LA PANDEMIA HA DEPRESSO TUTTI, ANCHE I DELFINI DELL’ACQUARIO DI GENOVA CHE HA APERTO PER SOLI 5 MESI AL 25% DELLA CAPIENZA ABITUALE - I CETACEI STANNO ACCUSANDO LA MANCANZA DI VISITATORI - I PROPRIETARI: "DA CHIUSA, LA STRUTTURA COSTA 500 MILA EURO AL MESE, SENZA AVER RICEVUTO RISTORI, A DIFFERENZA DI MOLTE ALTRE AZIENDE CHE FANNO TURISMO E INTRATTENIMENTO, RIUSCIREMO A REGGERE ANCORA MAGGIO E GIUGNO. NON DI PIÙ"
Daniele Grillo per "la Stampa"
«Quello che mi colpisce di più quando attraverso i corridoi bui? Il silenzio. Questo non è l'acquario». Rosita Pollio, 50 anni, prova a spiegarlo mentre la sua mano trattiene con la dolcezza di una carezza una delle meduse più grandi, da nutrire una ad una con l'aiuto di una siringa.
Forse lo pensa ma non può comunicarlo anche Goccia, 7 anni distribuiti in una vivacità curiosa che si manifesta subito quando una nuova figura, dopo tanto tempo, si affaccia lungo la semiellisse vetrata della grande vasca dei delfini, principale attrazione dell'acquario di Genova.
La vedi nuotare, assieme agli altri cinque, quando sbuchi dall'assenza di luce che avvolge il resto del percorso. Raccontano che soltanto Goccia, Sole, Luna e gli altri delfini si sono accorti che l'edificio è chiuso. «Sono abituati a correre lungo una vasca seguendo un bambino - spiega Erika Esposti, curatrice del settore Mammiferi marini - ci accorgiamo che sentono la differenza quando arriva qualcuno che non conoscono davanti alla vasca. Iniziano a curiosare, com'è nella loro natura.
Non significa che soffrano della mancanza del pubblico. Ma la sentono».
Per risparmiare energia elettrica, i corridoi non vengono illuminati da tempo, e la sensazione è di una certa oppressione, un lockdown fisico che serpeggia tra gli ambienti e opprime gli animi. Ma il silenzio che tormenta Rosita esplode con la forza di un rimbombo ovattato in piena luce, davanti alla vasca dei delfini.
Una cattedrale metà natura, anche se in cattività, metà umani. Ma se al di là del vetro la vita prosegue, è al di qua che si è fermato tutto.
È l'immagine del dramma che stanno vivendo chi qui dentro di lavora. I cento dipendenti della struttura sono tutti formalmente in cassa integrazione, anche se gli addetti alla cura degli animali rientrano in servizio 3-4 giorni la settimana.
Per chi non si occupa di animali questo posto è solo un ricordo risalente quando va bene a marzo - dieci giorni di finestra di riapertura al 25% della capienza abituale di visitatori -, nella maggior parte dei casi a novembre 2020. Dall' inizio della pandemia, la struttura del Porto antico di Genova ha aperto per neppure cinque mesi effettivi.
«Da chiusa, questa struttura costa 500 mila euro al mese - spiega Beppe Costa, presidente di Costa Edutainment - così, senza aver ricevuto ristori, a differenza di molte altre aziende che fanno turismo e intrattenimento, riusciremo a reggere ancora maggio e giugno. Non di più».
Più dei numeri, per illustrare come si fa, a non cedere al Covid che tutto congela sono utili i movimenti e le parole di chi lavora attorno e dietro le vasche. Gesti come le carezze a rischio urticante di Rosita, parole come quelle che pronuncia Roberto Moresco, 51 anni, mentre racconta di Elica, la Caretta salvata dal motore di un'imbarcazione e non più adatta a vivere in natura, oppure del trigone Camilla, arrivato da un acquarista di Novara che non riusciva più a gestirne la crescita. «Comunicare quello che fai a un bambino e catturarne l'interesse è qualcosa che non può non mancarti. È il senso di quello che facciamo».
In questo periodo potrebbe esultare qualche animalista un po' estremista, visto che qui gli esemplari stanno chiusi. Ma i prelievi in natura oggi sono praticamente azzerati, e il senso di questi musei viventi lo spiega Laura Castellano, 54 anni, curatrice del Settore Mediterraneo, mentre registra quante aringhe hanno mangiato squali, trigoni e pesce sega nutriti da Monica Circello: «Non tutti possono andare alle Maldive per vedere uno squalo grigio in natura. E qui, osservandoli da vicino, possiamo capire molte cose di questi animali».
Riaprire, tornare a emozionarsi vedendo grandi e piccoli fare altrettanto. A questo lavorano i dipendenti in presenza dell'acquario. Sorrisi che tornerebbero protagonisti, assieme agli animali. Lasciando le magliette blu dietro le quinte, a fare quanto non hanno mai smesso di fare.