CHE FA, CONCILIA? PRIMA MULTA AL MONDO PER “GUIDA CON GOOGLE GLASS” (E SI SCATENA LA POLEMICA)

Giuseppe Guastella per il Corriere della Sera


La lepre tecnologica corre veloce e lascia dietro di sé le leggi che non riescono ad adeguarsi al suo sviluppo esponenziale. È per questo che la californiana Cecilia Abadie guadagna un record mondiale: è la prima persona al mondo ad essere stata multata per aver guidato indossando i Google Glass, gli occhialini supermoderni sogno ancora irrealizzabile di milioni di persone che attendono impazienti che vengano messi sul mercato.

Andava a circa 70 miglia all'ora (oltre 110 km/h) Cecilia, una giovane uruguaiana di Montevideo diventata cittadina americana da poco e che lavora come manager in un'azienda di San Diego. Guidava serena, e forse troppo concentrata su altro, in un tratto in cui il limite di velocità era di 65 miglia (105 km/h), quando una pattuglia della polizia l'ha fermata per eccesso di velocità. Mentre provava a convincere il poliziotto a non farle la multa, l'agente l'ha fissata in volto, scrutandola sempre più approfonditamente, finché non le ha chiesto se quelli che aveva sul naso erano i famosi Google Glass.

Cecilia ha risposto di sì, anche con un tantino di orgoglio. Infatti lei è una dei diecimila fortunati americani che stanno testando gli occhialini dell'azienda di Mountain View prima che arrivino nei negozi di elettronica e pc. Anzi, sul suo profilo, guarda caso, di Google+, la sudamericana ama addirittura definirsi una Glass Explorer, come se stesse nel mezzo di una impresa avventurosa.

Secondo la legge della California e di un altro paio di Stati americani, chi guida non può aveva acceso di fronte a sé alcun monitor o tv che non sia quello del navigatore satellitare o della radio o lo schermo che riporta i dati connessi all'autoveicolo e al suo funzionamento. Chi trasgredisce questa regola rigida rischia una multa per guida distratta.

Ma i Google Glass cosa sono? Possono essere o no considerati uno schermo? Si tratta di un paio di occhiali che funzionano come videocamera, hanno microfono e una lente che fa da visore sulla quale vengono proiettati i dati e le immagini in modo da avere una serie di informazioni, anche grazie a un collegamento a internet.

Tutto proprio di fronte agli occhi, mentre si è impegnati a camminare o a fare qualunque altra cosa, anche guidare una macchina. Non un vero monitor, ma un qualcosa che ci si avvicina molto, secondo il solerte poliziotto che ha fermato Cecilia Abadie.

«Sono illegali o il poliziotto è in errore?» ha scritto la donna sulla sua pagina di Google+. A questo scopo, e per avere solidarietà, ma soprattutto consigli, Cecilia Abadie ha postato anche un'immagine della contravvenzione. Comprese le iniziali del nome e del cognome del severo poliziotto. E non si arrende, dice. La donna vuole andare fino in fondo alla questione: «Sono profondamente confusa, ma piacerebbe chiarire questa storia per me e per la comunità dei Glass explorer», che poi sarebbero coloro che stanno testando gli occhialini ai quali, presto, si aggiungeranno altri 30mila frementi volontari.

Sono centinaia le persone che fino ad ora l'hanno incitata ad andare avanti per contestare la contravvenzione, qualcuno anche dispensando consigli, come dichiarare che gli occhiali erano spenti, che non li stava usando e così via con le giustificazioni. Ma questo, comunque, non le eviterebbe di comparire davanti a un giudice. «Alcuni avvocati si sono offerti di aiutarmi», ha dichiarato al Washington Post . Forse tra loro ci sono alcuni in cerca della popolarità che la donna ha già raggiunto.

 

 

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