“ER FANFARA” BOCHICCHIO: CADUTA E MISTERI DI UN TRUFFATORE - NEL LIBRO “INGORDIGIA” GIGI RIVA RICOSTRUISCE IL CASO DEL BROKER ROMANO CHE SI È SCHIANTATO IN MOTO CONTRO UN MURO SULLA SALARIA – I VIP CADUTI NELLA RETE (A PARTIRE DA ANTONIO CONTE) E I 600 MILIONI SVANITI NEL NULLA – LA MANDRAKATA: QUANDO COMPRO’ UNA CASA A CORTINA E RIUSCÌ CONTEMPORANEAMENTE A CONVINCERE IL VENDITORE AD AFFIDARGLI PARTE DEI SOLDI CHE AVEVA APPENA INCASSATO – LA MOGLIE, CHE HA SVENDUTO L’ENORME PATRIMONIO DI FAMIGLIA, OGGI FA LA BARISTA VICINO AL COLOSSEO…
Fabio Finazzi per il “Corriere della Sera” - Estratti
In principio c’era Bernard Madoff, l’originale. Poi è arrivato Gianfranco Lande, il Madoff dei Parioli. Seguito di lì a poco da Massimo Bochicchio, il Madoff di Roma Nord. Del primo, autore della più grande truffa finanziaria della storia (64,8 miliardi di dollari), sappiamo già tutto. Del secondo, imitazione casereccia, sappiano quanto basta. È del terzo, in un certo senso il più singolare e istruttivo, che non si è scritto abbastanza.
Lacuna colmata da Gigi Riva, appassionato interprete della letteratura del vero, che richiede un’avvertenza all’incontrario: ogni riferimento a fatti e persone non è puramente causale. Il colpo di fulmine creativo è datato 20 giugno 2022: è diretto in auto alla Mondadori, per firmare il contratto di un romanzo ambientato a Sarajevo.
Ma alla radio sente una notizia che cambia bruscamente la trama del suo nuovo libro (l’altro può attendere): «È morto ieri Massimo Bochicchio, il broker truffatore dei vip: gestiva un giro da un miliardo e 800 milioni e prometteva interessi tra il 10 e il 20 per cento. Si è schiantato in moto contro un muro sulla Salaria. Oggi era atteso in aula per il processo».
Vip è un termine sbrigativo che va meglio esplicitato: trattasi di imprenditori, ambasciatori, allenatori (a partire da Antonio Conte e prima di lui Marcello Lippi), calciatori.
La stima finale, astronomica, sarà di 600 milioni svaniti nel nulla: in Italia non ha precedenti. Possibile ci siano cascati tutti? Domanda che diventerà l’ossessione narrativa di Ingordigia .
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MASSIMO BOCHICCHIO E LA MOGLIE ARIANNA
Sposato con una Miss Roma, Arianna Iacomelli, Bochicchio era uomo pieno di charme, sciolto nella parlantina, visionario della finanza, ospite fisso delle serate mondane. Un Bel- Ami, riassume l’autore ispirandosi a Guy de Maupassant. Ma soprattutto un genio. Del male. Su questo le testimonianze concordano.
Come quando compra una casa a Cortina e riesce contemporaneamente a convincere il venditore ad affidargli parte dei soldi che ha appena incassato.
Le sue conoscenze, a partire dal presidente del Coni Giovanni Malagò che per la verità — a differenza di tanti altri «amici» — non diventerà mai una preda, sono un grimaldello di credibilità. Una porta eccellente apre l’altra.
A tutti parlerà di un «algoritmo, di cui ovviamente ho il brevetto», che funziona a meraviglia. E poi ha un altro cinico passepartout : nel 2006 diventa dirigente della prestigiosa Hsbc Bank, dove suo superiore è l’attuale vicepresidente Sky, Marzio Perelli. Bochicchio è riuscito a ottenere la reiscrizione nell’albo dei consulenti finanziari da cui era stato radiato. Peccatuccio di gioventù che in verità avrebbe dovuto suscitare qualche sospetto. Così come quell’altro nomignolo, «Er Fanfara», rimediato a suo tempo. Tant’è.
Licenziato da Hsbc con ignominia o per sua scelta, le versioni sono contrastanti, continuerà a millantare a lungo di lavorarci, questo invece è certo, con tanto di carta intestata.
Quanto ai più scettici, ha sempre un jolly a sorpresa da giocare. Antonio Conte, uno dei pochi che riuscirà a recuperare parte del capitale, tentenna a lungo prima di firmare accordi per 30 milioni. E lui che fa per convincerlo? Gli assume il fratello Daniele in uno dei suoi fondi, «così potrà controllare gli investimenti».
Ma controllare le attività di Bel-Ami è impossibile. Il castello di carte è così grande, sofisticato e inverosimile che finisce per crollare. La caduta è rovinosa. L’autore ce la racconta dalla prospettiva della moglie, umanamente la più tormentata: lui sparisce. È a Londra? No, a Hong Kong. Anzi a Dubai.
Dice che presto risolverà tutto. Lei è assediata e minacciata dagli investitori truffati e inferociti. Svende affannosamente l’enorme patrimonio di famiglia, non riesce più a pagare l’affitto (Miss Roma oggi fa la barista vicino al Colosseo…). Finché arrivano l’arresto, il processo, il devastante schianto in moto. Bochicchio muore carbonizzato, come il suo improbabile impero. Morte strana, archiviata come incidente, che lascia insoluti tanti misteri.
MASSIMO BOCHICCHIO E LA MOGLIE
Morale della storia? L’autore la esplicita in diverse digressioni, senza superare la labile soglia del moralismo grazie all’incalzare della narrazione, piena di date, testimonianze e minuziose ricostruzioni, distillate da migliaia di carte giudiziarie. E non ha dubbi: qui c’è tutta l’ingordigia di un genio del male, d’accordo. Ma anche l’ingordigia della finanza selvaggia che non sa distinguere un Bel-Ami da un «Fanfara». Amara la conclusione: prima o poi ci toccherà un altro Madoff.
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