bridgewater hedge fund

POI DICI CHE LA GENTE CREDE AI COMPLOTTI - A DICEMBRE BRIDGEWATER, IL PIÙ GRANDE HEDGE FUND DEL MONDO, HA PUNTATO 1,5 MILIARDI DI DOLLARI SUL CROLLO DELLE BORSE MONDIALI NEL MESE DI MARZO - LA “SCOMESSA” E’ STATA SOTTOSCRITTA PER UN ANDAMENTO CHE NESSUNO DEGLI INDICI DI ALLORA PREVEDEVA - IN QUEL MOMENTO IL PIL USA CRESCEVA, I CONSUMI INTERNI ANCHE E LA FED ESCLUDEVA RECESSIONE. COME FACEVA BRIDGEWATER A SAPERE DELLA CRISI DOVUTA AL VIRUS?

Giuseppe Sarcina per www.corriere.it del 06 dicembre 2019

 

bridgewater

Bridgewater, il più grande hedge fund del mondo, teme il crollo delle Borse mondiali nel mese di marzo. Per questo motivo il suo fondatore, Ray Dalio, ha appena versato 1,5 miliardi di dollari per sottoscrivere contratti di assicurazione («put options») con l’obiettivo di proteggere, in tutto o in parte, il portafoglio di gestione: circa 150 miliardi di dollari in azioni e investimenti finanziari.

 

Una scommessa sul ribasso dei listini. Le «put options» consentono di vendere titoli a un prezzo prefissato ed entro una data certa. In sostanza se un gestore prevede l’arrivo di un ciclo negativo, può tutelarsi siglando accordi di vendita dei titoli prima che cadano le quotazioni. È esattamente quello che ha fatto Bridgewater, firmando «put options» con Goldman Sachs e altri istituti.

crisi mercati

 

La mossa di Dalio, raccontata dal Wall Street Journal, ha naturalmente allarmato i mercati e gli analisti di Wall Street. Tanto che lo stesso finanziere, ieri 5 dicembre, è venuto allo scoperto, spiegando che in realtà l’operazione non nasce dalla sfiducia, ma è parte di una particolare strategia di gestione al servizio dei suoi clienti.

 

Sarà. Tuttavia restano gli interrogativi, visto che per il momento continuano ad arrivare segnali positivi dall’economia reale. Il pil cresce, sia pure al ritmo moderato del 2%; i consumi interni tengono, nonostante i rincari delle forniture causati dai dazi imposti in giro per il mondo da Donald Trump.

 

RAY DALIO

Anche la Federal Reserve esclude l’arrivo di una recessione imminente e anzi sostiene che il sistema produttivo americano resta solido, con l’inflazione sotto controllo e un crescente numero di posti di lavoro a disposizione. Un percorso che si specchia nella curva dell’indice Dow Jones, a Wall Street. Nell’ultimo anno è salito del 10,9%; negli ultimi sei mesi del 7,6%. La crescita economica dura, senza interruzioni, dal 2009. Ma a Bridgewater, evidentemente, pensano che l’inversione di marcia sia vicina.

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