GLI ALTERNATIVI DEL COACHELLA FINANZIANO L’ULTRADESTRA – IL FONDATORE DEL FESTIVAL “PEACE & LOVE” PHILIP ANSCHUTZ È UN CONSERVATORE, DIVENTATO RICCO COL PETROLIO, ANTI GAY E ANTI ABORTO, TUTTO IL CONTRARIO DELLA FILOSOFIA LIBERAL DELL’EVENTO CHE OGNI ANNO LO RIEMPIE DI SOLDI – IL BOICOTTAGGIO DI CARA DELEVINGNE CHE SUI SOCIAL LANCIA L'HASHTAG #NOCHELLA: CHE NE PENSERÀ BEYONCÉ?
1. Emanuela Grigliè per la Stampa
Dietro ai concerti pazzeschi e alle modelle in bikini con simboli della pace tatuati e occhialoni a cuore c'è un miliardario di ultradestra famoso per finanziare campagne contro i diritti Lgtb e pro-armi. Il festival di Coachella è uno dei più popolari del mondo (e il più fotogenico, basta vedere Instagram in questi giorni), è quello che fa il verso ai grandi raduni hippie di una volta, e che si è appena tenuto (con replica il prossimo weekend) a Indio, in California.
È una macchina da soldi: non solo per gli incassi ma perché corteggiassimo dai brand di moda e bellezza. I riflettori però andrebbero puntati per una volta sul fondatore, Philip Anschutz, proprietario (tra l'altro) del colosso dell'intrattenimento Aeg. Originario del Colorado, cristiano conservatore, diventato ricco con il petrolio, ha pochissimo in comune con la filosofia peace & love della manifestazione.
Nel 2016 il Washington Post pubblicò un'indagine che rivelava come Anschutz, 78 anni, patrimonio stimato di 12,9 miliardi di dollari, avesse donato somme enormi all' Alliance Defending Freedom per la difesa della «famiglia cristiana tradizionale», al National Christian Foundation (associazione contro l'affermazione dei diritti Lgbtq), e al Family Research Council, che sul sito pubblica frasi tipo: «Gli omosessuali sono pericolosi per la società».
Pure Greenpeace accusa Anschutz di ipocrisia: mentre il Coachella ospita diverse iniziative ecologiste, i suoi media (ha parecchi giornali, tra cui San Francisco Examiner, Weekly Standard ed examiner.com) si schierano su posizioni scettiche riguardo a temi cruciali come il surriscaldamento globale. Anschutz ha negato tutto dicendo di essersi sempre battuto per «i diritti di ogni persona, indipendentemente dall' orientamento sessuale». Ma a gennaio il web magazine Pitchfork ha scritto di sue donazioni, oltre a quelle al Partito repubblicano di cui è un forte sostenitore, ad associazioni anti-aborto, per il controllo dell'immigrazione e contro la legalizzazione della marijuana.
Beyonce e Destiny's Child a Coachella
Tra le celebrità, Cara Delevingne è stata la prima a scendere in campo (sui social, ovvio) annunciando il supporto al #NoChella e facendo i complimenti a Beyoncé, tornata con uno show applauditissimo. «Mi rifiuto di andare al festival di una persona anti-Lgbt e pro-pistole - ha scritto - sono contro quell' uomo e il suo festival ma apprezzo l'artista Beyoncé».
Resta da vedere come si schiererà Queen B, che aveva salutato il pubblico con un «Coachella, grazie per avermi permesso di essere la prima donna nera a esibirsi in prima linea».
2. Da www.ilmessaggero.it
Niente Coachella per Cara Delevingne. Che su Instagram ha anzi, lanciato un hasthag: #Nochella. Questo perchè il proprietario del popolare festival, che ogni anno è gremito di celebrities, secondo la bella ex modella sarebbe «anti lgbt e pro armi». Cara, infatti, è stata a Coachella un'unica volta qualche anno fa e da allora ha deciso di boicottarlo per andare contro l'organizzazione. Qualche giorno fa, però, su Instagram ha espresso apprezzamento per la performance al festival di Beyoncé e delle Destiny's Child e per questo è stata criticata.
«Mi rifiuto ancora di andare a un festival organizzato da una persona omofoba e che supporta l'uso di armi - ha scritto nelle sue stories - Ho il diritto di criticare quella persona e il festival e apprezzare un artista allo stesso tempo. Solo perchè amo Beyoncé non significa che ami Coachella. Continuerò a non andarci».
3. Matteo Persivale per il Corriere della Sera
Beyonce e Destiny's Child a Coachella
L' incoronazione della regina Beyoncé I, «Queen Bey», è stata trasmessa in mondovisione (diretta YouTube), l'altra notte, dal palco del festival di Coachella, nel deserto della California. I media americani hanno accolto le due ore di show come un evento culturale. New York Times , Washington Post , le tv: uniti nel ribattezzare Coachella 2018 «Beychella». Ma come fa uno show di canzoni nel deserto, nel 2018, a diventare un fenomeno culturale? Grazie all' ambizione.
Esattamente come fece lo scrittore Jonathan Franzen, otto anni fa. Come finì sulla copertina di Time quando uscì il suo «Libertà» (edito in Italia da Einaudi)? Franzen si rifiutò di accettare l'idea che i romanzi non sono più così influenti da poter dominare il dibattito nazionale: e da scrittore «colto» è diventato fenomeno di massa.
Raccontando l'America del suo tempo. Beyoncé ha usato la stessa idea con il percorso inverso: sa che un album, il suo «Lemonade» che è anche un film può (se si è abbastanza bravi) raccontare l'America di oggi e la vita delle donne (di colore, e di quelle bianche). Beyoncé può usare due ore di musica per raccontare una storia complessa - una volta lo facevano i cantautori, più tardi i punk e poi i rapper ribelli.
Lei invece canta e balla come Madonna dei bei tempi facendo surf sulle onde della reunion con le Destiny's Child, «Crazy in Love» con una banda di strada di New Orleans, il tributo a Nina Simone (nella notte in cui la Hall of Fame di Cleveland l'ha finalmente accolta), le citazioni di Malcolm X («La donna nera è la persona meno rispettata d' America»), «Deja Vu» in duetto con il marito Jay-Z, le danze con la sorella Solange, le coreografie da parata militare in giallo (il colore dei fan dell'«ape regina»). Tutta Beyoncé minuto per minuto.
L' incoronazione di se stessa, per acclamazione. Il rifiuto del patto tacito, del posto generalmente riservato ad artiste brave (e belle) come lei: i premi e la ricchezza e la fama e le copertine a patto di garantire che, alla fine, si tratta solo di canzonette.
Invece, Beyoncé racconta l'America del suo tempo attraverso la sua esperienza: come fanno gli artisti che cambiano le cose. Jimi Hendrix lo fece dando fuoco a una chitarra, mezzo secolo fa, e riempiendo di note dissonanti l'inno nazionale. Lei, l' inno nazionale, l' ha trasformato nella sua canzone - Dio salvi la regina, che è nera, e che in ogni caso sembra perfettamente in grado di salvare se stessa.
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