IL GRUPPO DI TOTO SOTTO INCHIESTA PER I SOLDI AL “GIGLIO MAGICO” - ESPLODE L'INDAGINE DELLA PROCURA DI FIRENZE: TRA GLI ISCRITTI, UN TOP MANAGER DELLA FAMIGLIA - I PM CONTESTANO PLUSVALENZE E PARCELLE SOSPETTE, RITENUTE MERCE DI SCAMBIO PER I RAPPORTI CON LA POLITICA MEDIATI DAL PRESIDENTE DI OPEN, ALBERTO BIANCHI - NELLE CARTE C’È “LADY LEOPOLDA”, LILIAN MAMMOLITI…
Giacomo Amadori per “la Verità”
I magistrati della Procura di Firenze, coordinati dal procuratore aggiunto Luca Turco, stanno passando al setaccio i rapporti commerciali e professionali del gruppo imprenditoriale Toto con gli uomini del Giglio magico. A luglio alcune società della famiglia abruzzese hanno ricevuto la visita dei finanzieri fiorentini che hanno portato via copiosa documentazione sia dagli uffici di Roma che da quelli di Chieti.
Uno dei decreti di sequestro era indirizzato ad Alfonso Toto, quarantaduenne chietino, anche se l'imprenditore non risulta indagato. Il figlio di Carlo Toto ha incarichi in una decina di aziende del gruppo, per esempio è amministratore delegato della Toto Spa costruzioni generali e amministratore unico della Parchi global services. All'inizio dell'inchiesta a suscitare l'interesse degli inquirenti è stata una plusvalenza da circa 1 milione di euro realizzata dalla Immobil green di Lilian Mammoliti (90% delle quote) e Patrizio Donnini (5%), una coppia considerata molto vicina alla famiglia Renzi, con la vendita alla Renexia Spa del gruppo Toto attraverso alcune società legate al settore delle energie rinnovabili.
Dopo le perquisizioni le fiamme gialle, studiando la documentazione delle aziende del gruppo hanno scoperto che la stessa holding si era avvalsa, per esempio, delle prestazioni professionali dell' avvocato Alberto Bianchi, professionista di vaglia del Giglio magico ed ex presidente della fondazione Open, il forziere del renzismo. Gli investigatori ritengono che Bianchi sia stato ingaggiato e pagato per permettere al gruppo di entrare in contatto con personaggi politici in grado di sbloccare i problemi del gruppo Toto, in particolare nel settore delle concessioni autostradali. Da qui l' accusa di traffico di influenze illecite.
Bianchi, difeso dall' avvocato Nino D' Avirro, sostiene, invece, che ci troviamo di fronte a una regolare prestazione professionale. Lo studio legale dell' avvocato si sarebbe occupato di un contenzioso da 75 milioni di euro per una questione di concessioni tra il gruppo Toto e Autostrade per l' Italia davanti alla giustizia amministrativa. Alla fine lo studio ha presentato una parcella da oltre 2 milioni di euro lordi. Settecentomila di questi sono stati incassati direttamente da Bianchi che li ha versati quasi interamente nelle casse di Open. Una decisione che ha colpito gli inquirenti.
Bianchi l' avrebbe presa perché la fondazione, di cui era rappresentante legale, era in perdita e non sarebbe riuscita a chiudere i bilanci. L' indagato sarebbe rientrato di parte del finanziamento dopo la chiusura della fondazione avvenuta nel 2018.
Intanto le carte acquisite dai militari hanno ispirato agli inquirenti nuove piste investigative che potrebbero prendere direzioni inaspettate e riguardare anche personaggi legati all' attuale maggioranza di governo. «L' indagine si sta estendendo a macchia d' olio», ammette una delle persone coinvolte nelle investigazioni.
Ma partiamo dall' inizio. Nel dicembre 2018 la Guardia di finanza ha inviato un'annotazione alla Procura riguardante l' acquisto e la rivendita in tempi molto ristretti di cinque società del settore dell' energie rinnovabili. Nel bilancio 2016 della Immobil green si legge: «La società ha ceduto alla società Renexia Spa (controllata per circa l' 80% dalla Toto holding Spa e per la restante parte dal presidente Carlo Toto, ndr) le proprie quote di partecipazione al capitale sociale delle società controllate Calabria Energia Srl, Good-Wind Srl e Spartivento Srl, acquistate precedentemente.
ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI
Tale operazione ha generato una plusvalenza di circa 270.000 euro». Dopo questo primo colpo, l' anno dopo Donnini ha raddoppiato e nel bilancio del 2017 è riportato: «In data 3 ottobre 2017 sono state cedute alla società Renexia Spa due intere quote di partecipazione rappresentanti complessivamente il 100% del capitale sociale delle società Indaco Srl e Volere volare Srl. Tali operazioni hanno permesso di realizzare ed iscrivere in bilancio una plusvalenza di 680.000 euro».
Guadagni che sarebbero stati realizzati nel breve lasso di tempo passato dall' acquisto alla vendita. Donnini e Mammoliti avrebbero acquistato a prezzo vantaggioso società che avevano già in pancia autorizzazioni legate alle energie rinnovabili e le avrebbero rapidamente rivendute al gruppo Toto, ottenendo in totale 950.000 euro di plusvalenza. Per quella compravendita Donnini è stato iscritto sul registro degli indagati per appropriazione indebita e anche la Mammoliti è finita sotto inchiesta.
A Donnini viene contestato pure l' autoriciclaggio per l' utilizzo successivo del denaro. Per il trasferimento delle cinque società è accusato di appropriazione indebita pure il settantaduenne pavese Lino Bergonzi, ad della Renexia Spa, consigliere della Toto holding Spa, della strada dei Parchi Spa e amministratore unico di tutte le società acquisite dalla Immobil green.
Gli investigatori si sono chiesti perché il gruppo, lanciato in questo nuovo settore d' investimento, non abbia acquistato direttamente le cinque società, anziché far guadagnare 1 milione di euro a Donnini nel volgere di poche settimane. La difesa di Donnini ritiene che l' operazione rientri in una normale logica imprenditoriale. L' indagato conosce da molti anni il gruppo Toto con cui è entrato in contatto ai tempi in cui si occupava di comunicazione con la società Dot media.
Nel 2016 avrebbe deciso di sfruttare tale conoscenza per portare a termine un' operazione speculativa, considerata comunque d' importo trascurabile se confrontata con i volumi d' affari del gruppo. L' idea gli sarebbe venuta dopo aver notato gli enormi investimenti che la holding aveva deciso di fare nel settore delle energie rinnovabili.
Per esempio un progetto per un parco eolico off shore al largo delle coste statunitensi ha richiesto un investimento di 2,5 miliardi di dollari. Questa è la versione difensiva, ma l' inchiesta prosegue e si sta allargando ad altri settori. Infatti il filone sull' avvocato Bianchi sembra del tutto separato da quello che coinvolge Donnini, che non avrebbe alcun rapporto con la fondazione Open e le recenti attività di fundraising di Matteo Renzi.
Gli investigatori a luglio hanno perquisito tutti i luoghi nella disponibilità dell' imprenditore. Per esempio hanno fatto visita agli uffici di via Kassel a Firenze della Immobil green e anche in quelli della Dot media che si trovano allo stesso indirizzo. All' ex collaboratore della famiglia Renzi sono stati sequestrati un pc e un telefono cellulare.
Le fiamme gialle hanno portato via anche il computer della Mammoliti, strumento con cui la stessa gestisce la contabilità di diverse società tra cui anche la Immobil green e la Dot media. A inizio luglio è stato sottoposto ai controlli pure una vecchia conoscenza di Donnini, D. T., quarantasettenne originario della provincia di Rovigo, che avrebbe ceduto all' imprenditore fiorentino la maggior parte delle società poi trasferite alla Renexia. A metà luglio, come detto, sono stati effettuati sequestri anche negli uffici di Alfonso Toto, di Bergonzi e di almeno altre sette persone. Dopo l' esame delle carte sequestrate sono scattate due nuove perquisizioni, compresa quella nei confronti di Bianchi, che adesso dovrà spiegare il versamento da 700.000 euro alla Fondazione Open.