potrebbe essere più complicato per colpa del Generale Inverno. Secondo alcuni studi, il freddo secco che sta per ammantare questa regione asiatica rischia di far aumentare la trasmissione dal 10 al 20 per cento, anche se il Covid è meno sensibile alla stagionalità dell' influenza. Ma le amministrazioni cercano di barcamenarsi tra la necessità di rimpicciolire la crescita del mostro e consentire alle attività produttive di sopravvivere.

 

Inoltre, anche qui, si fa strada la spossatezza da Covid. Dopo settimane di su e giù, tra aperture e chiusure, la rigida obbedienza e lo spirito di gruppo cominciano a rivelare qualche crepa. Ed è grazie a questi due fattori, clima freddo che spinge la gente a incontrarsi al chiuso più spesso che d'estate, e un stanchezza per i tempi lunghi della pandemia, che si corre il rischio che si riaccendano molti focolai. A Seul, il termometro tocca i - 7 gradi. Ieri si sono registrati 631 casi, il picco massimo degli ultimi nove mesi, con i casi attivi totali a quota 7873.

 

CORONAVIRUS IN GIAPPONE

Quindi da domani saranno proibiti gli assembramenti con più di 50 persone. Chiusi i karaoke, bar e le palestre. Il ministro della Salute, Park Neung-hoo, ha detto: «La situazione è sul punto di espandersi a pandemia nazionale». Secondo i dati dell' Università nazionale di Seul, in questi giorni le misure, pur essendo applicate con diligenza come in marzo, stanno ottenendo risultati inferiori alla primavera scorsa.

Il Giappone è invece il Paese più a rischio tra le nazioni asiatiche.

 

La terza economia mondiale era riuscita a contenere le infezioni, danneggiando relativamente poco gli affari. Ma poi, a novembre, è ricominciata l' impennata con record quotidiani che il 28 del mese scorso sono arrivati a 2.600 casi. Pochi per una nazione di 126 milioni, ma che portano gli ospedali già a rischio saturazione se non si invertirà la tendenza.

CORONAVIRUS IN GIAPPONE

 

Questo nel Paese con più la più alta percentuale di anziani al mondo, 28% di ultra 65enni. Ma il governo del neopremier Yoghihide Suga, pur invitando a distanziamento sociale, uso di mascherine e lavaggio delle mani, non ha fermato il programma Go To Travel che incentiva con sussidi i viaggi all' interno del Giappone, anzi rinnovandolo fino a giugno del 2021. Hong Kong non è messa meglio. Dopo un' esplosione di casi tra luglio e agosto, si era riusciti a contenere il problema, creando addirittura un corridoio di viaggio con Singapore. Niente da fare, a fine novembre l'iniziativa è stata bloccata perché prematura.

CORONAVIRUS IN GIAPPONECORONAVIRUS IN GIAPPONE

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…