al sisi giuseppe conte giulio regeni

NON FACCIAMOCI PRENDERE PER IL CAIRO – I PM DI ROMA CHIEDONO IL RINVIO A GIUDIZIO PER I QUATTRO 007 EGIZIANI ACCUSATI DELL’OMICIDIO DI GIULIO REGENI – A FREGARLI SAREBBERO STATE LE DICHIARAZIONI NEGLI INTERROGATORI CONDOTTI DAI MAGISTRATI EGIZIANI, CHE AVEVANO BOLLATO COME “ERRATE E ILLOGICHE” LE CONCLUSIONI DEI COLLEGHI ITALIANI – CHE FARANNO CONTE E DI MAIO? CONTINUERANNO A FARSI FREGARE PER LE FREGATE?

 

 

Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

AL SISI GIUSEPPE CONTE

 

La trappola mortale in cui è caduto Giulio Regeni è svelata - almeno in parte - dalle dichiarazioni degli stessi uomini accusati di averla organizzata. Negli interrogatori resi da uno dei quattro militari egiziani ora imputati del sequestro e dell' omicidio del ricercatore friulano, ad esempio, sono contenute affermazioni reticenti, non credibili e a volte contraddittorie che la Procura di Roma considera indizi di una sua diretta responsabilità.

 

GIULIO REGENI

Contribuendo alla richiesta, firmata ieri dal procuratore Michele Prestipino e il sostituto Sergio Colaiocco, di processare il generale Tariq Ali Sabir, già ai vertici della National security agency e da poco trasferito a incarichi amministrativi; il colonnello Athar Kamel Mohamed Ibrahim, già capo del Servizio investigazioni giudiziarie del Cairo; il colonnello Uhsam Helmy, anche lui funzionario della National security come il maggiore Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.

 

genitori di giulio regeni

Proprio Sharif - accusato anche delle torture e della morte di Giulio, gli altri solo del rapimento - è stato interrogato cinque volte dalla Procura generale egiziana, tra il 2016 e il 2018. La sua versione dei fatti sembra cucita per sminuire il proprio ruolo, e sostenere che la National security ha svolto solo regolari e normali indagini a carico di uno studente italiano che si comportava in maniera strana, poi prosciolto da ogni sospetto; stessa tesi della magistratura del Cairo, che s' è pubblicamente dissociata dalle conclusioni dei pubblici ministeri di Roma.

 

AL SISI DI MAIO

Ma proprio quei verbali, trasmessi all' Italia e allegati agli atti del procedimento, mostrano seri dubbi sulla ricostruzione fornita dall' Egitto. Sharif dice che fu il sindacalista Mohamed Abdallah a denunciare «uno straniero che stava svolgendo un' indagine sui venditori ambulanti, e temeva che lo sfruttasse per ottenere informazioni dannose nei confronti dello Stato. Questa persona è Giulio Regeni».

 

RABAB EL MAHDI TUTOR DI GIULIO REGENI AL CAIRO

Il generale Sadiq decise di approfondire il caso e Sharif racconta: «Io ho collaborato con Abdallah per arrivare alla verità dei fatti». Però fu il sindacalista, «di sua propria iniziativa», a carpire informazioni sul bando per il finanziamento di 10.000 sterline da parte della società britannica Antipode, anche «fingendo che le sue condizioni finanziarie fossero difficili e che avesse bisogno di soldi per curare la moglie e la figlia».

 

la cerimonia di consegna della prima fregata fremm all egitto

Sharif dice che la video-registrazione del colloquio tra Abdallah e Regeni del 7 gennaio 2016, quando il ricercatore italiano ribatte bruscamente alle richieste di denaro, fu un' iniziativa del sindacalista: «Propose di registrare gli incontri attraverso il suo telefono cellulare e portarmi le registrazioni per assicurarmi la sua sincerità». Abdallah afferma il contrario, e la conferma arriva dalla sua telefonata alla sede della National security in cui - terminato il colloquio con Giulio - chiede agli agenti di andare a toglierli di dosso la microtelecamera e il microfono che avevano installati sui suoi vestiti.

 

giulio regeni

«Io non so nulla di questo affare e lui non mi ha incontrato quel giorno», insiste Sharif. E di fronte alle pur timide contestazioni sulle telefonate di Abdallah alla sede della Sicurezza nazionale ribatte: «Non ricordo di avere telefonato ad Abdallah e non ricordo con chi ho avuto contatti telefonici quel giorno».

 

Ai magistrati il sindacalista ha riferito che, dopo la morte di Regeni, Sharif gli aveva raccomandato di non parlare agli inquirenti dei loro rapporti, ma il maggiore replica: «Non è vero. Abdallah mi aveva informato di essere stato invitato per essere interrogato, e io ho risposto invitandolo a recarvisi; mai abbiamo discusso dei particolari dell' interrogatorio che poteva subire».

 

OGGETTI DI GIULIO REGENI RECUPERATI NEL SUO APPARTAMENTO AL CAIRO

Molti non ricordo arrivano quando a Sharif viene chiesto delle sue telefonate con l' agente di viaggi Rami Imad, che lo chiamava dopo ogni colloquio con Noura, un' amica di Giulio; una volta alle 3,31 di notte del 20 gennaio, cinque giorni prima del sequestro Regeni: «Non ricordo l' argomento, potrebbe essere stato per il mio viaggio turistico in Grecia, o semplicemente una conversazione normale a causa del rapporto di amicizia». Il militare ribadisce che, verificata l' infondatezza dei sospetti di Abdallah sul ricercatore italiano, la sua struttura se n' è disinteressata, venendo a sapere della sua scomparsa solo dopo il ritrovamento del cadavere, il 3 febbraio.

 

Abdallah invece ha riferito che Sharif aveva intenzione di controllare le mosse di Giulio proprio il 25 gennaio, anniversario della rivolta anti-regime di piazza Tahir, quando si temevano manifestazioni.

giulio regeni paz zarate

 

Nelle sue dichiarazioni Sharif non ha mancato di seminare qualche velenosa traccia di presunti moventi sessuali nell' omicidio di Giulio: «Abdallah mi ha detto che Regeni ammirava una delle ragazze che fa la venditrice ambulante, e ha parlato con lui sulla difficoltà nell' avere un rapporto sessuale in Egitto».

 

I depistaggi smascherati dalla Procura di Roma trovano dunque appigli persino negli interrogatori condotti dai magistrati egiziani. Che hanno bollato come «errate, illogiche e non conformi alle norme penali internazionali » le conclusioni raggiunte dai colleghi italiani. La risposta diplomatico-giudiziaria è arrivata ieri, con la richiesta di rinvio a giudizio dei quattro imputati che i pm vogliono processare anche in loro assenza; dimostrando, come prevede il codice, che «hanno avuto conoscenza del procedimento o se ne sono volontariamente sottratti».

Giulio Regeni

 

Su questo punto, prima ancora che sugli indizi a loro carico, dovrà pronunciarsi ora un giudice dell' udienza preliminare. Prevedibilmente entro l' estate.

AL SISI - MACRON abu mazen con abdel fattah al sisiputin al sisiangela merkel al sisi AL SISIangela merkel al sisi 1AL SISI ERDOGAN

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...