CHI E’ IL “LUPO” DI TORINO? - IN CITTA’ SI DIFFONDONO VOLANTINI CON MISTERIOSI ENIGMI, CODICI QR CHE RIMANDANO A VIDEO SU YOUTUBE - MESSAGGI NASCOSTI, SCRITTE AL CONTRARIO, IL SITO FAKE “LUPORN”, CITAZIONI DOTTE E UNA SINGOLARE “CACCIA” CHE HA COINVOLTO CENTINAIA DI PERSONE TRA GRUPPI FACEBOOK E TELEGRAM - LA STORIA
1 - L’ENIGMA DI PIAZZA STATUTO: DA UN QR CODE ESCE IL VIDEO CON UN LUPO
Federico Genta per www.lastampa.it
Che si tratti di un messaggio minaccioso, tanto inquietante quanto criptico, oppure dell’ennesima trovata pubblicitaria, è ancora troppo presto per dirlo. Di certo, il volantino notato oggi, martedì, in piazza Statuto sta già scatenando la curiosità di tanti torinesi. Si tratta di un semplice foglio in bianco e nero, in formato A4, trovato appiccicato con il nastro adesivo a una colonna dei portici.
Riporta l’immagine di un lupo in smoking e un QR Code. Codice che rimanda a un video pubblicato su YouTube pochi giorni fa. L’opera è stata inserita sul portale lo scorso 16 marzo da un anonimo signor «Wolfe». Si tratta, per altro, dell’unico video pubblicato dall’utente sconosciuto.
Il filmato dura poco più di tre minuti. Un sipario di colore rosso fa da sfondo a Wolf, il lupo in smoking, che muove il muso come se parlasse. La voce, invece, è quella di un robot. «Magna cum nada» ripete due volte. «I lupi aspettano la loro preda. Anche mesi.
La seguono, la studiano, imparano a conoscerla a fondo, ma alla fine, soli o in branco, ci arrivano. Si nutrono della sua carne, nel modo più elegante e giusto». Si alternano immagini in bianco e nero di uomini ai bordi di un bosco. Musica e versi assordanti di maiali sgozzati, fino a quando di vede un ragazzo afferrare un coltello e colpire un uomo cogliendolo alle spalle.
Tutto è condito da messaggi nascosti, scritte a rovescio e codici numerici. Ed è su questi dettagli che si sta scatenando la curiosità dei social. Tra chi prova a cercare un senso nella sequenza di brani scelti come colonna sonora del video, e altri che si soffermano sulle tecniche di realizzazione: «Chi ha fatto questo non è certo un ragazzino».
Ma il senso? Su Facebook qualcuno ipotizza una sorta di «complotto animalista», chi «un’inquietante esortazione a una qualche sorta di risveglio da una realtà consumistica ipocrita e finta». Sicuramente, se il signor Wolfe sta leggendo in rete i commenti alla sua realizzazione, si starà già divertendo un sacco.
2 - I MESSAGGI OSCURI DEL LUPO IN FRAC CHE HA INVASO TORINO
Lodovico Poletto per www.lastampa.it
Faccia da lupo si sta divertendo in questi giorni. Nasconde dettagli e crea misteri. Faccia da lupo è stato inquietante, ha mostrato i coltelli, la gente che lotta, un agguato, fatto intuire il sangue. E adesso fa sorridere con le sue donnine a tette nude, ma con il viso da lupo nel finto sito porno dal nome sciocco: «Luporn». Si diverte, il lupo, aspettando che qualcuno sveli la sua identità nascosta dietro il nome di uno dei campioni dell' investigazione letteraria e che - per i fanatici del genere - è nessun altro che il figlio di Holmes, Sherlock Holmes. Il suo nome è Nero Wolfe. Ma i volantini trovati in città riportano solo «Wolfe».
Con la faccia di un lupo, in giacca e papillon. Da quando sono stati trovati i primi foglietti appiccicati ai Murazzi è passato neanche un mese. E il lupo «Wolfe» è diventato più cercato in città. Dietro una foto e un QR code nasconde i suoi misteri. Enigmi che per risolvere serve un po' di conoscenza informatica, una buona base di cultura letteraria e musicale. Cita Holmes, Borges, Chuck Palahniuk, Shakespeare. Chi non sa destreggiarsi in quel mondo non può capire i suoi riferimenti musicali. Gli indizi. E fare un po' di strade arrivare alla fine del mistero.
Quando è apparso il primo volantino qualcuno ha pensato a qualcosa di più oscuro. Una setta. Un clan. Magie nere o mondi analoghi, per colpa di quelle scritte al contrario «oiggalliv led otabas elanosrepoloccip out li essof etseuq es e» (e se questo fosse il tuo piccolo sabato del villaggio) la musica da sentire in senso inverso, la critica al sistema consumistico e molte altre cose ancora.
Wolfe ha inquietato. È nato un gruppo Telegram che ha risolto il primo volantino. E subito ne è arrivato una altro, trovato anche questo in centro. E la comunità di indagatori del mistero, di curiosi e appassionati di informatica, di games e molto altro ancora, s' è scatenata. È nato un gruppo Facebook. Il Wolfe, il lupo, ha i suoi fan. Cita Cambridge Analytica, s' addentra nei peccati capitali. Nei metadati di file nascosti sono stati trovati la Lussuria e il finto sito web Luporn. È stata trovata l'Avarizia. Poi la Superbia. E proprio ieri sera l'Invidia e Gola. Mancano ancora Accidia e Ira.
Chi c'è c'è dietro Wolfe, il lupo dal nome dell' investigatore grasso? Un informatico, o qualcuno che vuol trasmettere un messaggio più complesso, più articolato dal punto di vista anche sociale? Oppure è soltanto un grande gioco, senza fini. Come quello mitico inventato da una società informatica che cercava smanettoni esperti. Ma poi è diventato un must che ha coinvolto migliaia di persone?
In questa storia di mistero e di codici Ashii, di enigmi e di cacciatori di lupi senza fucile che si muovono in città, c' è un ragazzo che ha cercato di dare forma a tutto questo. Non è un nerd, nel senso stretto del termine. È uno smanettone con il viso ed i modi bravo ragazzo, uno appassionato di cultura underground, che ha buone letture, e che nella vita si occupa di infografica. Il suo nome è Fabrizio Furchì.
E davanti ad un caffè spiega che questo è un viaggio: «una narrazione post moderna, che si allontana dalle forme più tradizionali di narrazione letteraria». Il libro nei metadati. O forse è anche altro. È una grande caccia al tesoro, senza sapere cosa sarà il tesoro finale. È lui, che con due ragazze - Daniela Carta e Rebecca Federigi - ha creato la pagina social. E che davanti ad un caffè sempre più freddo dice: «Il lupo ci sta spiando».
Come? Perché? Che cosa vuol dire? «Vuol dire che secondo me ci segue sui social. Si affaccia guarda e non parla. E crea altri misteri man mano che la nostra indagine va avanti». C' è tutto in questa storia. Anche il sospetto che un hacker abbia tentato di violare i computer di chi sta indagando.
E poi c' è Torino sullo sfondo. Wolfe, sa tutto. Anche che le fermate dei tram e dei bus - in città - hanno un numero. Ecco: ha inserito queste informazioni nei metadati di un' infilata di foto vuote. Furchì, e il suo mondo Dylan Dog le hanno trovate: sanno dove potrebbe apparire il prossimo volantino. C'è da avere paura? «No. È una caccia». Siamo sicuri? «Mah, vediamo dove ci porta».