"È IL MOMENTO DEL RITORNO ALLA SOCIALIZZAZIONE, FACCIAMO UN ALTRO PICCOLO SFORZO COL VACCINO" - L'IMMUNOLOGO LE FOCHE DÀ IL VIA LIBERA (O QUASI): "NON PENSO CHE IL VIRUS POSSA AVERE TANTE ALTRE POSSIBILITÀ DI MINACCIARE LA POPOLAZIONE SE CI FACCIAMO TROVARE VACCINATI. CHI HA PAURA DEGLI EFFETTI INDESIDERATI, CHE SONO LIEVI E PASSEGGERI E A VOLTE NEPPURE CI SONO, VENGA PURE A PARLARE CON ME. RIUSCIRÒ A CONVINCERE…"
Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
francesco le foche foto di bacco
«È il momento del ritorno alla socializzazione. Viviamolo con prudenza ma senza privarci dello scambio col prossimo». Scuote chi ha paura di riprendere le «sane e preziose» abitudini culturali Francesco Le Foche, immunologo clinico del Policlinico Umberto I.
Abbassare la guardia, questo intende?
«No, sarebbe sbagliatissimo. Come lo sarebbe privarsi dei piaceri di spettacoli e sport. Attenzione e cautela devono guidarci in questa fase, ma se siamo vaccinati e muniti di green pass non c'è motivo di mortificarsi rinunciando a cinema, teatro o musica per il timore del contagio. Anche nell'eventualità di contrarre il virus, da vaccinati avremmo una malattia non grave e basso rischio di andare in ospedale».
francesco le foche immunologo 2
Quindi lasciarsi andare?
«Sì, ma sempre ricordando le semplici regole che ci hanno permesso di arrivare fino a qui. Mascherina sempre indossata correttamente nei luoghi chiusi, igiene delle mani, rispettare il distanziamento».
Meglio restare però in disparte, schivando i contatti con la gente?
«Oggi siamo nelle condizioni di tornare a occupare gli spazi culturali in rilassatezza. La cultura è fondamentale per dare ossigeno alla società. È uno dei vantaggi portati dai vaccini. Rinnovo l'esortazione a immunizzarsi, a credere senza riserve nelle conquiste della scienza che oggi più che mai sono state straordinarie. Chi ha paura degli effetti indesiderati, che sono lievi e passeggeri e a volte neppure ci sono, venga pure a parlare con me. Riuscirò a convincere».
Quante persone hanno fatto il vaccino grazie al suo intervento persuasivo?
«Decine, credo. E ne ho la prova perché chiedo di mandarmi la foto dell'avvenuta vaccinazione e ne ho una collezione».
È d'accordo di aumentare le capienze di cinema e teatri o altri luoghi di svago?
«Sì, proprio perché abbiamo dalla nostra parte la vaccinazione e insieme la consapevolezza che il virus è tuttavia ancora tra noi e dobbiamo continuare a mantenere comportamenti saggi. Inoltre sono convinto che con la proibizione non si va da nessuna parte. La gente è esasperata e tende a prendersi comunque la libertà anche a costo di violare le regole. Andrei molto più cauto con le discoteche al chiuso dove è più facile perdere il controllo».
Lei è un appassionato di calcio. Stadi sicuri anche col 100% di spettatori?
«Sono favorevole. Siamo all'aperto, indossiamo la mascherina, evitiamo di gridare a viso scoperto e di abbracciarci dopo il gol».
La curva è in calo, l'epidemia in Italia potrebbe essere agli sgoccioli, lei ci crede?
«Sì, non penso che il virus possa avere tante altre possibilità di minacciare la popolazione se ci facciamo trovare vaccinati. Siamo già oltre l'80% di copertura, facciamo un altro piccolo sforzo. Il merito di poter tornare a vedere la luce, sia chiaro, non è soltanto dei vaccini e di chi si è attenuto alle regole. Bisogna ringraziare il servizio sanitario pubblico. Medici, infermieri e tutto il personale hanno attutito il colpo, seppure a corto di mezzi, specie nella prima fase dell'emergenza».
Lei quando si è vaccinato?
«Sono stato uno dei primi. Prima dose il 31 dicembre, seconda il 21 gennaio. Il mio green pass sta per scadere e aspetto di fare la terza dose. Sono in servizio nel Dipartimento di malattie infettive dove c'è rischio di contagio».
Quindi ritiene di dover essere protetto prima di altri colleghi?
«No, tutti gli operatori sanitari sono sullo stesso piano e hanno diritto ad avere il richiamo dopo gli ultra ottantenni e gli ospiti delle residenze sanitarie per anziani».