bossetti yara

IL FANTASMA BOSSETTI E I MISTERI DEL CASO YARA: LA RAGAZZINA E’ USCITA VIVA DALLA PALESTRA? - LE AMICHE DI YARA HANNO GIURATO DI NON CONOSCERE IL MURATORE - CHI ERA QUELL’UOMO CALVO SUL LUOGO DEL RITROVAMENTO CHE SCAPPO’ QUANDO VIDE LA POLIZIA? (DI SICURO NON BOSSETTI)

massimo bossettimassimo bossetti

Giangavino Sulas da “www.oggi.it”

 

Yara è uscita viva dalla sua palestra? Ecco un altro dubbio senza risposta. Nessuno sa se la sera del 26 novembre 2010 Yara ha imboccato i 700 metri di strada che dividono il centro sportivo da casa sua. E se fosse scomparsa all’interno della palestra? Chi può dimostrare il contrario? Da tempo questo dilemma era un tarlo che disturbava i pensieri di chi difende Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio della giovanissima ginnasta. Oggi è diventato un buco dell’inchiesta perché nessuno ha visto Yara uscire dalla palestra. 

 

OGGI YARA 1OGGI YARA 1

Malgrado il via vai di adulti e ragazzi a quell’ora, nessuno l’ha notata attraversare i vialetti del centro sportivo, varcare il cancello d’ingresso, arrivare all’angolo di via Morlotti per entrare in via Rampinelli, verso casa. In cinque anni di indagini non è comparso un solo testimone.

 

È stato fortunato l’assassino o la storia di questo crimine è da riscrivere? E poi: potrebbe esistere una relazione tra l’ipotesi che Yara non sia mai uscita dalla palestra e le reticenze, gli infiniti «non ricordo», delle sue istruttrici e delle amiche più care? È dietrologia o loro sanno qualcosa?

 

TROPPI SILENZI 

yara gambirasioyara gambirasio

Come può Martina Dolci, oggi 18 anni, la ragazza che la mamma di Yara ha definito «l’amica del cuore» di sua figlia, aver dimenticato che è stata lei, alle 18.44 del 26 novembre 2010, a ricevere l’ultimo messaggio di Yara? Come può non ricordare che alle 18.25 di quella tragica serata, ha inviato l’ultimo sms all’amica per chiederle a che ora dovessero trovarsi per la gara della domenica?

OGGI YARAOGGI YARA

 

Come spiegare la raffica di «non ricordo» (15 in una sola udienza) di Silvia Brena, l’unica persona, oltre a Bossetti, ad aver lasciato il suo profilo genetico sul piumino di Yara? Ha dimenticato tutto di quella sera la bella istruttrice che, invece, in un verbale del 14 dicembre 2010 ai Carabinieri aveva dichiarato di essere entrata in palestra alle 18.30 mentre le colleghe Daniela, Laura e Ilaria tenevano la loro lezione e di aver notato Yara «vestita in borghese senza tuta ginnica seduta accanto a Ilaria»? 

 

yara gambirasio con le amicheyara gambirasio con le amiche

Nello stesso verbale, qualche pagina dopo, Silvia Brena, si smentisce: «Voglio precisare che sono venuta a conoscenza della presenza di Yara in palestra solo dopo la scomparsa della stessa, direttamente da Laura Capelli, quando mi ha avvisato del suo mancato rientro a casa».

 

Ma allora: ha visto Yara o ha saputo da un’amica che era stata in palestra? «Non ricordo». Non ricorda neppure dove è stato trovato il corpo della ragazza e ha dimenticato che la sera del 26 novembre è stata vista ballare alle «Sabbie mobili», la discoteca di fronte al campo di Chignolo.

 

«Io l’ho incontrata» Anche Laura Capelli era una maestra di Yara e anche lei quando ha testimoniato non ricordava. «Sa, è passato tanto tempo…», ha detto. Non hanno avuto vuoti di memoria, invece, due supertestimoni che hanno messo in crisi l’accusa. Il primo è l’ultima persona ad aver visto Yara viva, nell’atrio della palestra, non fuori. E non alle 18.30 come si è sempre sostenuto, ma fra le 18.40 e le 18.45: «Anzi», ha precisato, «più vicino alle 18.45». Il secondo è l’aeromodellista che ha trovato il corpo di Yara nel campo di Chignolo il 26 febbraio 2011.

 

Fabrizio Francese, compagno della mamma di Ilaria, una ragazza che seguiva i corsi di ginnastica, tornava da Milano la sera del 26 novembre 2010. Davanti alla Corte ha ricordato gli orari come un bancario svizzero: «A Milano ho preso il treno delle 17.39. Sono arrivato alla stazione di Ponte San Pietro alle 18.24.

i genitori di yara gambirasioi genitori di yara gambirasio

 

Dieci minuti dopo, alle 18.34, mi ha chiamato la mia compagna per chiedermi di andare a prendere Ilaria in palestra. Sono salito in auto, (l’avevo lasciata davanti alla stazione), e sono corso a Brembate. Ho impiegato meno di 10 minuti. Sono entrato. Nell’atrio, all’altezza della colonna che fa da bacheca, l’ho incrociata. Io entravo, lei andava verso l’uscita. “Ciao Yara”, l’ho salutata. Lei mi ha risposto con un sorriso». 

 

«Ma l’ha vista uscire?», gli hanno chiesto. «No. Avrei dovuto voltarmi e non l’ho fatto. Ma non ho sentito sbattere la grande porta a vetri». L’ha vista andare da un’altra parte? «No. Se l’avesse fatto probabilmente con la coda dell’occhio l’avrei notata». Che ore erano? «Fra le 18.40 e le 18.45. Più vicino alle 18.45». Nel parcheggio c’era qualcosa di sospetto? «No. Non ho visto furgoni, camioncini o persone strane. Era tutto tranquillo». Conosce Bossetti? «Mai visto in vita mia». Ecco il vero fantasma in questo processo: Massimo Bossetti. Tutti, dai genitori e la sorella di Yara, alle maestre e alle amiche, hanno giurato di non conoscerlo.

BOSSETTIBOSSETTI

 

Ma se Yara non è uscita dalla palestra dove è andata? Aveva due alternative: alla sua sinistra, c’è l’ingresso degli spogliatoi e alla sua destra, quello dei bagni. Furono controllati? Furono cercate tracce di Yara? Non risulta. Tutti convinti, malgrado non ci fosse un solo testimone, che fosse stata rapita lungo la strada di casa. 

 

I 10 MINUTI DEL MISTERO

 

Ma con le dichiarazioni di Fabrizio Francese, i tempi si restringono, quasi si dimezzano perché vanno incrociati con la relazione della Vodafone. La compagnia telefonica, a mezzanotte e dieci del 27 novembre, comunicò ai Carabinieri di Ponte San Pietro, che il cellulare di Yara si era spento alle 18.55. Dieci minuti dopo l’ultimo avvistamento. Il buco nero che l’inchiesta non è riuscita a coprire è in questo breve spazio di tempo. In 10 minuti Yara è sparita senza lanciare un urlo, chiedere aiuto, tentare una difesa o la fuga malgrado fosse un’atleta agile e forte, e senza che nessuno la vedesse, in un’ora di punta, uscire dalla palestra. 

 

L’altro testimone è Ilario Scotti: con il suo aereoplanino era un habitué del campo di Chignolo. Ci andava due giorni alla settimana. A gennaio e febbraio 2011, c’era stato una decina di volte. Non aveva mai notato nulla, ne avvertito cattivi odori. Eppure doveva esserci il corpo di Yara in decomposizione. 

 

CHI È L’UOMO CHE SCAPPÒ?

 

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L’aeromodellista poi ha rivelato qualcosa che può mettere in difficoltà l’accusa: «Quando ho perso il mio aereoplanino ho impiegato almeno 10 minuti per ritrovarlo perché quel campo fangoso era infestato da rovi e cespugli pieni di spine che si conficcavano nelle gambe e mi impedivano di camminare. Ho fatto tanti giri prima di ritrovare il mio modellino e in quel punto ho scoperto il corpo di Yara. Ho chiamato la Polizia che è arrivata dopo 15 minuti. Durante l’attesa, ai bordi del campo, un uomo misterioso sulla cinquantina, calvo, in piedi su un panettone di cemento, non mi ha mai perso di vista, salvo poi fuggire quando ha sentito le sirene della Polizia». 

 

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Chi era? Cosa voleva? Sapeva del corpo di Yara? Una cosa è certa: dalla descrizione non sembra Bossetti. I suoi difensori si sono fregati le mani: a questo punto non regge il teorema che Yara abbia tentato di sfuggire al suo aguzzino correndo nel campo pieno di fango e rovi, con le scarpe slacciate. Avrebbe perso gli scarponcini e i suoi vestiti si sarebbero strappati. «Il corpo di Yara è stato portato a Chignolo pochi giorni prima del ritrovamento», sostiene il criminologo Ezio Denti. «Lo dimostra anche la natura delle ferite. Sono state fatte su un corpo esanime, senza reazioni. Non su un corpo che correva». 

bossetti moglie 5bossetti moglie 5YARA GAMBIRASIO - MASSIMO BOSSETTI YARA GAMBIRASIO - MASSIMO BOSSETTI

 

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