“HITLER ERA MORBOSAMENTE LEGATO ALLA MADRE” - L'INFANZIA DEL FUHRER E’ STATA VISSUTA NELL’ODIO VERSO IL PADRE MANESCO ALOIS E L’ADORAZIONE PER LA MADRE KLARA - HITLER LE SCRIVEVA POESIE E DORMIVA SUL PAVIMENTO DOPO CHE IL MEDICO DI FAMIGLIA LE AVEVA DIAGNOSTICATO UN CANCRO…
Cesare De Carlo per “il Giorno”
Anche Hitler amava la mamma. E come! Le scriveva poesie. Suonava il piano. Dormiva sul pavimento, dopo che il medico di famiglia, il dottor Eduard Bloch, un ebreo, le aveva diagnosticato un cancro. E pianse. Pianse a dirotto mentre interravano la bara nel piccolo cimitero austriaco alla frontiera con la Germania. Lo raccontò lo stesso Bloch a New York. Sarebbe stato lo stesso Fuhrer a firmare l'espatrio mentre si preparava a gasare 6 milioni di suoi correligionari. Un mammone? Apparentemente, scrive lo storico Ian Kershaw.
E allora come è stata possibile la nascita del mostro? Non il solo, come sappiamo. L'Europa del XX secolo, il secolo dei totalitarismi, ne partorì altri. Stalin per esempio, che di kulaki ne sterminò alcune dozzine di milioni. E come non menzionare Mao, nella lontana Asia? Sempre in nome del comunismo le sue epurazioni costarono la vita a 60 o 70 milioni di '"antisistema''. Ma Hitler è Hitler. Era vicino a noi. Il suo modello era il socialismo nazionale di Mussolini. Non a caso il suo partito si chiamava nazionalsocialista.
Notissimi gli studi sulla sua psicopatia. Già allo scoppio della seconda guerra mondiale il presidente Roosevelt li aveva commissionati allo psicologo Henry Murray e allo psicoanalista Walter Langer. Ecco la loro diagnosi: schizofrenia paranoide, probabile impotenza, omosessualità repressa, tendenze suicide.
I due americani erano andati a rispolverare Freud e le sue "pulsioni di morte''. Altri, come Alice Miller, avrebbero poi esaminato i maltrattamenti subiti per mano del padre Alois. "Dietro ad ogni sterminatore cova il bambino umiliato che è sopravvissuto solo attraverso la completa negazione dei suoi sentimenti di impotenza", scrisse la nota psicanalista e saggista polacco-americana. Ciò che è mancato a questi mostri in fieri - sempre secondo la Miller - sarebbe stata una figura "buona'' in contrapposizione a quella "cattiva''.
Ian Kershaw nel suo Hitler: a Biography ci fa invece sapere che la figura buona c' era. La mamma Klara. E ci ricorda le testimonianze delle sorelle del giovane Adolf. Furono Johanna e Paula a ricostruire gli anni precedenti la prima guerra mondiale. Il padre era già morto d'infarto. In realtà il figlio lo picchiava non per cattiveria, ma perché non aveva voglia di combinare nulla. A scuola era un disastro e in famiglia era un ribelle. L'unica a prendere le sue parti era Klara. Adolf l'adorava, avrebbe detto il dottor Bloch: «Mai ho incontrato un ragazzo votato tanto morbosamente alla propria madre».
KLARA POLZL MADRE DI ADOLF HITLER
Insomma, una specie di complesso di Edipo per riprendere la nota definizione di Freud.
Attrazione per la madre e ostilità verso il padre. Sino agli ultimi giorni nel bunker di Berlino sul suo tavolo c'era la foto di Klara. Ma ci sono altri fattori alla base della trasmutazione: il narcisismo, il sadomasochismo, la necrofilia. E poi il magnetismo, quegli occhi di ghiaccio, il viso freddo, tirato, senza colore o compassione. Un genio del male. Si tirò dietro un popolo intero.