einstein

ERRARE È UMANO, PERSEVERARE È SCIENTIFICO – L’INVENZIONE DELLA RADIO DI MARCONI? UNO SBAGLIO GROSSOLANO CHE SI RIVELÒ GENIALE – LA TEORIA DI EINSTEIN SECONDO CUI L’UNIVERSO DOVEVA ESSERE STAZIONARIO E I “CANALI” DI SCHIAPARELLI CHE PROVAVANO LA VITA SU MARTE – TUTTI GLI “ERRORI GALATTICI” DELLE GRANDI MENTI, PERCHÉ SENZA ERRORI LA SCIENZA NON PROGREDIREBBE

Eleonora Barbieri per “il Giornale”

 

LUCA PERRI

Nessuno ama pubblicizzare i propri sbagli, figuriamoci gli scienziati. Questione di reputazione, propria e della disciplina. Invece Luca Perri, astrofisico e divulgatore (sue le conferenze al Planetario di Milano, per esempio) la pensa all' opposto: sbagliare è scientifico, nel senso che è proprio della scienza, le appartiene a tal punto che, senza errori, non progredirebbe.

 

E anche rendere pubblica la cantonata, nella sua visione, è tutt' altro che un danno: può essere «un bene per tutti», perché anche i giovani, aspiranti scienziati si renderanno conto che, se non hanno successo subito, e nemmeno nel giro di qualche anno, questo non è un buon motivo per desistere.

albert einstein

 

Questo vale per la scienza (per la quale è parte integrante del metodo, dice Perri) ma, più in generale, nella vita: e sottolinearlo, in un mondo in cui il desiderio di apparire perfetti agli occhi degli altri è così forte da diventare una necessità, non è così irrilevante, soprattutto se ci si rivolge, come fa Perri, a un pubblico di ragazzi.

 

Riflettere sulla fallibilità, prenderne atto, non nasconderla sotto il tappeto, ha tre vantaggi, secondo Perri: fa apprezzare ancora di più «l' importanza del metodo scientifico»; «porta a capire più profondamente il lavoro svolto dai ricercatori» e addirittura «a scoprire che anche dagli errori peggiori, spesso, possono derivare scoperte incredibili e fondamentali».

ERRORI GALATTICI LUCA PERRI

 

E questo è il cuore della questione, e anche del libro di Perri, Errori galattici (DeAgostini, pagg. 192, euro 15,90, illustrazioni di Tuono Pettinato), in cui l' astrofisico porta a sostegno della sua tesi una serie di esempi clamorosi di sbagli da parte di grandi scienziati del passato; sbagli che, però, per vie traverse e imprevedibili, possono fare approdare a soluzioni sbalorditive.

 

Jules Verne, grande cantore di avventure (non solo della mente...), già lo aveva chiaro, perché sapeva che la scienza è fatta di errori, ma di errori che è bene commettere perché a poco a poco conducono alla verità.

 

Quindi la paura di sbagliare andrebbe lasciata fuori, dalle aule scolastiche e dai laboratori, dalle università e dalle biblioteche. Per esempio, perfino Einstein commise degli errori. A un certo punto pensò di avere dimostrato la non esistenza delle onde gravitazionali, che lui stesso aveva previsto; salvo poi correggersi da solo, cosicché i suoi colleghi sono andati avanti a cercare le onde, finché non le hanno effettivamente trovate, tre anni fa (una scoperta che è valsa il Nobel a Kip Thorne, Barry Barish e Rainer Weiss nel 2017).

jules verne immortalato da nadar

 

Ancora, Einstein introdusse nella sua teoria la famosa costante cosmologica, perché l' universo, a parere suo, doveva essere stazionario; e invece si scoprirà che l' universo si espande, solo che lo fa in modo accelerato, e quindi, in qualche modo, la costante (sbagliata) sarà «ripescata».

 

Fra gli epic fail più divertenti c' è quello di Giovanni Schiaparelli, giovane direttore dell' Osservatorio di Brera: nel 1862 è un ingegnere di 27 anni che una sera, fissando Marte con il suo telescopio, scopre dei «canali naturali» sul pianeta. Li studia per tredici anni, nel corso dei quali, grazie a imprecisioni (sue e dei giornalisti...) e a traduzioni improprie, oltre che a una buona dose di sensazionalismo, la sua (non) scoperta diventa la prova della di vita su Marte.

 

GIOVANNI SCHIAPARELLI 1

In pratica, la svista di Schiaparelli apre la caccia ai marziani, e la strada delle grandi missioni spaziali. Grazie a un errore grossolano e a una tenacia inossidabile, Guglielmo Marconi riesce a fare viaggiare i suoi segnali radio attraverso l' oceano Atlantico: è il 1901 quando da Poldhu, punta estrema della Cornovaglia, alcuni rumorini, che poi sarebbero la lettera «S» dell' alfabeto Morse, raggiungono St. John, sull' isola canadese di Terranova.

 

Ma, per le conoscenze fisiche dell' epoca, non avrebbero dovuto, né potuto... Però Marconi non si è mai arreso. Giura Perri che «errare è umano, perseverare è scientifico». Da geni, a volte.

 

Giovanni Schiaparelli

 

GIOVANNI SCHIAPARELLI

Nel 1862, a Brera, con il suo telescopio Schiaparelli osserva delle linee e delle curve sulla superficie di Marte: sembrano canali scavati dai fiumi. In America però la scoperta (in realtà frutto di un errore visivo, la pareidolia) è tradotta con «canal», canali artificiali: cioè prodotti dall' uomo. Parte la caccia ai marziani...

 

Boris V. Derjaguin

 

È il 1962 quando un chimico russo, Nikolai Fedyakin, in laboratorio «scopre» il quarto stato dell' acqua. Il potente «barone» della Chimica russa Boris V. Derjaguin si appropria subito della «scoperta», che per anni suscita entusiasmi clamorosi nella comunità scientifica. Fino a che sarà clamorosamente smentita.

 

Albert Michelson

 

guglielmo marconi

Come si propaga la luce? Attraverso l' etere, sostiene a fine '600 Christiaan Huygens.

Fra i molti che cercheranno di provarne (sbagliando) l' esistenza, c' è Albert Michelson, che inventa nuovi modi per misurare la velocità della luce. L' etere non lo trova... Ma riceverà un Nobel per la fisica.

 

Albert Einstein

 

ALBERT MICHELSON

Vari gli errori di uno dei più grandi geni di sempre: pur avendo contribuito alla nascita della meccanica quantistica, Einstein si oppose alla teoria. Così come si è rivelata falsa la costante cosmologica; mentre sulle onde gravitazionali (prima ipotizzate, poi negate) si corresse da solo.

 

Guglielmo Marconi

guglielmo marconi

 

Nel 1901 Marconi si convince di poter fare viaggiare le onde radio attraverso l' oceano Atlantico. Le onde viaggiano in linea retta, e la Terra è rotonda, ma Marconi tenta comunque. E ce la fa. Ha ragione? No, ma nessuno, allora, sa dell' esistenza della ionosfera intorno alla Terra...

PERCIVAL LOWELL

 

Percival Lowell

 

Nel 1915 predice l' esistenza di un altro pianeta dietro Urano e Nettuno, studiando le differenze fra le posizioni previste e quelle osservate dei due pianeti. Quel pianeta - Plutone - sarà effettivamente scoperto, quasi nella posizione prevista, ma per caso: i calcoli di Lowell erano errati.

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