“IL PADRE DELL’OMICIDA HA FATTO IL GESTO DELLA PISTOLA AGLI AMICI DI GIOGIÒ” – DANIELA DI MAGGIO, LA MADRE DI GIOVAN BATTISTA CUTOLO, UCCISO LO SCORSO AGOSTO A NAPOLI MENTRE CERCAVA DI SEDARE UNA LITE, PARLA DOPO LA CONDANNA A 20 ANNI DI CARCERE PER IL 17ENNE CHE HA UCCISO SUO FIGLIO: “LA FAMIGLIA DELL’OMICIDA DURANTE L’UDIENZA NON HANNO FATTO ALTRO CHE PROVOCARE. IL RAGAZZO ERA DI FRONTE A ME: AVREBBE POTUTO DIRMI UNA PAROLA, CHIEDERMI PERDONO, ABBRACCIARMI, NON HA FATTO NULLA DI QUESTO”
Estratto dell’articolo di Titti Beneduce per il “Corriere della Sera”
«Quando è uscito dal tribunale, il padre dell’omicida ha fatto il gesto della pistola agli amici di Giogiò: un fatto gravissimo, che va punito. E la dice lunga sul contesto in cui questo ragazzo è cresciuto. Ma davvero qualcuno crede che possa essere recuperato?». Daniela Di Maggio, la madre di Giovan Battista Cutolo, ucciso lo scorso agosto a Napoli mentre cercava di sedare una lite, continua la sua battaglia contro la cultura della violenza.
La sentenza di condanna a 20 anni per l’omicida (il massimo con la scelta del rito abbreviato per un minorenne) è un punto a suo favore, ma c’è ancora moltissimo da fare.
daniela di maggio la madre di giovanbattista cutolo
Daniela, ce l’ha fatta.
«Sì. Ho avuto giustizia. Quando il giudice ha letto la sentenza, il mio avvocato, Claudio Botti, mi ha abbracciato e mi ha detto: “Hai fatto la storia”. Ma non è stato facile. L’omicida e la sua famiglia erano certi che la pena sarebbe stata molto più mite».
Per questo, secondo lei, dopo la lettura della sentenza hanno avuto reazioni sgradevoli?
«Anche durante l’udienza non hanno fatto altro che provocare. Il ragazzo era di fronte a me: avrebbe potuto dirmi una parola, chiedermi perdono, abbracciarmi, non ha fatto nulla di questo. Quando il giudice gli ha chiesto perché avrebbe dovuto concedergli il beneficio della messa alla prova, come aveva chiesto il suo avvocato, ha risposto in dialetto: “Perché ho 17 anni e sono minorenne”. Lo considerava un suo diritto. E glisso sul fatto che non è stato in grado di dire due parole in italiano».
Insomma, il processo ha restituito un’immagine fedele di Luigi B., l’assassino di suo figlio?
«Sì, esatto. Quando il giudice gli ha chiesto come mai sapesse usare una pistola, ha risposto che a Capodanno era solito festeggiare sparando. Mio figlio invece festeggiava con le stelline».
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Davanti al tribunale non c’è stato solo il gesto della pistola...
«Gli amici di mio figlio sono stati provocati in tutti i modi. Un gruppo di persone li ha insultati postando contemporaneamente i filmati su TikTok. Ho dovuto chiamare la Digos. Credo che certi comportamenti vadano sanzionati senza esitazione».[…]
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