mario draghi ursula von der leyen

VIENI AVANTI, VACCINO! - AL MOMENTO L'EUROPA HA IL CAPPELLO IN MANO NELLA SPERANZA CHE PFIZER, MODERNA, JOHNSON & JOHNSON E ASTRAZENECA CONSEGNINO LE DOSE PROMESSE E RISPETTINO I PATTI FIN QUI DISATTESI. E DRAGHI SI È ROTTO IL CAZZO: HA CHIAMATO NON SOLO URSULA MA SI È FATTO SENTIRE ANCHE DA MACRON E MERKEL: SE NON SI FA QUALCOSA, ORDINO I VACCINI PER CONTO MIO…

Alessandro Barbera per "la Stampa"

 

mario draghi emmanuel macron 5

Risolto l' equivoco sull' utilità di una moneta unica, istituito un debito comune, l' Unione europea ha scoperto di avere ancora molto da fare per diventare potenza globale. Lo si è visto nella vicenda dei vaccini contro il Covid: mentre Donald Trump lanciava il piano «warp» per accelerare lo sviluppo dei farmaci negli Stati Uniti, la Commissione europea è rimasta a guardare, limitandosi ad ordinare a caro prezzo i prodotti altrui. 

 

Aveva puntato sulla francese Sanofi, ma la sperimentazione è fallita. Ha opzionato un vaccino tedesco (Curevac), ma lo sviluppo sta tardando. Il farmaco di Pfizer, creato sempre in un' azienda tedesca grazie ad un contributo del governo federale e un piccolo aiuto europeo, è a tutti gli effetti un prodotto americano.

 

ursula von der leyen

Insomma, al momento l' Europa ha il cappello in mano nella speranza che Pfizer, Moderna, Johnson & Johnson e Astra Zeneca consegnino le dose promesse e rispettino i patti fin qui disattesi.

 

Recuperare il tempo perduto non è semplice. I ritardi, associati alla scarsa capacità delle nazioni europee di organizzare piani di emergenza, stanno creando tensioni nelle capitali e fra le capitali. L' Ungheria ha ordinato il vaccino russo e cinese, e vorrebbe lo facesse tutta l' Unione. 

 

La Repubblica Ceca vorrebbe, ma la sua autorità regolatoria nazionale è contraria. L' Austria di Sebastian Kurz accusa l' Unione, salvo non dire che il capo del comitato che ha negoziato gli acquisti contestati con le case farmaceutiche è stato proprio un austriaco.

Da che è sbarcato a Palazzo Chigi Mario Draghi si occupa del problema tutti i giorni. Chiama Ursula von der Leyen almeno due volte la settimana. L' ultima volta ieri, poche ore prima dell' arrivo a Roma del responsabile della task force europea sui vaccini, Thierry Breton.

 

mario draghi emmanuel macron

Alle undici di stamattina il funzionario francese sarà in via Veneto, dove è atteso dal ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. Breton avrà idealmente con sé una borsa piena di denari utili a finanziare l' unica soluzione per non lasciare l' Europa impreparata alla prossima pandemia: la costruzione di nuovi siti per la produzione di vaccini dentro i confini dell' Unione.

 

Per mettere a punto un intero ciclo di produzione (dal prodotto in senso stretto all' infialamento) occorrono dai sei agli otto mesi. E poiché si tratta di un' emergenza pandemica, nessuna casa farmaceutica sembra disposta ad accollarsi in solitudine il costo per la costruzione di nuovi siti. Per questo, durante la telefonata Draghi e von der Leyen hanno formalizzato la decisione di utilizzare parte delle risorse del Recovery Plan a questo fine.

MERKEL URSULA VON DER LEYEN

 

Almeno due multinazionali - Astra Zeneca e Johnson and Jonhson - stanno preparando un investimento per due stabilimenti, entrambi nel Lazio. Se i piani verranno rispettati, entro la fine dell' anno l' Italia potrebbe essere autonoma.

La vicenda dei vaccini dimostra quanto sia decisivo per l' Italia l' apporto del Recovery Plan. Chiusa la partita del decreto sostegno, Daniele Franco si occuperà a tempo pieno del progetto italiano che va presentato entro la scadenza inderogabile del 30 aprile. Bruxelles ha mandato una serie di osservazioni sulle riforme necessarie a ottenere i finanziamenti.

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