sinisa mihajlovic

FORZA SINISA - COME STA MIHAJLOVIC? L’ALLENATORE DEL BOLOGNA DOVRÀ ANDARE DI NUOVO IN OSPEDALE DOPO CHE GLI ULTIMI ESAMI HANNO EVIDENZIATO IL RISCHIO DELLA RICOMPARSA DELLA LEUCEMIA MIELOIDE CHE L'AVEVA COLPITO QUASI TRE ANNI FA: NE PARLÒ PER LA PRIMA VOLTA IL 13 LUGLIO 2019 - POI IL TRAPIANTO DI MIDOLLO, IL RITORNO E ORA IL PERICOLO RICADUTA - DAGLI EX COMPAGNI AGLI AVVERSARI, TUTTO IL MONDO DEL CALCIO GLI HA DEDICATO UN PENSIERO...

1 - UN MARE DI AFFETTO PER IL MISTER: «E ORA VINCIAMO ANCHE QUESTA»

Salvatore Riggio per “Il Messaggero

 

sinisa mihajlovic 3

Sport e politica abbracciano Sinisa Mihajlovic, dopo la conferenza stampa a sorpresa nella quale ha annunciato il ritorno della malattia. Così come accadde il 13 luglio 2019 quando il tecnico del Bologna raccontò tra le lacrime di dover lottare contro la leucemia mieloide acuta. Tanto da essere costretto al trapianto di midollo il 29 ottobre 2019. «Forza mister», è stato il tweet della Lega serie A e del Bologna, sua attuale squadra.

 

sinisa mihajlovic 2

Solidarietà è stata espressa via social dai suoi ex club, come Inter, Sampdoria e Lazio: «Sinisa, non mollare mai. Siamo al tuo fianco anche in questa nuova battaglia!», si legge in quello biancoceleste.

 

O anche Roma, Napoli e Udinese. Senza dimenticare le società che ha allenato, come Milan («Ti siamo vicini in questo momento delicato, forza Sinisa!») e Torino («Caro Sinisa, ti pensiamo e ti siamo vicini con grande affetto. Un abbraccio forte»).

 

Invece, è bastata un'immagine a Josip Ilicic, fantasista dell'Atalanta, per mostrare la sua vicinanza a Mihajlovic. Lo sloveno, assente dai campi per problemi personali che ogni tanto tornano a tormentarlo, ha pubblicato una foto di un abbraccio con il tecnico in occasione di un Bologna-Atalanta.

 

sinisa mihajlovic 2

Infine, la politica. Dal sindaco di Bologna, Matteo Lepore, al presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini («Dai Sinisa, vinciamo anche questa»), passando per Pier Ferdinando Casini, senatore e noto tifoso del Bologna: «Come allenatore, Mihajlovic si può discutere. Come uomo si può solo ammirare. Forza Sinisa!». Tutti sono vicini a Mihajlovic.

 

2 - FORZA SINISA

Andrea Sorrentino per “Il Messaggero

 

«Non mi nascondo, gioco a viso aperto». È anche per non voler chiamare sempre le cose col loro nome, per l'umano desiderio di alleggerire il tumulto del cuore, che Sinisa procede per metafore, mentre racconta che il male si è ripresentato.

 

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E non ci si può fare niente, dato che il percorso della vita «è fatto di discese, salite, rettilinei e curve. A volte si incontrano buche improvvise, si può cadere, ma c'è la forza per rialzarsi e intraprendere il cammino».

 

E pochi lo sanno quanto lui: ha trascorso 53 anni di una vita che è già un romanzo d'appendice, e questo è un nuovo dannatissimo capitolo. Quindi armarsi di nuovo, farsi scudo e corazza, prenderle e restituirle, combattere come sempre, che alla fine ne vale sempre la pena.

 

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Vita da Sinisa Mihajlovic, calciatore, allenatore, marito di Arianna, padre di cinque figli, da poco anche nonno, cittadino onorario di Bologna e tecnico del club rossoblù. Con di fianco il ds Riccardo Bigon, in un sabato mattina qualunque di sosta del campionato, Sinisa annuncia che gli ultimi esami hanno evidenziato «il rischio della ricomparsa della malattia», la leucemia mieloide che l'aveva colpito quasi tre anni fa, ne parlò per la prima volta il 13 luglio 2019.

 

LE ANALISI

Una di quelle malattie, e qui la metafora lascia il campo al Sinisa di sempre, parole dirette e a denti stretti, «subdole e bastarde». All'epoca, nell'autunno 2019, fu necessario un trapianto di midollo, il decorso fu ottimo, Mihajlovic tornò in panchina dopo poche settimane, condusse in porto la stagione e pure quella successiva.

 

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Ora le analisi avrebbero evidenziato alcuni campanelli d'allarme, quindi stavolta Sinisa dice che non giocherà «in tackle scivolato sull'avversario lanciato, come l'altra volta, ma d'anticipo», insomma si dovrà sottoporre a terapie per eliminare sul nascere il problema.

 

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Sarà ricoverato da dopodomani, per qualche settimana, in un padiglione dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, la stessa struttura in cui è stato curato nel 2019 e seguito in questi anni. E tanto peggio per la malattia: «Se non le è bastata la prima lezione, gliene darò un'altra».

 

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Si sente più forte rispetto a quella volta: «Al contrario di due anni e mezzo fa, quando a stento sono riuscito a trattenere le lacrime, questa volta mi vedete più sereno. So cosa devo fare, la situazione è diversa e spero i tempi siano brevi. Farò di tutto per renderli ancora più veloci, ma dovrò sicuramente saltare alcune partite».

 

Come l'altra volta, avrà la possibilità di seguire anche gli allenamenti dall'ospedale, dando consigli ai assistenti Di Leo, Tanjga e Baldi, quindi in qualche modo starà vicino alla squadra.

 

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Che è dodicesima in campionato, curiosamente la stessa posizione che ha ottenuto alla fine dei due campionati precedenti con Mihajlovic alla guida. I giocatori, all'annuncio, sono apparsi molto scossi.

 

Non è nemmeno un periodo roseo per il Mihajlovic allenatore, anzi nelle ultime settimane la panchina del tecnico era data per scricchiolante, la città si era divisa su di lui, pare non ci sia più grande sintonia nemmeno col presidente americano Joey Saputo: fino a pochi giorni fa, c'erano molti dubbi sul fatto che l'allenatore sarebbe stato confermato anche per la prossima stagione, nonostante un contratto in scadenza nel 2023.

 

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Tutte questioni che adesso rimarranno in sospeso, anche se Sinisa chiede che si continui a parlare solo di cose di campo e del Mihajlovic allenatore: per l'uomo, e per la sua battaglia contro la malattia, invoca la sacrosanta privacy, e sarà rispettata senz'altro. Al termine della conferenza stampa, la sala lo applaude, lui saluta ed esce, in bocca al lupo Sinisa.

 

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Tutto il mondo del calcio gli ha ovviamente inviato auguri e sostegno, a cominciare dalle sue squadre del cuore: Sampdoria, Roma, Lazio, Inter, e gli altri. Nello stuolo di gente che gli vuole bene, gli è e gli sarà vicinissimo anche Roberto Mancini, il ct azzurro, ma soprattutto suo amico da trent'anni, anzi molto più di un amico, un fratello.

 

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