BOSSETTI E SOLITI SOSPETTI - I LEGALI DEL PRESUNTO KILLER DI YARA SI GIOCANO L’ULTIMA CARTA: “QUEL DNA NON È CERTO LO DICE ANCHE IL RIS” - DUBBI ANCHE SULLE CELLE TELEFONICHE - MA IL GIP: “SU YARA TRACCE CHIARE”
Paolo Berizzi e Paolo Colaprico per “la Repubblica”
Si riapre, a colpi di perizie e interpretazioni, la battaglia tra accusa e difesa sul caso Yara. Per nulla scoraggiati dalla sonora bocciatura con cui il gip di Bergamo Ezia Maccora ha rigettato l’istanza di scarcerazione del loro assistito, i legali di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto killer di Yara, rilanciano le loro carte. E le rendono pubbliche in attesa di giocarsele coi giudici del Tribunale del Riesame di Brescia.
Eccoli, gli argomenti contro la Procura. Primo. Il Dna, e cioè il “faro dell’indagine”, «non diagnosticabile in maniera univoca»: e quindi da considerare — sostiene la difesa impugnando un passaggio della relazione elaborata dal Ris nel 2011 — come «elemento non così scevro da dubbi». Secondo.
L’analisi delle celle telefoniche da reinterpretare sulla base di un documento di Vodafone: una nota che, se utile, “allontanerebbe” fisicamente, la vittima, Yara, e il suo presunto omicida quel maledetto 26 novembre 2010.
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E ancora: le tracce di calce nei polmoni della ragazza. Tracce la cui presenza non sarebbe stata «evidenziata dalla perizia» affidata dalla Procura al medico legale Cristina Cattaneo.
I legali Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti mettono sul tavolo, una per una, le carte contenute nelle 40 pagine della sfortunata istanza con cui la scorsa settimana hanno cercato di tirare fuori dal carcere Bossetti (in isolamento dal 16 giugno).
Gli esiti di quello che appare come un estremo tentativo di smontare, o alleggerire, la mole di accuse che pendono sul muratore prima che venga processato, sono ancora tutti da vedere: quel che è certo, e non è poco, è che gli “argomenti” sono già passati al vaglio del gip. Che li ha respinti, punto su punto, con un’ordinanza che li giudica insussistenti. Vediamoli, i punti. Il Dna. La traccia ematica di Ignoto 1, poi divenuto Bossetti, trovato sui leggins di Yara.
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Secondo i difensori del muratore sono gli stessi scienziati del Ris (perizia del 2011) a scrivere che «una logica prettamente scientifica, che tenga conto dei non pochi parametri che si è tentato di sviscerare in questa sede, non consente di diagnosticare in maniera inequivoca le tracce lasciate da Ignoto 1 sui vestiti di Yara».
In più: «Pare quantomeno discutibile — altre parole del Ris riportate dalla difesa — come ad una eventuale degradazione proteica della traccia non sia corrisposta una analoga degradazione del Dna».
Su questo elemento, secondo la difesa «non scevro da dubbi », il gip Maccora è però stata netta. «Dagli atti risulta essere stata isolata — scrive — una traccia (convenzionalmente definita Ignoto 1) che è stata definita nella stessa relazione tecnica dei Ris di Parma “di ottima qualità”, essendosi conservata grazie al tipo di indumenti su cui è stata ritrovata, gli slip e i leggins, indumenti più interni, meno esposti e quindi più protetti dagli agenti esterni».
Sul secondo punto: le celle telefoniche. I legali affacciano la circostanza, supportata da una nota Vodafone allegata all’istanza, secondo la quale «l’ultimo aggancio dell’utenza della vittima non deve intendersi quello della cella di Mapello, bensì quella di Brembate», dove Yara abitava e dove si trova la palestra dalla quale scomparve.
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Per la Procura, e il gip conferma nell’ordinanza, la cella agganciata dai cellulari di vittima e presunto assassino è la stessa: via Natta, Mapello. Terzo punto: le tracce di calce. Ci sono o non ci sono? Per la difesa vanno chiarite con più precisione. Per il gip basta e avanza la relazione medico legale della Cattaneo, in cui «si fa preciso riferimento alla presenza, oltre che sulla cute e su alcuni indumenti, anche nelle vie aeree più piccole, di tracce di polvere di calce». Bossetti, ricordiamo, è muratore.