
CAFONALINO IN ROSA – A ROMA TORNA IL PREMIO AFRODITE, DEDICATO AD ATTRICI E REGISTE E PRODUTTRICI DI CINEMA E TV – TRA LE PREMIATE EMANUELA FANELLI CHE CI INFLIGGE UN PISTOLOTTO FEMMINISTA (“IL SUCCESSO DI UNA, LO È DI TUTTE”), MONICA GUERRITORE, SCORTATA DA ROBERTO ZACCARIA, CHE SI LAMENTA PER LA MANCANZA DI RUOLI PER LE DONNE MATURE (“QUANDO SIAMO TRA I 50 E I 70 ANNI VIVIAMO IN UN LIMBO”), LUISA RANIERI PIÙ BONA CHE MAI, LA PRESIDENTE DI CINECITTÀ CHIARA SBARIGIA. E POI UNA SCOSCIATISSIMA ARIANNA DI CLAUDIO, SONIA BERGAMASCO, LUNETTA SAVINO, MILENA VUKOTIC…
Estratto dell’articolo di Albachiara Re per www.vanityfair.it
Mai come quest'anno le donne sono state protagoniste di cinema e serie tv: dietro la macchina da presa, con ruoli da protagoniste non stereotipati, con storie trasversali che non vogliono raccontare solo certi aspetti del femminile.
E alcune di queste interpreti e registe - come, tra le altre, il cast di Diamanti, da Luisa Ranieri a Milena Vukotic, Romana Maggiora Vergano, Sonia Bergamasco e Margherita Ferri - erano presenti, a Roma, alla cerimonia del Premio Afrodite che, arrivato alla sua 21esima edizione, ogni anno premia le artiste che si sono distinte per i loro personaggio o per le storie che hanno deciso di portare al cinema e in tv.
Ma, come ha ricordato durate la serata Domizia De Rosa, presidentessa dell'associazione Women in film, television & media, questi eventi non devono far dimenticare che il disequilibrio di genere è ancora ben presente nel mondo dell'audiovisivo e che si declina in vari modi: «dai salari più bassi alle molestie sessuali e verbali, dalla difficoltà di trovare fondi a i ruoli sempre da co-protagoniste». […]
Una situazione che hanno mancato di sottolineare anche altre vincitrici, come Monica Guerritore per il ruolo di Gabriella in Inganno o Giulia Steigerwalt per la regia di Diva Futura. L'attrice ha infatti raccontato di come la mini serie tv di Netflix abbia il grande pregio di raccontare le donne over 50 perché «quando siamo tra i 50 e i 70 anni viviamo in un limbo. Non ci sono ruoli per noi, non vengono raccontate donne di quest'età e non vedendosi mai descritte, raccontate, è difficile capire chi si è».
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La regista di Diva Futura, invece, parla di come la presenza di poche registe nel cinema italiano crei un'immaginario parziale della nostra società. «Qualsiasi film, qualsiasi forma narrativa va a creare una cultura e la nostra è principalmente veicolata dallo sguardo maschile. Le opere artistiche hanno grande responsabilità: con il nostro lavoro, dovremmo cercare di veicolare messaggi diversi, invertendo la prospettiva dominante che c'è. Quando hai l'obiettivo di ribaltare la realtà, creai qualcosa di interessante, anche per gli uomini».
La prospettiva dominante si vede anche nel come si parla, si raccontano le opere e le artiste. «Quando facevo Una pezza di Lundini», spiega un'altra premiata, Manuela Fanelli, «mi chiedevano sempre come mi sentissi a essere la figura femminile del programma. E sentivo che questa definizione sminuisse tutto, che non fossi lì perché adatta al programma, ma solo per mettermi in competizione con le altre donne. Io credo che questo linguaggio crei una gara malsana tra noi donne. Il successo di una, lo è di tutte perché più siamo e più non rappresentiamo un'eccezionalità».
Il successo, come quello che nelle ultime ore sta riscuotendo una giovane attrice, Arianna di Claudio, Roberta in Champagne. Il suo ruolo nel film per la tv dedicato a Peppino di Capri è stato tra i premiati della cerimonia e, a chiosa della serata, ci dice: «Ho interpretato una donna degli anni '60, analfabeta, ludopatica, in un ruolo da co-protagonista. Ma ho anche vestito i panni di una donna forte, combattiva, eccentrica che mi ha dato tanto. E ora vedo tante giovani attrici, come me, che hanno il privilegio di interpretare questo tipo di ruoli ed è bellissimo appartenere a questo presente, a questa generazione».
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