GLI STATI UNITI VOGLIONO FAR DIMETTERE BERGOGLIO! - IL LIBRO “COME L’AMERICA VUOLE CAMBIARE PAPA” RIVELA IL PIANO MADE IN USA PER SILURARE IL PONTEFICE: DAGLI ATTACCHI DI MONSIGNOR VIGANÒ A QUELLI DI STEVE BANNON - L’OSTILITÀ DELLE LOBBY STATUNITENSI E’ PARTITA DOPO L’ESORTAZIONE APOSTOLICA “EVANGELII GAUDIUM”, CHE METTE IN DISCUSSIONE IL LIBERO MERCATO, E L'ENCICLICA “LAUDATO SÌ” DEDICATA ALLA TUTELA AMBIENTALE E AI NUOVI COMPORTAMENTI DI CONSUMO…
Franca Giansoldati per “il Messaggero”
L'estate più calda degli ultimi secoli per via del riscaldamento climatico il Papa l'ha mitigata grazie alla temperatura costante dell'aria condizionata. Francesco è rimasto chiuso a Santa Marta dove si è portato avanti con il lavoro in sospeso, preparandosi all'imminente viaggio africano ma senza tralasciare di aggiornarsi sui focolai di tensione che, qui e là, puntano a fiaccare il suo pontificato e a metterlo in difficoltà alimentando divisioni e sottoponendolo a continui stress.
Da qualche giorno è in vendita nelle librerie francesi un saggio scritto dal giornalista Nicolas Senéze, del quotidiano cattolico La Croix, il cui titolo riassume tre anni di trincea: «Come l'America vuole cambiare Papa» (Edition Bayard). Una cronaca che inizia con gli attacchi frontali a Bergoglio esattamente un anno fa, alla fine di agosto, quando si trovava in Irlanda. L'ex nunzio a Washington, Carlo Maria Viganò, con una lettera ad alcuni blog di stampo conservatore apriva ufficialmente la guerra al pontificato, mettendone in luce incoerenze e tatticismi, e chiedendogli risposte su alcune vicende interne alla Chiesa in merito alla gestione del dossier pedofilia.
GLI ATTACCHI
Viganò domandava apertamente le dimissioni del Papa. I bombardamenti sono continuati sempre più pesanti e, man mano che passavano i mesi, mostravano di avere una matrice comune a diversi centri di potere, collegabili a Steve Bannon, l'ideologo al quale si era affidato anche il presidente Trump. Ma la variegata geografia del fronte anti Bergoglio si è svelata meglio successivamente mostrando addentellati nell'entourage del presidente brasiliano Bolsonaro fino a lambire, in Italia, la rete sovranista di Matteo Salvini.
I confini non sempre definiti e identificabili ad una prima lettura, fanno salire il livello di preoccupazione in Vaticano. Qualche mese fa il cardinale tedesco Kasper, commentando le bordate contro il pontefice, dava una lettura semplice mettendo a nudo quello che nessuno fino a quel momento osava esplicitare: «Ci sono persone che semplicemente non amano questo pontificato. Vogliono che finisca il prima possibile per avere quindi, per così dire, un nuovo conclave. Vogliono anche che vada in loro favore, che abbia un risultato che si adatti alle loro idee».
Kasper faceva capire che esiste un piano negli inner circle americani: gli oppositori di Francesco vorrebbero arrivare a un cambio di leadership. Naturalmente un ribaltone in Vaticano non è cosa semplice, nonostante l'ex nunzio abbia attaccato frontalmente il pontefice facendo leva sulla crisi degli abusi ignorando però che la maggior parte degli insabbiamenti ha radici lontane.
Per esempio, sotto il pontificato di San Giovanni Paolo II, in Vaticano, l'input che arrivava era di non denunciare il pedofilo alle autorità ma di sistemarlo senza sollevare scandali.
Va detto che in questo momento i fronti aperti che squassano la Chiesa di Francesco non sono pochi, sia dentro che fuori le Mura Leonine. L'elenco è lungo. Al di là delle tradizionali dissidi interni alla curia (dove peraltro sono riprese a circolare le lettere dei corvi), affiorano le divisioni in Germania.
L'episcopato tedesco (il più generoso dopo quello americano) è spaccato e tra qualche mese sarà chiamato a decidere su riforme tabù, come il celibato sacerdotale e l'apertura alle donne. All'esplosivo caso tedesco si aggiunge la crisi degli abusi negli Stati Uniti e quella in Cile; a questo segue la crisi che colpisce i vescovi francesi anch'essi sottoposti a verifiche sul tema delle violenze; poi il malcontento sotto traccia per le aperture al governo in Cina; infine, la delusione dei polacchi per la scarsa considerazione della memoria di Giovanni Paolo II finita in un angolo. Insomma, sulla scrivania di Francesco i problemi non cessano di accavallarsi.
Nicolas Seneze individua in due documenti l'origine di tanta ostilità nei confronti del pontefice da parte di diversi centri di potere esterni. La loro reazione va ricondotta alla esortazione apostolica Evangelii Gaudium (per la critica alla teoria della ricaduta favorevole del libero mercato secondo cui il profitto degli uni avrebbe benefiche ricadute su tutti. Per il Papa si tratta di una opinione mai confermata dai fatti, che esprime una fiducia «grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante. Nel frattempo, gli esclusi continuano ad aspettare»).
L'ENCICLICA
Dall'altra parte c'è l'enciclica Laudato Sì dedicata alla tutela ambientale, un testo che getta le basi per una rivoluzione dal basso e arrivare a un movimento planetario capace di scardinare gli stili di vita occidentali e fare spazio a una nuova coscienza sull'ambiente. Niente emissioni di C02, stop ai consumi degli idrocarburi, ripensare in chiave globale i comportamenti individuali anche al supermercato.
Un testo del genere, da parte dell'unica figura morale di livello planetario, non poteva che impensierire seriamente tante lobby, a cominciare da quella dei petrolieri americani, alla quale si è presto unita la lobby della finanza e quella dell'agroindustria. Secondo la tesi, il redde rationem interno alla Chiesa potrebbe arrivare con il sinodo sull'Amazzonia. C'è chi già soffia sul fuoco. E alcuni cardinali di stampo conservatore hanno già fatto filtrare che altri strappi alla dottrina - stavolta sul celibato sacerdotale oppure sulle donne diacono - difficilmente si potrebbero sopportare.