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EDUCAZIONE MAOMETTANA - I GENITORI DELLA RAGAZZINA BENGALESE DI OSTIA PICCHIATA PERCHÉ RIFIUAVA UN MATRIMONIO COMBINATO PROVANO A DIFENDERSI (MA LA TOPPA È PEGGIO DEL BUCO): “NON PENSAVAMO DI FARLE DEL MALE. LE VOGLIAMO BENE, LA STAVAMO SOLO EDUCANDO”. CHE NELLA LORO TESTA SIGNIFICA METTERLE IL BURQA E MENARLA SE NON ACCETTA DI VIVERE SECONDO LA LEGGE ISLAMICA. LA 14ENNE INTANTO SI È RIBELLATA, E LORO SONO INDAGATI PER MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA…

Donne con il burqa

1 - “MI PRENDEVANO A BOTTE ANCHE SOLO PERCHÉ VOLEVO GUARDARE LA TV" – UNA 14ENNE DI OSTIA, DI ORIGINI BENGALESI, HA DENUNCIATO I GENITORI CHE AVEVANO APPENA STABILITO PER LEI UN MATRIMONIO COMBINATO: "TI ABBIAMO COMPRATO IL BURQA E TROVATO UN MARITO” 

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ldquo-mi-prendevano-botte-anche-solo-perche-volevo-guardare-297925.htm

matrimoni combinati 2

 

2 - PICCHIATA PERCHÉ NON METTE IL VELO I GENITORI: «VOLEVAMO EDUCARLA»

Valentina Errante per "il Messaggero"

 

«Non pensavamo di farle del male. Le vogliamo bene, la stavamo solo educando». Hanno risposto alle domande davanti al gip, i genitori della ragazzina bengalese che vive a Ostia.

SAMAN ABBAS

 

Le avrebbero reso la vita impossibile, diversa da quella di tutte le sue coetanee, con vessazioni continue e l'obbligo del burqa. Sono indagati per maltrattamenti in famiglia e tentata induzione o costrizione al matrimonio, non possono più avvicinarsi alla figlia, ospite in una struttura protetta. Ma non hanno capito perché.

 

Assistiti dall'avvocato Lucia Gasperini, davanti al gip, hanno mostrato il disagio rispetto a un contesto che non comprendono: quello occidentale. Una cultura che non gli appartiene e nella quale, però, la figlia è cresciuta.

 

E così, quello che per gli altri adolescenti è ovvio trasformava le giornate di Afeef (nome è di fantasia) in incubi e montagne da scalare: guardare la Tv, usare il telefonino, uscire con le amiche o andare a una festa. I due indagati si disperano, dicono di essere pronti a recuperare: «L'abbiamo punita è vero, ma abbiamo la responsabilità della sua vita», hanno tentato di difendersi, sostenendo di non avere colto il malessere della ragazzina.

 

matrimonio combinato

Quanto alle nozze imposte e a quel marito «trovato» in Bangladesh per lei, hanno negato. Ma il disagio si estende all'intero nucleo familiare, con un procedimento alla procura dei minori che riguarda anche il fratello della ragazza, il diciassettenne che, secondo la denuncia della sorella, l'avrebbe picchiata ogni volta che trasgrediva le regole imposte.

 

Una storia come tante che fa più paura dopo la tragedia di Saman, la ragazza pachistana scomparsa vicino a Reggio Emilia e probabilmente uccisa dai familiari. Tutti a Ostia sanno chi sono i ragazzi.

 

IL FRATELLO

Le difficoltà riguardano anche il fratello diciassettenne della ragazzina. I compagni continuano a chiedergli se davvero picchiasse la sorella. E neppure lui comprende. Perché nella sua cultura un uomo deve vigilare.

 

SAMAN ABBAS

Entrambi sono stati affidati dal Tribunale a un curatore, eppure i servizi sociali non si sono fatti vivi. Neppure con il legale che, al momento, ha la responsabilità dei ragazzi. Non c'è stato un mediatore culturale, neppure dopo la denuncia presentata da Afeef a novembre, che sia intervenuto, in soccorso della famiglia.

 

Anche la sorella maggiore della ragazza, che pure vive in Italia, difende i genitori. Sostiene che la quattordicenne non voglia accettare regole normali, come cucinare, solo perché le sue coetanee non lo fanno. Ma spiega che lei ha iniziato a farlo a 10 anni. Quanto al marito, la quattordicenne ha riferito che, proprio la mamma era in viaggio con la sorella in Bangladesh, quando le è stato comunicato che era stato trovato un uomo per lei. Ma sulle nozze imposte la sorella di Afeef nega: «Io sono sposata e mio marito l'ho scelto da sola a 20 anni».

SAMAN ABBASsaman abbasSAMAN ABBAS PADRE

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