FATEVI UNA DOMANDA: PERCHE’ LUCA TRAINI PER TANTA GENTE E’ DIVENTATO UN EROE? - AL SUO ARRIVO IN CARCERE E’ STATO APPLAUDITO DAGLI ALTRI DETENUTI, SUI SOCIAL VIENE ELOGIATO - IL SUO AVVOCATO VIENE FERMATO IN STRADA DA PERSONE CHE SOLIDARIZZANO CON IL NAZI-VENDICATORE (CHE RISCHIA UNA CONDANNA A 15 ANNI)
1 - TRAINI IN CARCERE ACCOLTO COME UN EROE
Fra.Gri. per “la Stampa”
Lo hanno applaudito al passaggio per i corridoi del carcere, Luca Traini. I detenuti italiani, ovviamente, non tutti. E lui s' è impettito. Orgoglioso di quello che ha fatto. Altro che «gesto folle di un fascista che ha infangato il tricolore», come sosteneva ieri il ministro Andrea Orlando, in visita ai feriti di Macerata. No, Traini per tanti è ormai un eroe.
Sembra davvero aver scoperchiato i sentimenti più segreti di una parte d' Italia, questo naziskin dall' aria truce. In tanti solidarizzano.
ARMA UTILIZZATA DA LUCA TRAINI
Non soltanto sui social, ma anche nelle strade. E il suo avvocato Giancarlo Giulianielli è il primo a esserne sbalordito. Due giorni fa l' ha chiamato un normale cittadino da una cittadina della civile Toscana, e ha chiesto come fare a collaborare alle spese della sua difesa. Anche diversi gruppi dell' estrema destra dichiarano di essere pronti a pagarne le spese legali. Giulianielli, correttamente, ha informato il suo assistito di queste iniziative. Gli ha chiesto: che vuoi fare? E Traini, che si è detto onorato di riscuotere tanto consenso, ha risposto: «Che diano tutto alle famiglie bisognose. Ma che siano famiglie italiane».
Si sentono i suoi dieci anni di militanza nei gruppi più estremi, quelli che già da tempo fanno raccolte di cibo a favore dei poveri, alla maniera dei neonazisti greci di Alba Dorata. Al sostituto procuratore Stefania Ciccioli, Traini ha raccontato la sua vita di adolescente emarginato e triste, con una difficile storia familiare, che a 17 anni trovò finalmente un gruppo dove sentirsi spalleggiato. La sua prima manifestazione, un raduno di Forza Nuova ad Ascoli. Ma poi di queste iniziative ce ne sono state tante. L'innamoramento per la Lega e per Matteo Salvini è storia recente.
Brutti sporchi e cattivi, in genere i naziskin si vantano di essere diversi dalla brava gente borghese. Traini non fa eccezione. Sulle nocche delle mani si era fatto tatuare la parola inglese «Outcast». Significa: emarginato. Così come farsi tatuare sulla tempia la runa celtica: a un certo punto ha intrapreso un percorso di non ritorno. E se ora in tanti a Macerata s'interrogano su come sia stato possibile, Luca Traini evidentemente aveva varcato la sua linea d'ombra.
INNOCENT OSEGHALE MACERATA LUCA TRAINI
Non per caso, se fino a un anno fa in palestra lo chiamavano «Big John» e lui ci stava a questo ruolo abbastanza inoffensivo, e con gli amici il massimo dell'esagerazione era mangiare 10 hamburger al fast food, ora aveva preso a farsi chiamare «Lupo». Un percorso verso il precipizio che in palestra era stato ben percepito. La storia era davvero diventata un'altra. E ora? «Siccome si sente orgogliosamente un emarginato tra gli emarginati - racconta il suo legale - dice che il carcere non gli sta stretto. Anzi, lo sente come se fosse casa sua». Un successo.
2 - IL PISTOLERO DI MACERATA RISCHIA 15 ANNI
Simona Pletto per “Libero Quotidiano”
Rischia oltre quindici anni di carcere Luca Traini, il 27enne accusato di strage aggravata da motivi razziali. Il suo legale Giancarlo Giulianelli presto nominerà i suoi periti per una perizia psichiatrica sul nazi-giustiziere 27enne che sabato mattina, per due ore, ha sparato a tutti i migranti africani che gli sono capitati sotto tiro, ferendone sei.
L'avvocato punta a chiarire se il suo cliente, al momento del fatto, era capace totalmente o in parte di intendere e volere. Nel primo caso potrebbe essere rinchiuso in una apposita struttura, nel secondo invece beneficerebbe di uno sconto di pena. Diversamente lo aspetterebbe una dura condanna: 15 anni per strage, cui va sommata la pena per l' aggravante dei motivi razziali.
Intanto ieri il legale ha presentato l' istanza per le visite in carcere dei genitori e del fratello. Sempre ieri il ministro Orlando ha fatto tappa a Macerata, per visitare i feriti ricoverati in ospedale (uno di questi, dimesso e tornato per un' infezione a una gamba, è poi fuggito); nessuna visita invece alla mamma di Pamela. La tensione sui due casi mediatici a Macerata resta alta.
«Nessun rischio di scarcerazione». Così il procuratore capo di Macerata Giovanni Giorgio, dopo le polemiche sollevate per la probabile uscita dal carcere di Ancona di Innocent Oseghale, il 29enne nigeriano accusato ora solo di vilipendio e occultamento di cadavere e non più di aver ucciso la 18enne Pamela Mastropietro. In effetti la decisione del gip, che ha disposto la misura cautelare manifestando anche l' intenzione di voler trasferire ai domiciliari l' indagato (sistemazione non adottata martedì solo perché Oseghale non disponeva di un domicilio idoneo), ha sollevato forti reazioni politiche.
Il sindaco Romano Carancini ha annunciato di voler stoppare qualsiasi manifestazione a Macerata. Ieri, intanto, si sono svolti nuovi esami autoptici e tossicologici sul cadavere di Pamela, per stabilire le esatte cause della morte. Si tratta di analisi uniche e irripetibili, mirate a comprendere se la 18enne, il cui cadavere è stato fatto a pezzi sistemati in due trolley, sia morta per una overdose o per cause diverse.Gli inquirenti stanno cercando così di far luce sulle reali responsabilità del pusher nigeriano 29enne Oseghale, e ora anche sul suo amico connazionale.
Per la morte di Pamela restano indagati i due nigeriani, che sulle ultime ore di vita della ragazza, fuggita da una comunità per tossicodipendenti, hanno fornito agli inquirenti versioni contrastanti. Nella casa degli orrori sono state trovate tracce di sangue e diversi coltelli, ma per il gip manca la prova certa dell' omicidio. «L' ho vista stare male e sono scappato», ha dichiarato Oseghale. «Non conosco Pamela, non l' ho uccisa, in quella casa non sono mai entrato». Ha detto invece l' amico Desmond Lucky.