el chapo guzman - penitenziario in colorado

“EL CHAPO” GUZMAN E’ STATO SPEDITO NEL PENITENZIARIO SUPERMAX, IN COLORADO, DA CUI NESSUNO È MAI EVASO - AVRA’ UNA CELLA DI DUE METRI PER QUATTRO, CON UN PICCOLO WATER, LAVANDINO E UNA BRANDA IN CEMENTO - L'UNICO PERTUGIO È UNA FINESTRELLA DI 10 CENTIMETRI, PASSERÀ 23 ORE AL GIORNO IN ISOLAMENTO - I SUOI EX COMPLICI LO VOGLIONO MORTO: TEMONO POSSA DECIDERE DI COLLABORARE - E IN MESSICO E’ SCOPPIATA LA GUERRA DI SUCCESSIONE…

Guido Olimpio per il “Corriere della sera”

 

el chapo guzman

Maggio 2016. Con una mossa inattesa le autorità federali messicane trasferiscono El Chapo dalla prigione dell' Altiplano a quella di Ciudad Juárez. Molti pensano che lo spostamento sia in vista della futura estradizione. Speculazione sbagliata. Il cambio di carcere è legato al timore di una nuova fuga del padrino, sempre attraverso un tunnel. Per giorni i guardiani sentono strani rumori mentre il detenuto eccellente tira spesso l'acqua del wc. Piccoli diversivi per nascondere lo scavo di un'altra galleria, non diverso da quella usata per farlo scappare nel luglio del 2015.

 

EL CHAPO GUZMAN - PENITENZIARIO IN COLORADO

I particolari sono emersi dopo il processo a New York contro il padrino. Giudizio conclusosi con la condanna all' ergastolo, reso più duro da altri 30 supplementari. Da scontare a Supermax, penitenziario nel Colorado, luogo da dove non è mai evaso nessuno. Perché è difficile sbucare fuori da quella che assomiglia ad una «segreta» medievale: infatti qui hanno rinchiuso il peggio del peggio.

 

Unabomber, il terrorista ceceno responsabile della strage di Boston, la spia russa Hansenn e molti altri macchiatisi di reati gravi. Joaquín Guzmán, 62 anni, sapeva che questa sarebbe stata la sua destinazione finale, ma non sapeva quando. Dopo la lettura della sentenza il bandito messicano è stato portato in un luogo sconosciuto. Neppure il suo avvocato è stato informato.

LA CELLA DEL EL CHAPO GUZMAN

 

Alle 3.37 del giorno seguente è stata notata la partenza di un volo inusuale dall' aeroporto di La Guardia, un jet impiegato per i viaggi dei prigionieri. Alle 7.15 circa il velivolo è atterrato a Pueblo, in Colorado, a circa 40 miglia dalla prigione. Ed è qui che nella tarda mattinata, protetto da una scorta robusta, è arrivato l' ospite. Lo attendeva la cella regolamentare, 2 metri per 4, dotata di un piccolo water e lavandino, una branda in cemento.

 

L'unico pertugio è una finestrella di 10 centimetri attraverso la quale si vede uno spicchio di cielo. Il re dei trafficanti passerà qui 23 ore al giorno, sempre qui dentro consumerà i suoi pasti. Isolamento totale. Per motivi di sicurezza e per sua tutela. Il contadino diventato gangster deve stare attento. Lo vogliono morto coloro che temono possa decidere di collaborare. Lo vogliono morto i suoi ex complici. Lo vogliono vivo, invece, i magistrati statunitensi convinti (ma non troppo) di riuscire a mettere le mani sulle sue risorse, 12,7 miliardi di dollari.

ARRESTO DI CHAPO GUZMAN

 

Poco prima di incamminarsi verso il cubicolo Guzmán ha protestato: «Mi mandano in un luogo dove non sarà possibile neppure sentire il mio nome. Non c' è giustizia». Un appello condiviso persino dal presidente messicano López Obrador che ha parlato di atto disumano. Poi ricordandosi dei 17 mila omicidi nei soli primi sei mesi del 2019 ha dedicato un pensiero alle vittime delle gang che imperversano nel Paese.

 

Dopo la caduta di Guzmán la lotta è diventata ancora più feroce. Il cartello de El Chapo si sarebbe spaccato con il co-fondatore El Mayo Zambada in guerra con i Los Chapitos, i figli del boss. Faida che ha favorito in parte le ambizioni di El Mencho, l' uomo alla testa del cartello di Jalisco, che ha esteso il suo potere a danno degli avversari. Sotto le cupole mafiose, ormai frantumate, dozzine di formazioni armate. In Baja California sono tornati a colpire i «tagliatori di orecchie», narcos che spargono il terrore tra gli spacciatori infliggendo mutilazioni. Sangue, contrabbando, morti anche senza El Chapo.

l estradizione del chapo guzman 2l estradizione del chapo guzman 4

Ultimi Dagoreport

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…