DIVERSAMENTE UMANI – LA TRAGEDIA DEI ROHINGYA, MINORANZA MUSULMANA IN BIRMANIA, NON SMUOVE IL NOBEL SUU KYI E IL DALAI LAMA LA PIZZICA: “POTREBBE FARE QUALCOSA” – IN BIRMANIA SI VOTA E LA SUU KYI NON VUOLE BRUCIARSI SU UNA CAUSA IMPOPOLARE

Alessandro Ursic per “la Stampa”

 

obama e aung san suu kyiobama e aung san suu kyi

I barconi di migranti Rohingya in fuga dalla sua Birmania, quei corpi emaciati, le fosse comuni: scene a cui Aung San Suu Kyi ha assistito senza dire niente. E ieri è arrivata anche la bacchettata del Dalai Lama: «Potrebbe fare qualcosa», ha detto l’altro Nobel per la Pace raccontando i distinguo della Signora sull’odissea della minoranza musulmana perseguitata da frange di buddisti. Lo dicono in tanti da tempo, constatando amaramente il passaggio dalla Suu Kyi «santa» a quella «politica» di fronte all’esplosiva questione dei Rohingya e al dilagante razzismo nella «nuova Birmania».

 

barack obama incontra aung san suu kyi 6barack obama incontra aung san suu kyi 6

A riferire gli attriti fra i due Nobel è il quotidiano «The Australian» che ha riportato alcune conversazioni private fra i due. Il Dalai Lama ha ricordato che Suu Kyi di fronte alle sue sentite preoccupazioni ha fatto dei distinguo, spiegando che «le cose non sono semplici ma molto complicate». «Non è sufficiente chiedersi “Come aiutare queste persone?”. Ultimamente l’umanità manca di preoccupazione per le vite degli altri», ha aggiunto il Dalai Lama.

 

barack obama incontra aung san suu kyi 5barack obama incontra aung san suu kyi 5

Dopo gli almeno 300 morti dei pogrom nel 2012, mentre bande armate di buddisti davano la caccia ai musulmani, tutto quello che Suu Kyi ebbe da dire fu un appello «a rispettare la legge e l’ordine». Rivolto a entrambe le parti, mentre 140 mila Rohingya languivano in squallidi campi per sfollati, dove vivono tuttora. E la situazione oggi è persino peggiore.

 

In tre anni, almeno 120 mila Rohingya si sono avventurati su carrette del mare sognando di raggiungere la Malaysia, musulmana come loro e bisognosa di manovalanza. Ma anche crudele fine del viaggio per chissà quante anime: nella giungla al confine con la Thailandia nelle ultime due settimane sono state trovate 139 fosse, anche multiple. Con ogni probabilità, i resti di centinaia tra questi migranti che l’Onu definisce «una delle minoranze più perseguitate al mondo».

 

Il Dalai Lama con Matthieu Ricard Il Dalai Lama con Matthieu Ricard

La loro odissea ha inizio nell’Ovest della Birmania, dove oltre un milione di Rohingya non ha cittadinanza, libertà di movimento, diritto all’istruzione e alle cure mediche. I recenti sviluppi nel Sud-Est asiatico - i barconi di disperati respinti, ora i cadaveri - hanno reso evidente come neanche all’estero non li voglia nessuno. Pelle scura, denutriti, musulmani e quindi percepiti come minacciosi: un diplomatico birmano li definì «brutti come orchi».

 

Nella Thailandia buddista, fiumi di commenti razzisti travolgono chi oggi predica compassione. I trafficanti li tenevano come schiavi o prigionieri, lasciandoli proseguire per la Malaysia solo quando arrivava il riscatto dalle famiglie. Abusi andati avanti finché Bangkok - per paura delle sanzioni occidentali - ha detto basta, con la conseguenza che gli scafisti hanno iniziato ad abbandonarli in mare.

 

ROHINGYAROHINGYA

Le discriminazioni in patria non sono nuove. Nello stato birmano di Rakhine, i buddisti si guardano in cagnesco con i Rohingya da decenni, con periodiche ondate di violenza. Ma oggi c’è un clima da pulizia etnica: i Rohingya sono privati della loro stessa identità, ridotti a «bengalesi» clandestini da bloccare prima che il sorpasso demografico nel Rakhine si compia. I buddisti e le autorità, con il supporto di influenti monaci, ostacolano le ong che portano soccorso, e la dirompente intolleranza anti-musulmana si è estesa al resto del Paese.

ROHINGYAROHINGYA

 

La Birmania riconosce 135 gruppi etnici ma non ne vuol sapere dei Rohingya e per anni i Paesi della regione hanno chiuso entrambi gli occhi, ma il silenzio che ha fatto più rumore è quello di una presunta paladina dei diritti umani come Suu Kyi. Si dice che non prenda posizione perché «schierarsi» con i Rohingya sarebbe un suicidio politico in un anno di elezioni. Ma c’è chi pensa ormai che, da aristocratica birmana qual è, anche lei li consideri estranei al tessuto nazionale. E il paradosso è che, anche stando zitta, in Birmania la «Signora» si è già giocata consensi: non fomentando l’odio, è considerata troppo «soft» verso i musulmani.

ROHINGYAROHINGYA

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA DI VEDERE CHE FINE FARÀ L’ESPOSTO DI CASTAGNA ALLA CONSOB: ORCEL ORA HA DUE STRADE DAVANTI A SÉ – PER FAR SALTARE L'ASSALTO DI UNICREDIT, L'AD DI BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, SPERA NELLA "SENSIBILITA' POLITICA" DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, EX MINISTRO IN QUOTA LEGA – IL NERVOSISMO ALLE STELLE DI CASTAGNA PER L’INSODDISFAZIONE DI CALTAGIRONE - LA CONTRARIETA' DI LEGA E PARTE DI FDI ALLA COMPLETA ASSENZA IN MPS - LE DIMISSIONI DEI 5 CONSIGLIERI DEL MINISTERO DELL'ECONOMIA DAL “MONTE”: FATE LARGO AI NUOVI AZIONISTI, ''CALTARICCONE" E MILLERI/DEL VECCHIO - SE SALTA L'OPERAZIONE BPM-MPS, LA BPER DI CIMBRI (UNIPOL) ALLA FINESTRA DI ROCCA SALIMBENI, MENTRE CALTA E MILLERI SAREBBERO GIA' ALLA RICERCA DI UN'ALTRA BANCA PER LA PRESA DI MEDIOBANCA-GENERALI...

pier silvio marina berlusconi fedele confalonieri

DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA LASCIATO DAL TRAMONTO DI GIANNI LETTA (L'UOMO PER RISOLVERE PROBLEMI POLITICI) E DALL'USCITA DI SCENA DI GINA NIERI, EX MOGLIE DI PAOLO DEL DEBBIO, PUPILLA DI CONFALONIERI, ADDETTA AI RAPPORTI ISTITUZIONALI DI MEDIASET) - FUORI NIERI, IN PANCHINA LETTA, GLI STAFF DEI FIGLI DI SILVIO STANNO FACENDO DI TUTTO PER PRIMEGGIARE. TRA I PIÙ ATTIVI E AMBIZIOSI, SI SEGNALA IL BRACCIO DESTRO DI “PIER DUDI”, NICCOLÒ QUERCI - COME MAI OGNI SETTIMANA CONFALONIERI SI ATTOVAGLIA DA MARTA FASCINA? AH, SAPERLO...