GRANDE MELA BAGNATA - L’URAGANO IDA È PASSATO ANCHE DA NEW YORK: IN UN’ORA NELLA CITTÀ SONO CADUTI 80 MM DI PIOGGIA, LA PIÙ GRANDE QUANTITÀ D’ACQUA MAI CADUTA SULLA METROPOLI. IN TUTTA LA COSTA NORDORIENTALE DEGLI USA CI SONO STATE ALMENO 45 VITTIME, MA IL BILANCIO SALE DI ORA IN ORA - STRADE ALLAGATE, METRO INONDATE DA “CASCATE” D’ACQUA, PERSONE COSTRETTE PER ORE IN TRENI SENZA CORRENTE. LA RABBIA VERSO IL SINDACO DE BLASIO… - VIDEO
1 - USA, URAGANO IDA SULLA COSTA NORDORIENTALE, ALMENO 45 MORTI
Da www.ansa.it
Sono almeno 45 le vittime provocate dalle inondazioni sulla costa nordorientale degli Usa in seguito al passaggio della coda dell'uragano Ida. Lo riportano diversi media Usa con un bilancio che sale di ora in ora.
Il maggior numero dei morti e dei dispersi negli Stati di New York e del New Jersey.
Tutti i collegamenti ferroviari, eccetto quelli con Atlantic City, sono stati sospesi. Proseguono intanto le operazioni di evacuazione dei passeggeri della rete metropolitana di New York City, riporta la Cnn.
La pioggia causata dall'uragano Ida a New York è "qualcosa che non avevamo mai visto", afferma il sindaco Bill de Blasio, facendo eco alle parole della governatrice di New York Kathryn Hochul, secondo la quale parlare di qualcosa "senza precedenti è un eufemismo". Hochul ha sentito Joe Biden e il presidente ha offerto assistenza.
La città di New York ha registrato ieri, nell'arco di soli 60 minuti, 80,01 mm di pioggia, la più grande quantità d'acqua mai caduta sulla metropoli statunitense: lo riporta Sky News. Il rilevamento è stato fatto al Central Park di Manhattan dalle 20:51 alle 21:51 di mercoledì ora locale (le 2:51-3:51 di oggi in Italia). Il record precedente, di 49 mm, era stato segnato il mese scorso dopo il passaggio della tempesta tropicale Henri.
La governatrice Hochul, intanto, ha dichiarato lo stato di emergenza poiché la 'coda' della tempesta Ida ha causato massicce inondazioni in città e negli Stati Uniti nordorientali.
"Sto dichiarando lo stato di emergenza per aiutare i newyorkesi colpiti dalla tempesta", ha twittato Hochul. Ida, che domenica si è abbattuto sugli Stati Uniti meridionali come uragano di categoria 4, ha causato tornado e inondazioni mentre si dirigeva verso nord.
2- L’URAGANO IDA COLPISCE ANCHE NEW YORK: CITTÀ ALLAGATA, MORTI E CAOS
Marilisa Palumbo per www.corriere.it
Lo schermo del telefonino continuava ad accendersi mentre suonava con allerta meteo sempre più incalzanti. Il vento fischiava fortissimo dalle finestre sigillate dei grattacieli, fuori le strade si trasformavano in fiumi, con l’acqua sollevata dalla tempesta, e solo qualche rider all’ora di cena continuava a pedalare, immerso fino alle caviglie.
È successo tutto dalle sette di sera fino alle prime ore del nuovo giorno: New York e la costa orientale, tra le aree più densamente popolate d’America, sono state schiaffeggiate dalla coda aggressiva di Ida, l’uragano che si era abbattuto sulla Louisiana domenica (uccidendo sei persone e lasciandone un milione senza acqua ed elettricità).
Il sindaco Bill de Blasio e le neo-governatrice Kathy Hochul, così come il suo collega del New Jersey Phil Murphy, hanno dichiarato in fretta lo stato di emergenza, ordinando a tutti i veicoli di non scendere in strada almeno fino a dopo le cinque della mattina.
Sui social circolavano intanto foto e video di cascate d’acqua dentro la metro, autobus inondati, strade bloccate, fiumi che rompevano gli argini, di un tornado che ha distrutto un intero quartiere a Mullica Hill, in New Jersey. Al risveglio la notte appena trascorsa sembrava solo un sogno, con il sole splendente su un cielo azzurro settembrino.
Se in città qualcuno fosse andato a dormire presto mercoledì non si sarebbe accorto del disastro delle ore precedenti, se non fosse che a Prospect Park è comparso un lago che prima non c’era; 200mila persone dalla Pennsylvania al New Jersey sono ancora senza elettricità; la metro di New York ha ripreso la circolazione a singhiozzo; centinaia di voli e treni sono stati cancellati (Newark è rimasto chiuso per un po’); e soprattutto la regione piange oltre 40 vittime. Un conto che ha continuato ad aggravarsi con il passare delle ore. «Facciamo ancora fatica a capire la vera portata delle perdite e dei danni», ha detto Hochul.
Proprio nel tempo brevissimo in cui si concentra la furia degli elementi sta la pericolosità di questi fenomeni metereologici: dalle 20:51 alle 21:51, otto centimetri di pioggia sono caduti su Central Park, quasi raddoppiando il record di appena una settimana fa (4,9).
«Due record in una settimana non sono una coincidenza», ha detto il senatore di New York Chuck Schumer. Un messaggio rilanciato da tutte le autorità: è questa la nuova normalità del cambiamento climatico.
Eventi estremi, spesso imprevisti: mercoledì prima della catastrofe il meteo parlava di una quantità di pioggia «gestibile». Per tutta la giornata di ieri sono andate avanti le operazioni di soccorso, con gommoni che navigavano le strade allagate della regione salvando persone dai tetti delle macchine e dentro le case in cui erano intrappolate.
Tanti erano bloccati su treni e metropolitane. I corpi della maggior parte delle vittime sono stati recuperati da appartamenti al piano terra o seminterrati: 8 dei 9 morti di New York sono stati trovati così nel Queens e a Brooklyn, uno di loro, due anni, è la vittima più giovane. Un vicino ha raccontato di aver visto l’acqua salire da due centimetri a più di un metro in cinque minuti.
A mezzogiorno è intervenuto anche Joe Biden, a promettere tutta l’assistenza possibile da parte del governo e a parlare della «devastazione e dell’eroismo» sotto gli occhi di un Paese nella morsa degli eventi estremi, con piogge e vento a Est e siccità e incendi a Ovest.
«La crisi del clima è qui», ha detto il presidente, spingendo per il suo piano che dovrebbe consentire di potenziare tutte quelle infrastrutture, dalla rete elettrica al sistema fognario agli acquedotti, che l’America ha trascurato per troppi anni e che davanti alla potenza della natura mostrano tutta la loro usura e inadeguatezza.
«La politica non c’entra», ha detto, «all’uragano non interessa se sei repubblicano o democratico, siamo tutti insieme, davanti a una delle più grandi sfide del nostro tempo». Alaska esclusa, gli Stati Uniti hanno quasi 100mila chilometri di coste. Sul New York Times il professore di geologia della Università della Carolina occidentale Robert Young argomenta che è impossibile proteggerle tutte: presto il governo dovrà porsi il problema di spostare le persone dalle aree più pericolose. Un’epoca di migrazioni climatiche è dietro l’angolo.
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