francesca redaelli prof picchiata da madre

''HO PICCHIATO QUELLA PROF MA È STATA LEI A PROVOCARMI''. INVECE DI TACERE, O DI SCUSARSI E BASTA, PARLA LA MADRE CHE HA MANDATO ALL'OSPEDALE L'INSEGNANTE DI PADOVA, REA DI AVER MESSO L'INSUFFICIENZA AL FIGLIO ATLETA CHE AVEVA SALTATO MOLTE SETTIMANE DI SCUOLA CAUSA GARE E FRATTURE (MENTRE FACEVA SPORT) - ''ORA LUI è STATO BOCCIATO E IL MIO COMPORTAMENTO HA AVUTO UN RUOLO''

 

Andrea Zambenedetti per la Stampa

 

«Non so cosa mi sia successo. Ho visto mio figlio piangere per un diritto negato e ho perso la calma. La docente mi ha sfidato con lo sguardo e io ho agito d' istinto. Ho sbagliato, chiedo scusa». A parlare è la mamma di Padova che ha aggredito l' insegnante di inglese del figlio, spedendola direttamente al pronto soccorso con il volto tumefatto. Neppure cinquant' anni, un lavoro a contatto con la gente e un figlio che si divide tra la scuola e lo sport. È un fiume in piena nel tentare di spiegare perché ha oltrepassato il limite. Perché ha messo le mani addosso all' insegnante del figlio. Un tentativo di giustificare l' ingiustificabile.

Francesca Redaelli

 

La bocciatura

L' ultimo episodio in cui l' autorità dei docenti è stata messa in discussione a suon di cazzotti è andato in scena alle scuole medie di Selvazzano, in provincia di Padova, sul filo dell' ultima campanella dell' anno scolastico. Proprio ieri per il ragazzino è arrivata puntuale la bocciatura. «So che il mio comportamento ha avuto un ruolo nel provvedimento ma non sono violenta, è stato un momento di smarrimento». Per lei sono giorni tormentati in cui è impossibile non chiedersi come sarebbero potute andare le cose se non avesse fatto ricorso alla violenza.

 

Il racconto

È la mamma stessa a spiegare la sequenza terminata con l' insegnante a terra, ma non prima di aver ricostruito «un anno scolastico difficile per la mia famiglia». «Non so se mio figlio si possa definire un campioncino. A livello europeo è tra i primi due o tre atleti (per non rendere identificabile il minore non è possibile rivelare il tipo di sport ndr).

 

Francesca Redaelli PROF PICCHIATA DA MADRE JENA

A settembre ha avuto un infortunio, ha rotto tibia, perone e crociati. Fino a febbraio ha fatto due ore e mezza di terapia al giorno. A ottobre abbiamo chiesto venisse applicata la legge 122 che accorda particolari permessi agli agonisti, dalle assenze al calendario di verifiche e interrogazioni concordato». A febbraio il diritto del giovane di dedicarsi allo sport ha il via libera ufficiale. La pagella di metà anno non rivela una situazione drammatica e tutto sembra filare per il verso giusto.

 

Dal 18 maggio al 4 di giugno il dodicenne è impegnato all' estero. Il giorno prima di partire arriva una lettera che sovverte le convinzioni della famiglia. La mamma inizia a temere che il figlio perda l' anno. Un pericolo che vuole a tutti i costi evitare. Ma le materie insufficienti sono più di una. C' è bisogno di un colpo di reni.

 

«Va bene mamma porto con me i libri, ce la farò», promette il piccolo atleta. In inglese la situazione è compromessa da un quattro e mezzo e l' ultima interrogazione non viene valutata oltre il sei. «La media era quindi insufficiente - riprende la mamma - e anche le altre materie sul filo a quel punto sarebbero state valutate negativamente.

 

Lui ha chiesto una seconda possibilità alla docente, dimostrando buona volontà, una nuova interrogazione il giorno seguente. Io ho provato a convincerla, scrivendole. Poi venerdì sono andata a scuola e l' ho affrontata. Mio figlio era in lacrime e mi ha detto che gli era stata negata la nuova interrogazione. Quello che secondo me era un suo diritto. Ho provato a chiedere spiegazioni, poi ho perso le staffe».

 

bullismo scuola 4

A quel punto la donna decide di farsi giustizia da sola, di lasciare stare le trattative. Adirata per aver visto calpestato quello che in quel momento ritiene un diritto del figlio. «L' insegnante mi ha sfidata con lo sguardo». Una visione che diventa il detonatore: «Mi ha detto che la trattenevo e a quel punto ho commesso l' errore. L' ho colpita».

 

Le scuse

La docente, stimata e con un grande esperienza alle spalle, riceve una manata e finisce a terra. Arriva il 118 e parte la corsa verso l' ospedale ma chiaramente per un' insegnante colpita durante il suo lavoro ci sono ferite che vanno oltre l' occhio nero, il labbro rotto e i traumi al setto nasale. C' è soprattutto l' angoscia di non poter più svolgere il proprio lavoro serenamente. «Le chiedo scusa. Siamo una famiglia normale, non gente violenta».

 

È pentita, ma non basta: «Se non avessi agito così sarei farei ricorso contro la bocciatura. Invece dopo quello che ho fatto dovrò attendere le decisioni della docente». Ora toccherà proprio a questa mamma spiegare ai suoi figli perché ricorrendo alla violenza si passa sempre dalla parte del torto.

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